Pin It

La spesa militare globale è aumentata anche nel 2021. È quanto emerge dal rapporto SIPRI. I modelli matematici mettono in guardia dalla corsa agli armamenti. Ce ne parla Marco Menale 

Il 24 febbraio 2022 la Russia avvia l’invasione dell’Ucraina. È solo l’inizio di un’imprevedibile escalation secondo alcuni. E le ritorsioni degli ultimi giorni non lasciano spazio a tanto ottimismo. Diversi paesi sono intenzionati ad aumentare le spese militari. Ma la corsa agli armamenti non è una novità di questi ultimi due mesi. Sono stati da poco pubblicati i dati del rapporto 2021 di SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute). SIPRI è un autorevole ente per la misurazione e l’impatto di spesa e commercio di armi. Ebbene le spese militari sono in continua crescita dal 2015.

Guardiamo nel dettaglio i dati. Nel 2021 la spesa militare globale è di circa 2.113 miliardi di dollari con un incremento dello 0,7% rispetto al 2020. E l’incremento è del 12% se guardiamo al 2012. La corsa agli armamenti è in continua crescita dal 2015 (figura 1). E nemmeno il covid è riuscita a fermarla. Infatti le spese militari del 2020 sono state il 2,3% del PIL globale malgrado le difficoltà dei vari lockdown.

Corsa agli armamenti

Figura 1. Spesa militare globale e per regione del 2021, SIPRI

Gli Stati Uniti si confermano al primo posto con una spesa di 801 miliardi di dollari, pari al 3,5% del PIL. Seguono la Cina con 293 miliardi di dollari, l’India con 76,6 e il Regno Unito con 68,4. Al quinto posto troviamo la Russia con 65,9 miliardi di dollari. E l’investimento è intorno al 4,1% del proprio PIL. Quindi in rapporto al PIL la Russia ha effettuato tra i maggiori investimenti militari nel 2021. L’Italia è all’undicesimo posto con 32 miliardi di dollari e l’1,5% del PIL.

E arriviamo al 15° posto del Brasile con 19,2 miliardi di dollari. La spesa militare dei primi 15 paesi ammonta ad oltre 1.700 miliardi di dollari. Parliamo dell’81% del totale speso nel mondo (figura 2). Guardiamo al dato aggregato. Il continente americano detiene il 42% dell’intera spesa militare. Seguono Asie ed Europa con il 28% e il 20% rispettivamente. In calo il Medio Oriente con l’8,8%.

Corsa agli armamenti

Figura 2. Ripartizione della spesa militare globale del 2021 tra i primi 15 paesi, SIPRI.

 

Ritorniamo alla Russia. È il terzo anno consecutivo di incremento della spesa militare. La corsa dei prezzi di petrolio e gas spinge questa spesa dopo anni di blocchi a causa delle sanzioni economiche per l’annessione della Crimea del 2014. E l’incremento del 2021 è ancora più evidente alla luce di quanto succede. In risposta ci attendiamo un incremento di spesa globale per il 2022.

La matematica può dirci qualcosa. Più di un secolo fa il matematico e meteorologo britannico Lewis Fry Richardson scrive un modello di corsa agli armamenti (qui per i dettagli). Il modello descrive l’evoluzione degli armamenti di due nazioni. La conclusione è semplice. La rapida corsa agli armamenti di una nazione determina la rapida corsa anche per l’altra. Ed è proprio quello che dicono i dati del rapporto SIPRI. Gli armamenti delle nazioni si rincorrono ad un ritmo incalzante. E solo parametri etici e morali possono fermare l’escalation.

E l’escalation può essere anche più rapida se consideriamo la minaccia nucleare. Lo confermano varianti del modello di Richardson dovute a Kaye e Zane. La corsa al nucleare dipende dalla disponibilità di testate. Quindi la spesa militare del 2022 rischia un’impennata ben più grande del previsto.

A guardare questi dati bisogna tenere a mente un’altra lezione del modello di Richardson. Una frenata della corsa agli armamenti non garantisce la pace. Eh sì perché condizione imprescindibile restano la reciproca fiducia e soddisfazione tra paesi. Altrimenti le curve degli armamenti continueranno a correre.

Marco Menale

Pin It
This website uses the awesome plugin.