In un mondo in cui l’accesso all’istruzione è un diritto fondamentale, l’inclusione universitaria diventa una priorità imprescindibile. Per questo è nata l’associazione Università Inclusiva che ha lo scopo di migliorare il percorso educativo di tutti gli studenti non vedenti e con disabilità visiva. In questa intervista con Emilia Fares, fondatrice dell’associazione, parliamo del lavoro svolto da “Università Inclusiva” per creare un mondo in cui l’uguaglianza di accesso all’istruzione diventi una realtà per tutti.
MM: Innanzitutto, puoi presentarti e raccontare la tua storia sin qui?
Emilia Fares: Partiamo dall’inizio. Ho vent’anni, attualmente studio Economia e Management alla LUISS, dopo aver frequentato il liceo classico Bertrand Russell di Roma. Sono non vedente dalla nascita. Sin dai tempi del liceo, un po’ per necessità e un po’ per passione, ho iniziato a ideare nuove strategie per studiare sempre più autonomamente. Contemporaneamente, ho sviluppato il desiderio di diffondere il mio modo di vivere la cecità, sia in situazioni di vita quotidiana che nell’approccio alla scuola. Ho raccontato la mia esperienza soprattutto a classi di scuola superiore. Ne è nato sempre un dialogo estremamente arricchente, che mi ha incentivato, tra le altre cose, a fondare “Università Inclusiva””.
MM: E com’è nata l’associazione “Università Inclusiva”, nella pratica?
EF: È nata tra i banchi universitari. All’inizio del corso di matematica generale, ho contattato il mio professore, Filippo Petroni, per definire la migliore strategia di seguire il corso. Matematica è una materia molto grafica, e a volte può capitare che si faccia affidamento unicamente sulla vista, per esempio indicando le formule scritte alla lavagna o sulle slide. Da quella prima mail, si è sviluppato un costante dialogo, che a me ha permesso di svolgere l’esame in autonomia, e a lui ha dato l’idea di condividere la nostra buona esperienza.
MM: Puoi spiegarci più nel dettaglio cosa fate?
EF: Ci proponiamo di costruire un punto di riferimento per lo studio accessibile di materie STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), o comunque di tutte quelle ad alto contenuto matematico. In primo luogo, fornendo materiale universitario, messo a disposizione volontariamente dai docenti e reso accessibile da noi agli studenti non vedenti. Ma soprattutto, attraverso la redazione di guide approfondite alla trasformazione del materiale in formati accessibili, realizzate mettendo a frutto l’esperienza diretta e le conoscenze accumulate da noi e da chi vorrà contribuire. Università Inclusiva è una cassetta degli attrezzi, insomma, con cui lo studente non vedente può affrontare autonomamente materie che, altrimenti, risulterebbero di difficile approccio.
MM: Si sente spesso parlare di inclusione. Il vostro progetto va in questa direzione, ma qual è l’idea di inclusione che avete?
EF: Per noi, inclusione significa migliorare i mezzi a disposizione. Grazie alle attuali tecnologie, uno studente non vedente, se messo nelle giuste condizioni, può raggiungere gli stessi risultati di un collega vedente, con la stessa quantità di fatica. A nostro avviso, è necessario tradurre questa consapevolezza, questa filosofia d’inclusione, in un progetto concreto e sistematico di diffusione delle conoscenze, delle buone prassi finora adottate dai singoli.
MM: Come è possibile collaborare con voi?
EF: Sul sito dell’associazione, universitainclusiva.it, ci sono tutti i dettagli. Sia del progetto, spiegato in tutte le sue fasi, sia sul modo in cui contribuire direttamente. Molti hanno dimostrato una spiccata sensibilità offrendo un sostegno all’associazione, non solo sotto il profilo economico (versando una piccola quota di iscrizione) ma anche e soprattutto in maniera proattiva mettendo a disposizione il loro know-how e le loro competenze tecniche e operative al fine di migliorare l’accessibilità e la fruibilità dei materiali didattici. Al di là delle nozioni, il vero obiettivo di Università Inclusiva è quello di coinvolgere la società civile, superare qualsiasi tipo di barriera di natura fisica e andare oltre tutti i pregiudizi di natura culturale. Un progetto ambizioso e la strada è ancora lunga, ma sono certa che grazie all’aiuto di tante persone, potremmo raggiungere una reale ed effettiva inclusione.
Presidente. Filippo Petroni: Sono professore associato di matematica applicata all’Università D’Annunzio e alla Luiss Guido Carli. I miei ambiti di ricerca spaziano dalla probabilità alla linguistica passando per la finanza quantitativa e le energie rinnovabili. Sono sempre pronto ad iniziare nuovi progetti e mettere a frutto le mie conoscenze.
Vice Presidente e fondatrice. Emilia Fares: Classe 2003. Mi sono diplomata al liceo classico Bertrand Russell di Roma nel 2022 e ora studio Economia e Management presso la LUISS Guido Carli. Sono non vedente dalla nascita e, tra le mie tante passioni, c’è anche quella di condividere la mia idea di inclusione, sia a livello teorico, soprattutto parlandone a classi di liceo, sia con iniziative pratiche come questo progetto. Mi piace definire il mio approccio alla cecità pragmaticamente ottimista, perché credo che, per affrontare le questioni che quotidianamente essa mi pone, ci voglia molta concretezza, ma anche una buona dose di entusiasmo e un pizzico di sana follia.
Ottavia Trifiló: Sono Advisor nella Segreteria Tecnica dell’Associazione degli Enti Previdenziali Privati. Le mie expertise sono anche finalizzate a promuovere e sensibilizzare le Istituzioni nei confronti delle tematiche relative al mondo delle libere professioni e del mercato del lavoro. Credo nella creazione di network e nella necessità di coinvolgere, informare e includere, mettendo le mie competenze a disposizione della società.