In questa puntata dell’intervallo didattico abbiamo come ospite la Professoressa Maria Mellone, Professore Associato in Didattica della Matematica presso il Dipartimento di Matematica e Applicazioni “R.Caccioppoli” dell’Università Federico II di Napoli, con la quale parleremo di pratiche didattiche provenienti da altri Paesi e di Educazione Matematica in contesti sociali svantaggiati. Di seguito vi proponiamo un’estratto di circa 10 minuti dell’intervista.
Chi volesse vedere l’intervista completa la può trovare al seguente link Intervista integrale a Maria Mellone
____
Cos’è l’intervallo didattico
Suona la campanella: inizia l’intervallo didattico!
Nelle diverse puntate andremo a dare voce ai protagonisti in Italia della didattica della matematica e non solo; verranno proposti dei mini dialoghi con gli esperti (il tempo, appunto, di un intervallo) per dare un’idea di cosa significhi approfondire e/o fare ricerca in quest’ambito e, perché no, capire quali possano essere i loro consigli per affrontare questo particolare periodo di lezioni a distanza.
Mi chiamo Luca Lamanna, studente di Matematica e curioso patologico, e vi accompagnerò alla scoperta di questo mondo in cui sto facendo i miei primi passi.
Andate a guardare e ascoltare tutte le interviste pubblicate.
__
Un progetto con la supervisione di Laura Branchetti e Pietro Di Martino.
Salve, anzitutto un complimento grandissimo alla Docente dell’intervista che si adopera in contesti “difficili”. Immagino che, anche se sia passato molto tempo, ancora in certi quartieri la situazione sia un po’ quella descritta da Marcello d’Orta nei suoi libri. Sarebbe molto interessante approfondire come insegnare matematica in questi contesti.
Devo dire che però la mia attenzione si è focalizzata sulla relazione tra lingua e matematica.
Che l’apprendimento sia fortemente condizionato dalla lingua e cultura di appartenenza è sicuramente ormai una teoria consolidata, e le lingue ideogrammatiche presuppongono un avvicinamento alla rappresentazione della realtà completamente diverso da quello di qualsiasi lingua con sistema di scrittura fonetico.
Questa differenziazione è evidente anche in lingue “vicine”: mi viene in mente l’esempio di alcuni concetti di filosofia occidentale moderna che utilizzano termini in tedesco che risultano intraducibili alla lettera in italiano.
Ma tra l’italiano e il cinese cambia proprio lo schema di rappresentazione della realtà, la chiave di lettura, la logica di creazione dei termini con cui delineare concetti. (non sono una linguista quindi sicuramente non mi sono espressa con i termini corretti, chiedo scusa a tutti i linguisti)
Mi preme di sottolineare sono una cosa, gli “ideogrammi” non sono dei “disegni”. Gli ideogrammi cinesi ad esempio sono delle combinazioni di tratti simbolici (ideogrammi di base). Alcuni sono essenzialmente la semplificazione di antichi pittogrammi, ma la maggior parte sono combinazioni di simboli base che vanno a formare un unico carattere. All’interno di questo carattere, alcuni simboli possono dare un significato al carattere, altri possono avere solo funzione fonetica…insomma il discorso è abbastanza complesso. Diventa ancora più complesso nel giapponese, ma non divago oltre.
Il modo con cui un cinese (ma anche in generale qualsiasi madrelingua di lingua molto diversa dalla nostra) apprende la matematica è per me un argomento interessantissimo e se qualcuno avesse del materiale avrei piacere di leggerlo!