Il reportage del sesto Congresso Europeo della Matematica che si è tenuto a Cracovia, Polonia. Di Elisabetta Strickland. (L’articolo compare sul numero corrente di Lettera Matematica Pristem, per gentile concessione della rivista).
Si è svolto a Cracovia in Polonia, tra il 2 ed il 7 Luglio, il sesto Congresso europeo della Matematica: 1010 partecipanti, di cui 751 uomini e 259 donne, la maggior parte europei: tra questi 28 italiani. C’erano poi matematici provenienti da Paesi extraeuropei: precisamente 10 dal Brasile, 24 dal Giappone e 62 dagli USA. I plenary speakers sono stati dieci: Adrian Constantin, Helbert Edelsbrunner, David Kazhdan, Tomasz Luczak, Michel Talagrand, Christopher Hacon, Camillo de Lellis, Sylvia Serfaty, Saharon Shelah, Mikhail Gromov. Quindi tra loro era presente una sola donna, Sylvia Serfaty. Gli invited speakers erano 33 e tra questi gli italiani Alessandra Celletti e Alessio Corti. Le donne invited speakers sono state tre: oltre ad Alessandra Celletti, le francesi Isabelle Gallagher ed Helène Esnault (la prima proveniente da Paris 7, la seconda dall’Università di Duisburg-Essen, in Germania). Vi sono state inoltre tre special lectures tenute da Josè Francisco Rodrigues, Maciej P. Wojtkowski e Philip Welch, 24 mini-simposi e 14 convegni-satellite, più una sessione speciale in memoria di Friedrich Hirzebruch scomparso nel maggio scorso. E’stato un Congresso di grande successo. L’organizzazione era curata, l’Auditorium Maximum della Jagiellonian University che ospitava l’evento consisteva in una struttura moderna e funzionale distribuita su tre piani, con una divisione interna degli spazi ben congegnata. Ci ha messo del suo anche la città di Cracovia che è molto gradevole, piena di luoghi interessanti da visitare e soprattutto logisticamente adatta, visto che l’Auditorium è situato vicino alla città vecchia e bastavano pochi passi per essere ovunque.
Questi dati erano sotto gli occhi di tutti e certamente la persona che maggiormente si è sentita gratificata dall’esito dell’impresa è stata una donna, Marta Sanz-Solè (in foto, a sinistra)
che dal luglio 2010 è al comando della European Mathematical Society (fondata proprio in Polonia nel 1991) ed è anche la prima donna a ricoprire questa carica. Per lei il Congresso ha rappresentato un banco di prova importante. Si è avuta la sensazione che, grazie alla scelta di speakers interessanti, tra cui un buon numero giovani, tutti hanno indistintamente tenuto conferenze curate e presentate con efficacia. Oltre ad un Congresso ben organizzato, si è trattato quindi di un buon incontro scientifico.
ex normalisti ed ora professori rispettivamente ad Austin (Texas) negli USA e a Bristol, in Gran Bretagna. Chiunque, come me, auspichi pari opportunità in qualunque campo questa volta non ha avuto di che lamentarsi. Dopo la cerimonia inaugurale si è tenuta una conferenza stampa in un intervallo apposito dei lavori . Non so se fosse aperta al pubblico, ma ero talmente felice per le presenze italiane che sono riuscita nel dedalo di aule ed aulette dell’Auditorium a trovare la sala stampa, dove ho passato tre quarti d’ora densi di emozioni. Infatti, i due giovani italiani hanno tenuto letteralmente banco: probabilmente eccitati dalla vittoria, hanno risposto alle domande dei presenti con precisione ed umorismo. I Prize Winners sono stati, oltre a Figalli e Ulcigrai, Simon Brendle (tedesco, ora professore all’Università di Stanford), Emmanuel Breuillard (francese dell’Università di Paris-Sud a Orsay), Adrian Ioana (rumeno, ora dell’Università della California a San Diego), Mathieu Lewin (francese, CNRS e Università di Cergy-Pointoise), Ciprian Manolescu (rumeno, ora professore all’Università della California a Los Angeles), Griegory Miermont (francese, Università di Paris-Sud), Sophie Morel (francese, ora all’Università di Harvard, unica altra donna vincitrice e anche unica assente alla premiazione) e Tom Sanders, inglese, dell’Università di Oxford.
Per la prima volta è stato anche assegnato l’Otto Neugenbauer Prize per la Storia della Matematica all’olandese Jan P. Hogendijk dell’Università di Utrecht, specialista in Storia della Matematica antica e medievale; per la quarta volta il Felix Klein Prize al francese Emmanuel Trelat dell’Università Paris 6, per contributi rilevanti nella Matematica applicata all’industria.
Corinna Ulcigrai, durante la conferenza stampa, guardava insistentemente verso la porta di ingresso e ha confessato in preda all’emozione di essere venuta a Cracovia con il figlio di tre mesi, non potendo né volendo lasciarlo a casa. Il pargoletto in questione si è visto al collo del padre che ha risolto efficacemente il problema della “conciliazione” tra lavoro e famiglia della brillante matematica formatasi alla Normale di Pisa, esperta in sistemi dinamici e caos, semplicemente dividendo onori ed oneri con Corinna. Una psicologa polacca, presente nella platea, le ha chiesto se pensava che il suo ruolo di donna fosse in conflitto con quello di scienziata ma lei si è limitata a sorridere in direzione del marito con il bimbetto in collo: tutto è possibile se c’è condivisione, come sostengono le senatrici italiane impegnate nelle battaglie contro gli stereotipi di genere. Ho concentrato la mia attenzione su Corinna Ulcigrai e non su Alessio Figalli perchè mi sembrava giusto sottolineare questa presenza femminile tra i Prize Winners, ma francamente anche la vittoria di Figalli è stata uno score a favore del nostro Paese. Purtroppo è un “cervello fuggito”, come tanti dei premiati, ma è italianissimo nel modo di esporre, estroverso ed efficace, e nella dirompente simpatia che si coniugano gradevolemente con la sua bravura. Bravo Alessio, Brava Corinna!
Tornando alla presenza femminile tra i matematici di Cracovia, va spesa qualche parola in più su Sylvia Serfat (in foto, a sinistra)
che ha tenuto la sua plenary lecture dal titolo “Renormalized energy, Abrikosov lattice and log gases”. Vestita con una camicetta blu ed una gonna bianca, sembrava una studentessa alle prime armi ma, quando poi ha cominciato a parlare, si è capito molto chiaramente di che pasta fosse fatta: sicura di sé, impeccabile, brava a farsi capire. Il fotografo ufficiale del Congresso, che per una settimana è andato saltando come uno stambecco da un punto all’altro dell’Auditorium per immortalare gli speakers con l’ inquadratura migliore, mi ha mostrato soddisfatto un ritratto di Sylvia Serfaty, che aveva pensato bene di ritrarre seduta in un angolo mentre attendeva il suo turno, una immagine emblematica della donna matematica, assolutamente indistinguibile per qualità e professionalità da qualunque collega maschio dello stesso livello.
Naturalmente i numeri delle presenze femminili sono lontani da quelli che si vorrebbero e di questo si è parlato al congresso in una Panel Discussion organizzata dalle European Women in Mathematics, coordinate da Caroline Series della Università di Warwick in Gran Bretagna, il secondo giorno del Congresso. Il titolo della iniziativa era “Redressing the gender imbalance in mathematics: strategies and outcomes”. Le panelists, che purtroppo rappresentavano solo il Nord dell’Europa, si sono impegnate nel riportare dati e osservazioni sulla situazione europea anche dal punto di vista statistico. Su questo punto si è ampiamente espressa Penelope Bidgood dell’Università di Kingstone in Gran Bretagna: il numero delle donne in Matematica aumenta lentamente e non c’è motivo di non sperare che prima o poi una donna vinca la Medaglia Fields. Questo sì che sarebbe un giro di boa. L’intervento più interessante è stato quello di Christie Marr che ha un Ph.D. in Computer science conseguito all’Università di Oxford ed ha vinto il Premio Sigma nel 2010 per le sue iniziative a sostegno della Matematica. Ha avuto la tenacia (cominciando dall’Università in cui lavora, la St. Andrews in Scozia) di creare ambienti “women friendly” in Gran Bretagna, anche in luoghi come il Newton Institute di Cambridge. La cosa che mi ha sinceramente colpito ascoltando Christie Marr è che esistano Paesi dove organizzare eventi per promuovere il lavoro scientifico femminile venga addirittura premiato.
Tornando al quadro generale dell’ECM, la Presidente Marta Sanz-Solè ha lasciato indubbiamente un segno e non si poteva non ammettere che fosse una in gamba. Soprattutto, come lei stessa ha detto di sé, è un considerevole esempio di multi task woman. La sua area di interesse scientifico è quella dei processi stocastici ed è stata membro dell’Executive Committee della European Mathematical Society prima di diventarne Presidente. Ma la qualità scientifica è solo una parte della faccenda. Forse più evidente è il suo drive interiore che si percepiva visibilmente il giorno della cerimonia inaugurale quando, dopo i saluti di rito, ha fatto una pausa impercettibile, ha guardato i circa mille partecipanti ed ha dichiarato: “Now I declare officially opened the 6th ECM”, con ogni probabilità incrociando segretamente le dita. Resto sempre colpita dal modo con cui, anche in donne con ampia visibilità, emerge in superficie il lato femminile, nel suo caso rappresentato da un tailleur pantalone di seta rosa. Penso abbia voluto sottolineare di essere un Presidente donna e di essere ben contenta di esserlo.
che non ha resistito a proiettare sul grande schermo dell’Auditorium i pianeti in rotazione per illustrare i suoi risultati nella KAM theory, organizzandoli come un viaggio dai sistemi conservativi a quelli dissipativi. Del resto chi non si è anche divertito molto a fare Matematica? Quel che era evidente a Cracovia è anche che si tratta di una professione globale come poche. Basti pensare che il Prize Winner Emmanuel Breuillard ha detto di aver calcolato il numero di chilometri da lui percorsi nell’ultimo anno per partecipare a convegni e seminari: una media di 50 chilometri all’ora! L’affermazione ha talmente strabiliato il pubblico di ascoltatori che di rimando è stato chiesto se c’è un momento in cui si ritiene sensato fermarsi un po’. La risposta dei giovani è stata che è impossibile farlo: dal conseguimento del dottorato al momento in cui si ha una posizione universitaria stabile, viaggiare è indispensabile.
E le donne in questo mondo itinerante? Evidentemente ci riescono anche loro, se Claire Voisin in Francia (vincitrice del Clay Research Award nel 2009) ha cinque figli e Laure Saint-Raymond (EMS Prize Winner ad Amsterdam nel 2008) ne ha sei e non ha ancora quarant’anni! Forza, intrepide signore, cercate di vincere una Fields Medal! Ci sentiremmo tutte molto meglio!
Elisabetta Strickland è professore ordinario di Algebra presso l’Università di Roma “Tor Vergata”.