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Dopo aver letto l’articolo apparso qualche giorno fa sul ”Foglio”, dal titolo  ”Dovevano bruciarla prima” (riferendosi alla ”Città della Scienza” di Napoli), non ho potuto fare a meno di buttare giù  a caldo qualche considerazione assolutamente personale. L’articolo è  a firma di tal Camillo Langone.

 

Di quest’ultimo leggo su Wikipedia, ”si occupa prevalentemente di rubriche enogastronomiche, religiose (difficilmente non trascurabili le sue recensioni delle messe) e letterarie”, un record davvero invidiabile di conoscenze scientifiche.  Per Langone fare divulgazione della scienza è un’attività di nessun contenuto scientifico e culturale ed evidentemente la ritiene di nessun valore. Mostrare ai giovani, che sono accorsi a migliaia a ”Città della Scienza”, cosa vuol dire fare scienza e cos’è la scienza oggi, è una perdita di tempo e di quattrini e nociva alla loro sanità mentale. Forse Langone non sa che nei paesi scientificamente avanzati istituzioni consimili (perfettibili come tutte le cose umane) fioriscono da molti decenni e che la ”Città” era apprezzata appunto come l’unico tentativo nel nostro paese di provare a mettersi, almeno in questo, alla pari con i suddetti paesi. Ma non basta! Langone ha ”scoperto che nei capannoni dell’ex Italsider si propagandava l’evoluzionismo, una superstizione ottocentesca ancora presente negli ambienti parascientifici”. E adduce a conforto del suo disprezzo per Darwin e  i suoi seguaci le riflessioni di tal Fabrice Hadjadj, un giovanotto sui trent’anni, prima ateo, anarchico e nichilista, e poi, si dice, convertitosi al cattolicesimo di fronte ad una statua della Vergine Maria nella chiesa di Saint-Séverin a Parigi (parabola simile a quella del direttore del Foglio, anche lui illuminato sulla via di Damasco).  Hadjadj e Lanonge alle ”superstizioni ottocentesche” non credono, essendo forse più propensi a credere che l’uomo sia uscito bell’e fatto dalle mani del creatore, che la donna, poverina, derivi da una sua costola, e che sia il sole a girare attorno alla terra.  Peccato che Langone, e forse lo stesso Hadjadj, non sappiano che l’evoluzionismo non è una ”filosofia” o una affermazione apodittica, ma una teoria scientifica che ha basi sperimentali, che, come insegna Popper, possono essere falsificate, se qualcuno ci riesce, ma non negate sic et simpliciter sol perché non ci piacciono. Sulle teorie evoluzionistiche si fonda la moderna biologia molecolare  e, ad esempio, basandosi su di esse, e su raffinati modelli matematici per la filogenetica, si studia con successo nei migliori laboratori di tutto il mondo lo sviluppo di ceppi virali, ricercando terapie farmacologiche per la cura di gravi malattie, terapie di cui si giovano centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Langone comunque nel suo articolo ne ha per tutti, da Roberto Saviano (”Sua Pomposità”, cha ha l’ardire di prendersela con la camorra) a Edoardo Bennato, dal Sindaco di Napoli a Vittorio Silvestrini (qualificato non come docente e scienziato, quale è, ma come ”ex politico comunista”, qualità che compete peraltro anche al direttore del Foglio). E a proposito di Silvestrini, oltre alla colpa di essere un ”ex politico comunista”, Langone gli attribuisce anche quella di non aver ”mica vinto un Nobel”, condividendo così la sorte di quasi tutti gli scienziati e uomini di cultura dabbene. D’altra parte critiche e insulti gente come Langone li riserva anche ai premi Nobel, quando non la pensano come loro: Rita Levi Montalcini fu oggetto di critiche che sfioravano l’insulto quando andava a votare la fiducia al governo Prodi (forse era meglio comprare i voti dei senatori riottosi?), Josè Saramago è stato sistematicamente aggredito da certi ambienti cattolici per le sue idee, e così via.  Comunque, è vero, Silvestrini non ha vinto il Nobel, ma ha fatto per la scienza molto di più di tanti che ne parlano senza sapere neanche dove stia di casa. La rozzezza, la rabbiosa protervia, l’oscurantismo e l’ignoranza sparse a piene mani in tutto l’articolo di Langone mi fanno inevitabilmente pensare che per lui chiunque svolga un’attività intellettuale a lui non gradita sia da incenerire (”Dovevano bruciarla prima, la Città della Scienza”, esclama). Così come un tempo si imprigionava, torturava e  bruciava indifferentemente intellettuali o poveri diavoli che non la pensassero in modo ortodosso. O come facevano molto più recentemente i nazisti, che bruciavano i libri sulla pubblica piazza per poi passare ai forni crematori. O come, in generale, in tutti i regimi totalitari e intolleranti di qualunque colore, dove prevale l’irrazionale e pensare in modo libero e autonomo è vietato. Forse Langone spera che il suo incitamento a delinquere (”Dovevano bruciarla prima… ”) sia preso sul serio da qualche imbecille che proceda a far ardere le scuole (quelle non confessionali, si capisce), le università pubbliche (in cui si insegnano ”superstizioni ottocentesche”), le istituzioni scientifiche e culturali a lui non gradite, ecc. Chissà, forse sarebbe meglio che Langone si concentrasse su quello di cui si dice sia più esperto: la buona tavola e la messa domenicale. A meno che qualcuno non trovi divertenti le sue tesi.

 

Ciro Ciliberto – Presidente UMI

La distruzione di Citta’ della Scienza rappresenta un attentato non tanto alla citta’ di Napoli quanto alla cultura, ricerca e innovazione, patrimonio dell’Italia stessa e dell’umanita’.  Si segnala la petizione “Citta’ della Scienza: le Torri Gemelle d’Italia” http://www.petizionepubblica.it/?pi=CdSNAe

 

 

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