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Nel 2022 l’Unione Matematica Italiana compie 100 anni. Nell’attesa delle candeline, che verranno spente il prossimo 31 marzo a Bologna e poi le più estese celebrazioni con il convegno di maggio a Padova, MaddMaths! inizia a festeggiare dando la parola ad alcuni dei personaggi che, di questo primo secolo, ci aiuteranno a ricostruire la storia.  Oggi è il turno di … Barbara Nelli, intervistata da Silvia Benvenuti. 

Barbara ci accoglie (virtualmente) nel delirio, palpabile, di un trasloco che la costringe a ritmi forsennati, dando così immediata prova di quella che Elisabetta e Milena hanno definito «una squisita disponibilità». La intervistiamo per sapere di prima mano quali siano state le «mille idee e iniziative» di cui si è resa responsabile secondo le due summenzionate segretarie e anche, incidentalmente, perché rappresenta una cornerstone nella storia dell’Umi, essendone il primo vice-presidente donna.

Donnità che non si esplica, necessariamente, tra le mura di casa, dove chi stira e cucina non è detto che sia lei. Del resto, come Barbara spiega alle ragazze delle Egmo «con palpabile passione e in un bellissimo inglese fluente» – cfr. Elisabetta – il luogo giusto per valorizzare (anche) la loro femminilità non è tanto il focolare, quanto la matematica, sia nella ricerca che nelle istituzioni. «La cosa migliore da fare per incoraggiare le ragazze – spiega Barbara – è mostrar loro dei modelli; quindi eleggere un vice presidente donna è importante per sottolineare che esistono donne anche nei ruoli cruciali delle società scientifiche. Certo un presidente sarebbe anche meglio» sottolinea osservando che, senza niente togliere agli altri presidenti e in particolare a Ciro e Piermarco con cui ha lavorato direttamente, in vista del prossimo mandato ci sono ottime candidate.

Di pari opportunità Barbara si occupa di fatto dall’inizio della sua militanza nell’Umi, quando era in commissione scientifica e faceva parte del comitato dedicato, di cui sottolinea la grandissima crescita «da quando la coordinatrice è diventata Chiara De Fabritiis, una macchina da guerra: se fa una cosa, la fa con forza e competenza. Scrivendo benissimo, ha fatto una serie di bellissime interviste per MaddMaths! a persone che si occupano di pari opportunità in modo professionale. Ma non solo: il comitato ha stilato documenti di buone pratiche e, cosa fondamentale, istituito un premio Umi riservato alle donne, il premio Bartolozzi».

Naturalmente questo apre la questione estremamente delicata delle quote rosa, «cui personalmente sono molto favorevole. In fondo al giorno d’oggi tutti i curricula hanno bisogno di premi; siccome tendenzialmente c’è un bias nei confronti delle donne, istituire un premio solo per loro è un aiuto che dai al cv della vincitrice. Perché no: tanto gli uomini hanno un sacco di aiuti per il solo fatto di essere tali». Non che nella sua personale esperienza Barbara si sia sentita penalizzata in quanto donna, anzi: «quando ero molto giovane – sottolinea – non mi sono mai posta il problema delle pari opportunità, della posizione di una donna nella matematica, mai; e non mi sono mai sentita discriminata, nonostante la geometria in generale, e quella differenziale ancora di più, fosse (almeno) a quel tempo un ambiente solo di maschi, tanto che io sono stata la prima studentessa donna del mio advisor [Harold Rosenberg, ndr]. D’altra parte, il fatto che io non abbia mai sentito discriminazioni non vuol dire che non ci siano state. Semplicemente, non occupandomi di questo problema andavo avanti come un treno, come se non esistesse». E quindi perché parlare tanto di pari opportunità e far presente alle ragazze giovani che, forse, il problema esiste? Non sarebbe meglio che andassero avanti tranquille senza pensarci? Barbara riconosce che questa, che effettivamente si è posta più volte, è una domanda difficile alla quale non è facile dare una vera risposta. Tuttavia «il ruolo di una società scientifica è mettere le ragazze nella condizione di non avere discriminazioni, creando le condizioni per le pari opportunità: in questo senso organizzare un premio riservato alle donne è un primo piccolo passo».

Le faccio presente che rischia di costituire un’arma a doppio taglio, di fronte alla quale il gretto maschilista obietta “vabbè, ha vinto perché il premio era solo per donne”. E lei mi risponde con un ragionamento che non fa una piega: «hai perfettamente ragione, lo so bene: però intanto la ragazza il premio ce l’ha, e ai concorsi non si può non contarlo».

L’attenzione alle donne e la disponibilità della Barbara vice-presidente sono tali da far esondare il suo impegno rispetto agli argini istituzionali: è così che, alla richiesta di Elisabetta di partecipare a un evento sulle STEM organizzato da un’associazione femminista del suo paese – «ah, certo, l’associazione Rose Rosse», ricorda Barbara – nonostante si sia in pieno lock down lei accetta immediatamente, facendo fare a Elisabetta «un figurone!» e cementando così quella che sembra proprio una bella amicizia.

Altra mission importante che Barbara ha portato avanti nella sua vicepresidenza è l’attenzione ai giovani matematici, che «spesso non sanno nemmeno che esista, l’Umi, e vanno quindi avvicinati». Una delle strade intraprese per farlo è quella di ripristinare delle piccole borse di studio per finanziare i soggiorni all’estero dei dottorandi: «molti anni fa, grazie a una convenzione stipulata con l’MIT, era possibile per i dottorandi italiani passarvi un semestre senza pagare la retta; purtroppo non siamo riusciti a riattivare la convenzione in questa forma, ma abbiamo riorganizzato la cosa dando delle piccole borse di studio, allargando tra l’altro la convenzione a diversi altri istituti, tra cui L’Ecole Politecnique, il Max Plank e altri. A seguito di una selezione, i dottorandi vincitori possono usare la borsa per pagare la retta oppure, per esempio nel caso dell’Ecole Polithecnique dove la retta non c’è, per coprire le spese di vitto e alloggio. Certo, queste cose esitano un po’ a ingranare, vanno pubblicizzate bene: nel caso specifico, all’inizio le domande non sono state tante, e poi è arrivato il Covid quindi figuriamoci…però credo che sia una cosa da mantenere». E lo crediamo anche noi, progressivamente sempre più contagiati dall’entusiasmo che traspare dal suo modo di parlare: «è stato molto bello», «stratosferico», «molto divertente», «importantissimo» e molti altri superlativi sono ricorrenti nel parlato ormai non più del tutto toscano di Barbara, a definire una personalità davvero frizzante e di grande spessore.

Ma il significato forse più profondo dell’esperienza Umi di Barbara dobbiamo ancora scoprirlo: «l’Umi ha rappresentato per me il primo impegno per una comunità ampia», tanto ampia da comprendere, dopo una prima fase in cui l’allargamento era dai geometri differenziali ai matematici tutti, anche la società nel suo complesso. «È stato grazie all’incontro con Roberto Natalini che ho capito quanto sia importante la comunicazione al grande pubblico. Di fatto io nasco con un advisor di dottorato [il Rosenberg già menzionato] che dava grandissima importanza alla comunicazione, limitandosi però a quella tra specialisti; entrando in Umi, e da lì nel comitato editoriale di MaddMaths!, ho capito quanto sia importante per la società che la matematica sia ben comunicata. E una società scientifica come l’Umi ha un ruolo fondamentale in questo». Barbara mi racconta di quando, appena entrata nella commissione scientifica all’epoca del secondo mandato di Ciro Ciliberto, «che è colui che ha costruito davvero il contatto con MaddMaths!», fu chiamata da Roberto a collaborare col «braccio armato di Umi per la comunicazione». Perché proprio MaddMaths!, visto che non era l’unica esperienza autorevole di comunicazione della matematica, Barbara se lo spiega così: «da una parte il formato era adatto, perché essendo un sito è molto più endemico, molto più capillare rispetto a una rivista cartacea. Un altro punto di forza è l’organizzazione snella: MaddMaths! era ed è Roberto Natalini, quindi qualunque contatto era anche molto semplice, diretto». Ed efficiente, trattandosi di un personaggio dalle 7 vite, come i gatti, nel suo caso però non in serie, quanto piuttosto in parallelo – altrimenti non si spiega come riesca ad essere sempre così sul pezzo: «Roberto mi ha sempre impressionato moltissimo, ho imparato tantissimo da lui; lui tende a sminuire e dice che ha più tempo degli universitari perché, lavorando al Cnr, non insegna, ma in realtà ha una capacità di lavoro impressionante, e anche tantissime idee».

Queste prime esperienze di “traghettamento” dell’Umi da società che si occupa dei matematici a società che si occupa della matematica si sono poi arricchite, con continuità, negli ultimi mandati presidenziali: «quando sono diventata vicepresidente ero pienamente consapevole, alla luce dell’esperienza dei tre anni precedenti con MaddMaths!, di quanto la comunicazione fosse fondamentale: è allora che con Piermarco abbiamo fatto in modo che la precedente commissione diventasse il più strutturato Comitato comunicazione, che inizialmente era composto da persone che stavano nella commissione scientifica e che per loro interesse si occupavano di comunicazione, ma poi si è ampliato accogliendo per esempio Roberta Fulci (matematica di formazione e comunicatrice a tempo pieno), Stefano Pisani (oggi addetto stampa dell’UMI) ed altri “da fuori”», a portare avanti l’idea cui accennava anche Ciliberto di reclutare professionisti della comunicazione per aumentare l’impatto dell’Umi sulla società. Un esempio dell’importanza di questa sinergia è il tavolo di discussione che si è molto di recente instaurato tra l’Umi e i ministeri guidati da Messa e Bianchi, rispettivamente Università e Istruzione: il primo passo della strategia di avvicinamento è stato questo appello di Pietro Di Martino https://maddmaths.simai.eu/didattica/lettera-formazione-insegnanti/, cui il comitato comunicazione ha cercato di dare più possibile risonanza; messa così in moto la macchina, è subentrato in modo istituzionale il presidente Cannarsa, che assieme a Maria Mellone, presidente CIIM, hanno chiesto e ottenuto un incontro coi due ministri, instaurando così un canale di comunicazione importante in cui la comunità matematica, tramite la CIIM, si è confrontata con i ministri su un tema, quello della formazione iniziale degli insegnanti, che davvero non può più essere rimandato. Mi pare un bell’esempio di quell’interazione tra CIIM, presidenza Umi e Comitato comunicazione auspicato anche da Ciro nella sua intervista, che grazie all’impegno di Piermarco raccontato anche da E&M porta finalmente l’Umi a colloquio con la politica. Un passo importante, che come ci ha raccontato Anichini è stato sfiorato anche in passato, ma speriamo di centrare oggi.

Del resto l’esperienza che Barbara racconta come paradigmatica di quello che l’Umi le ha dato, e che non avrebbe mai vissuto altrimenti, è a sua volta un misto tra le anime (ricerca, scuola, istituzione e comunicazione) della nostra associazione: «nel 2018, in occasione dell’ICM a Rio, partimmo come delegazione italiana alla General Assembly io, Piermarco, Giorgio Patrizio, Lucia Caporaso e Carlangelo Liverani. Fu tutto molto bello fin dall’inizio, anche perché per me era il mio primo ICM ed era in Brasile, la mia seconda patria. Ma la cosa davvero fantastica fu che in quell’occasione doveva essere consegnata la medaglia Fields ad Alessio Figalli,  quindi noi come italiani lì avevamo un ruolo straordinario: abbiamo dovuto organizzare degli incontri per Alessio, e addirittura ci aveva dato la possibilità di intervistarlo subito dopo la cerimonia di consegna della medaglia, proprio nell’auditorium dove si era tenuta. E l’intervista dovevo farla io!!!»
Il tono della voce tradisce, anche oggi a evento brillantemente archiviato, un misto di orgoglio e apprensione: «naturalmente non avevo idea di come si facesse un’intervista, che ne so, io sono una matematica, una totalmente profana su queste faccende. Roberto già mi aveva insegnato molte cose, poi avevo chiesto consiglio anche a Roberta Fulci, ma a quel punto toccava a me. Alessio aveva appena ricevuto la medaglia, c’era anche Luigi Ambrosio, eravamo io e Piermarco e poi c’era una mia amica brasiliana che ci filmava col cellulare» dice tracciando il quadro di una specie di armata Brancaleone. «Alla fine questa intervista di pochi minuti è passata pure a Rai 3 un pezzettino», dice alla faccia dell’armata con comprensibile orgoglio patrio – e non solo.

D’altra parte Figalli è un personaggio che ai matematici, dal punto di vista della comunicazione, fa molto gioco: bel ragazzo, e tra l’altro sempre estremamente disponibile per le iniziative di divulgazione. Anche all’ICM, dove avrebbe potuto fare il figo frequentando solo i suoi colleghi di medaglia Fields, si mise in gioco costituendo un esempio eccellente di comunicazione, con un occhio alla scuola: «i brasiliani – continua Barbara – danno sempre molta importanza alle Olimpiadi, anche perché avendo un paese immenso, con disparità economiche e sociali stratosferiche, le usano molto per andare a pescare un po’ ovunque ragazzi con talento per la matematica. Allora uno degli organizzatori vagolava per l’Icm cercando una medaglia Fields che andasse a parlare a questi ragazzini, e Alessio è stato in prima fila: ha saltato altri impegni ma questo l’ha fatto».  Chapeau!

La rassegna dei nostri racconti è a questo punto agli sgoccioli, così come il tempo che ci divide dalla giornata della celebrazione. Rimango personalmente con il dispiacere di non aver intervistato nessun tesoriere – ma lo farò appena ce ne sarà occasione, Veronica preparati! Dal nostro racconto è emerso, spero, come l’evoluzione dell’Umi nei suoi primi 100 anni sia stato un cammino virtuoso che dalle prime turpitudini ha portato a un organismo vivo, che si confronta oggi con molte delle istanze provenienti non solo dal mondo dell’università, ma anche da quello della scuola e della società, su cui le varie entità dell’unione cercano di lavorare in sinergia. Non ci resta quindi che augurare, a questo punto, buon centenario a tutti!

Silvia Benvenuti

 

Silvia Benvenuti

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