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In questi giorni sono in corso gli esami universitari della sessione estiva. Vorremmo dire “in aula”, ma con il perdurare delle restrizioni dovute all’emergenza COVID, i luoghi dell’esame sono piuttosto camere, giardini, cucine e uffici. Come MaddMaths! e UMI vogliamo proporre un primo momento di riflessione su questa situazione. A partire da questo post troverete una serie di iniziative che stiamo mettendo in atto. Qui proponiamo il contributo di Eugenio Montefusco della Sapienza.

1) Nel passare agli esami a distanza avete dovuto modificare le vostre prove d’esame? Quali difficoltà avete incontrato?

Il mio ateneo (Sapienza, università di Roma) ha cercato di ripristinare il più presto possibile l’usuale standard degli esami, quindi già da giugno è stato possibile organizzare esami in presenza. Però è anche vero che una non trascurabile percentuale dei “nostri” studenti non risiedono a Roma, e una buona parte di questi “fuorisede” è riuscita a tornare a casa per il periodo di lock-down, in molti casi anche rinunciando all’alloggio e perdendo la possibilità di pernottare a Roma. Queste premesse, e l’oggettiva difficoltà ad avere una buona e stabile connessione che permettesse l’uso di più dispositivi contemporaneamente a studenti e docenti, mi hanno dato molto da pensare sulle modalità con cui svolgere gli esami. (E’ possibile consultare le disposizioni Sapienza al link https://www.uniroma1.it/it/notizia/covid-19-fase-2-esami-e-lauree-presenza-e-distanza). Dopo aver anche consultato alcuni colleghi e studenti, ho deciso di effettuare esami solo tramite un colloquio che affrontasse questioni di carattere sia teorico che pratico. Entrando nel concreto ho chiesto agli studenti dimostrazioni, domande di tipo argomentativo ma anche esercizi veri e propri, tenendo conto del fatto che avevo già organizzato alcune sessioni di test (con domande sia a risposta aperta sia a risposta chiusa) tramite la pagina di e-learning dell’ateneo (che adotta il software Moodle).

2) Le nuova modalità a distanza vi hanno portato a valutare differentemente le vostre prove di esame precedenti? Ci sono riflessioni che ritenete utili anche per quando la didattica e in particolare la valutazione tornerà a svolgersi in presenza?

Per far fronte alle diverse difficoltà logistiche ho privilegiato, negli esami, la discussione delle definizioni e dei concetti introdotti nel corso e la produzione di esempi e controesempi che illustrassero i principali risultati, la necessità di alcune ipotesi o la verifica delle definizioni su casi “concreti”, anche stimolato da alcuni lavori di Samuele Antonini (Pavia). Direi che ho cercato di ridurre al minimo il ricorso all memoria e al tecnicismo, inteso come la riproposizione di dimostrazioni o lo svolgimento di esercizi con calcoli lunghi, e ho cercato di capire maggiormente quanto i contenuti del corso fossero stati assimilati e digeriti e quali fossero le capacità di rielaborazione che l’esaminando ha raggiunto.Penso che, riguardando il passato, ho ridotto un po’ gli aspetti “tecnici” dell’esame (in particolare la manipolazione puramente algebrica negli esercizi) e ho cercato di sondare maggiormente la comprensione degli studenti. Ritengo che continuerò ad usare questo approccio valutativo anche quando torneremo agli esami in presenza.

3) Avete notato un atteggiamento differente rispetto alle prove d’esame da parte degli studenti? Quali difficoltà ritenete che loro abbiano dovuto superare? Avete messo in atto delle strategie particolari per aiutarli?

Dalla mia esperienza ho l’impressione che gli studenti, durante gli esami a distanza, siano molto più nervosi e preoccupati che in passato. Penso che il confinamento e le maggiori difficoltà ad instaurare un rapporto di confronto e conoscenza con il docente e i colleghi li abbia resi un po’ più insicuri e timorosi. Anche le difficoltà di connessione che sono emerse nel perido di didattica a distanza rendono il momento dell’esame più critico, perché lo studente ha timore che l’interruzione della videochiamata possa essere interpretata come un tentativo di sottrarsi alla supervisione del docente.Personalmente ho cercato di proporre agli studenti dei momenti di sfogo, proponendo di scrivere delle riflessioni sulle loro esperienze legate al confinamento e alla didattica a distanza e di creare un immagine che contenesse/proponesse un ricordo personale del periodo di lockdown e del corso. Infine li ho sollecitati moltissimo a chiedere videoricevimenti con me o con i tutori del corso al fine di verificare la propria preparazione, discutere gli argomenti più ostici, abituarsi alle videochiamate.

4) Ritenete che la possibilità di comportamenti scorretti e ingannevoli costituisca un problema rilevante per la didattica a distanza?

Il principale timore scatenato dagli esami a distanza è lo scarso controllo dell’ambiente in cui si trova lo studente, cioè la paura che l’esaminando si sia organizzato con strumenti analogici e/o digitali per avere aiuti illeciti nel rispondere alle domande. Nella mia piccola esperienza credo che la percentuale di studenti scorretti sia molto piccola, quindi non ritengo il problema rilevante, naturalmente la decisione di chiedere maggiormente esempi e controesempi, cioè di fare quesiti che richiedono un certo grado di assimilazione e rielaborazione della materia, rendono i comportamenti scorretti più difficili, naturalmente a patto di avere una buona varietà di domande pronte all’uso per gli appelli.

Eugenio Montefusco (Università la Sapienza)

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