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Come insegnare la geometria ai non vedenti precoci? Emanuela Ughi, dell’università di Perugia, ci racconta alcune sue esperienze. 

Lucia rimase interdetta, quando le ricordai che le cose cadono in linea retta; fece un gesto della mano, accennando una curva: “Ho sempre creduto che cadessero facendo una specie di curva perché, quando le cose cadono, non le ritrovo mai sotto al punto da cui sono cadute”. Lucia era una non vedente dall’età di due anni, studentessa brillantissima, autonoma al punto da vivere da sola, e andare in giro con il solo aiuto del suo bastone bianco. Eppure, non aveva mai fatto esperienza di quello che per un vedente è ovvio: le cose cadono, e, di solito, rimbalzano e rotolano via. Così, non sapeva che le cose cadono in linea retta: a pensarci bene, osservare una cosa che sta cadendo è impossibile per un non vedente, perché mentre tocchi una cosa, quella non sta cadendo…

Questo è solo uno degli episodi che ho incontrato negli anni, in cui persone non vedenti (precoci) mostravano carenze importanti su semplici fatti geometrici, pur senza alcuna difficoltà cognitiva, perché mancavano esperienze concrete impedite dal loro handicap. Ho sentito allora la responsabilità, come matematica vedente, di immaginare e costruire materiali per fornire la possibilità di esperienze aptiche “surrogate” di quelle mancanti.

Ad esempio, una non vedente adulta cui avevo dato in mano due spicchi rappresentanti angoli rispettivamente di 30° e 45° , insisteva che rappresentavano lo stesso angolo perché “pungevano nello stesso modo”.  Questo ha ispirato la proposta didattica aptica progettata da Federica Falcinelli nel suo libro tattile “Pinocchio ed Euclide alla scoperta del mondo” che ha partecipato al Concorso Nazionale di Editoria Tattile 2021, in cui viene delineato un percorso di esperienze tattili, con spicchi da esplorare (sovrapponendoli), e poi da avvicinare a formare un angolo giro.

Appositamente, si è evitato di usare un arco di cerchio come bordo esterno dell’angolo, per evitare la misconcezione purtroppo frequente che confonde la misura dell’angolo con la lunghezza dell’archetto disegnato. Per i piccoli non vedenti gli spicchi avevano un forellino vicino al vertice dell’angolo, per aiutare a focalizzare l’attenzione in quel punto. Emozionante è stato l’uso in classe del materiale, in cui un bambino non vedente ha sperimentato il materiale per primo, e poi con grande soddisfazione ha spiegato agli altri cosa fare e cosa osservare.

Questo oggetto fa parte in realtà di una raccolta ormai abbastanza ricca di materiali per non vedenti sviluppati durante varie tesi – molti dei quali custoditi presso la Galleria di Matematica “Emanuela Ughi” presso il Polo Museale Universitario di Casalina.

Mi fa piacere ricordare la tesi di Ludovica Latini e i suoi 6 puzzle tattili che formano un percorso per capire cosa significhi disegnare in prospettiva; l’ultimo mostra come una circonferenza disegnata sul pavimento si disegni come un’ellisse – cosa questa incomprensibile ad un non vedente che, toccando la circonferenza, la percepisce “uguale in tutte le direzioni”. E il commento di Aldo Grassini, fondatore e direttore del Museo Omero di Ancona, non vedente dall’età di 6 anni, che aveva il vago ricordo del disegno di un tamburo, e che, dopo più di 60 anni, mi disse di aver finalmente capito il perché, esplorando il nostro oggetto.

Emanuela Ughi

 

 

 

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