Wallace è stato anche un matematico mancato. Gli sarebbe piaciuto esplorare i misteri dell’infinito, delle funzioni iperboliche, le serie di Fourier e la topologia algebrica. Ma lui era invece uno scrittore, forse il più grande tra coloro che sono nati negli anni ’60. La matematica per lui era sexy, una cosa che ti attira e ti invita ad una conoscenza più intima. Una “ficata” incredibile che ti piacerebbe poter sfoggiare in ogni occasione. Il suo stile era per certi versi simile alla scrittura scientifica: liste, definizioni, deduzioni, ipotesi. Non aveva paura della terminologia e degli acronimi e di usarli anche pesantemente (senza parlare delle note…). E della matematica amava la creatività artistica. “Le derivate sono solo trigonometria con un po’ di immaginazione” dice Michel Pemulis, personaggio del suo romanzo Infinite Jest. Ma era anche affascinato dal rigore, dalla possibilità che la matematica ha di generare strutture complesse e inevitabili. Diceva che Infinite Jest aveva la forma
di un triangolo di Sierpinski, con figure che si ripetevano a diverse scale del racconto. E il testo era pieno di oggetti di ispirazione geometrica: coniche, cardiodi, cicloidi, lemniscate, e anche di applicazioni della matematica, dall’ottica alla produzione di strane forme di energia.
Nonostante questo, Infinite Jest è un romanzo in cui la matematica è in realtà solo un contorno. Si parla di tante cose: l’intrattenimento(=le cazzate che ci stordiscono, la pubblicità, il guardare cose che ci “divertono”, ma nel senso di vertere altrove la nostra attenzione per non farci pensare e non farci sentire l’angoscia della nostra vita da soli), su come si passa la vita, il tennis, la cultura accademica, le sostanze e le cose che danno dipendenza, la depressione, la tecnologia e i rifiuti. La politica, l’arte e la comunicazione. E soprattutto parla di solitudine, infelicità, tristezza, della difficoltà di provare sentimenti veri e di esprimerli (ehi, ci sono però anche momenti molto comici…). La sincerità e il pericolo del “sentimentalismo”. Il pericolo di essere degli esseri umani vuoti e incapaci di comunicare. Tuttavia, oltre a un’improbabile spiegazione del teorema del Valor Medio, contiene tanti spunti che per un matematico è difficile ignorare e a questa cosa, forse non centrale, mi sono dedicato. A un anno dalla morte, durante il Festival della Letteratura di Mantova, si è tenuta una conversazione pubblica tra Leonardo Colombati, scrittore, e il sottoscritto, matematico, su Wallace e l’infinito. I miei appunti unilaterali li potete trovare qui sotto in formato pdf. Speriamo possiate trovarli interessanti.
“Verso l’infinito e oltre, David Foster Wallace e la matematica”. Vedi e/o scarica il pdf.
di Roberto Natalini
Nota biografica
David Foster Wallace (1962-2008) è stato uno scrittore e saggista americano. Ha pubblicato due romanzi, “La scopa del Sistema” (1987) e “Infinite Jest” (1996); un terzo (“Il re pallido”, incompleto) sarà pubblicato postumo alla fine del prossimo anno. Ha scritto inoltre numerosi racconti e alcuni splendidi reportage giornalistici che lo hanno fatto conoscere al grande pubblico. Ha sofferto per molti anni di depressione e il 12 settembre del 2008 si è impiccato nel patio di casa sua a Claremont (California). Quest’estate si è svolta una lettura collettiva on-line di Infinite Jest, “The Infinite Summer”, che ha visto attivi migliaia di lettori in tutto il mondo per oltre 3 mesi. Il Time ha inserito Infinite Jest tra i 100 romanzi più importanti (1926-2006).
Per saperne di più:
THE HOWLING FANTODS! – David Foster Wallace: News, Info, Links: http://www.thehowlingfantods.com/dfw.htm
The Infinite Summer project: http://infinitesummer.org/
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