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Uno recente studio condotto da un gruppo di ricercatori tedeschi ed austriaci consente di calcolare la giusta distanza tra gli impianti industriali e le abitazioni per non percepire i cattivi odori.

 

A che distanza non vengono più percepiti i forti odori prodotti dagli impianti industriali? Un recente lavoro condotto da Günther Schauberger del dipartimento di scienze biomediche dell’Università di medicina veterinaria di Vienna ed alcuni suoi collaboratori, consente di determinare tale distanza con un semplice modello matematico che, se applicato dalle amministrazioni locali, eviterebbe agli abitanti della zona di percepire i fastidiosi odori.
Solitamente le amministrazioni locali, seguendo la legislazione urbanistica, decidono caso per caso quale sia la distanza opportuna tra gli impianti industriali che si vogliono costruire ed il centro abitato prendendo in considerazione il territorio e le diverse lavorazioni (settore alimentare, tessile, siderurgico, trattamento dei rifiuti, etc…). Spesso si tratta di distanze minime a seconda della classificazione dell’industria: in Italia tale classificazione segue la descrizione della legge sanitaria nazionale. In Germania nel caso della produzione alimentare ad esempio si distingue a seconda che si trattino polli, maiali o bovini. Il nuovo studio pubblicato lo scorso mese sulla rivista Atmospheric Environment porrebbe fine a tale suddivisione degli odori, proponendo un modello matematico che può essere applicato ovunque, per qualsiasi tipo di odore in qualsiasi condizione atmosferica e del territorio.
Diversi sono i parametri presi in considerazione dal team di scienziati come ad esempio le condizioni meteorologiche, la forza del vento, le distanze, i gas emessi ed i loro effetti su ambiente e persone, il calcolo della dispersione di tali sostanze.

Basandosi sulle variazioni dei casi considerati e riunendo i risultati, il gruppo ha potuto formulare un modello matematico empirico che, a detta di Schauberger «è così semplice da calcolare da poterlo fare rapidamente a mano sul retro di una busta». L’intento dei ricercatori era anche quello di creare un sistema che potesse rassicurare la popolazione e ridurre al minimo il fenomeno del nimby (“not in my back yard”, ovvero ”non nel mio cortile”), l’atteggiamento di rifiuto delle comunità locali verso il cambiamento, come ad esempio l’introduzione di nuove industrie. Questo studio potrebbe non eliminare mai del tutto il fenomeno del nimby, ma per lo meno garantire basi scientifiche alle pianificazioni territoriali che possano portare ad un confronto più costruttivo.

 

a cura di Cristiana Di Russo

 

Fonti:

Sistema antipuzza

Odour Schauberger

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