La matematica per molte persone rimane una “bestia nera”: sembra fredda e spietata, difficile e astrusa… Molti ammettono di non essere in grado di comprenderla, o addirittura se ne vantano. Paura della difficoltà tecnica? Blocco psicologico? In ogni caso, scherzarci o cantarci sopra può essere un bel modo per esorcizzare queste reazioni! Ce ne parla Francesco Malaspina, professore associato del Politecnico di Torino.
In questo articolo vi presento la parodia musicale, sulle note di Carlo Martello di Fabrizio De André, che trovate in fondo all’articolo. Il testo originale di Paolo Villaggio, goliardico e boccaccesco, racconta l’incontro tra Carlo Martello di ritorno dalla battaglia di Poitiers e una prostituta. Nella parodia, invece, lo studente Piercarlo, preoccupato per l’esame di algebra lineare, incontra una fanciulla alle prese con la stessa materia. Se nell’originale l’incontro evolve in tenzone amorosa, nella parodia si ha invece una spiegazione dettagliata del diagramma commutativo che descrive il cambiamento di base in un’applicazione lineare, le conseguenze della diagonalizzazione e della possibilità di cambiare il punto di vista.
Perché cimentarmi nel non facile progetto di realizzare questo video? Scrivere il testo, trovare due bravi cantanti solisti, convincere colleghi e colleghe da vari dipartimenti a mandarmi spezzoni da montare insieme alla fine… La prima motivazione sono stati i tanti studenti cui insegno algebra lineare al Politecnico di Torino, che ho voluto aiutare a vincere la paura cantando l’argomento più profondo e ostico del corso e riprendendo a lezione verso per verso.
Un’altra motivazione nello scrivere la matematica in versi, come cerco di raccontare anche nei miei libri divulgativi, è il ribadire che la matematica è bellezza, poesia e fantasia.
Vincoli per liberare la fantasia
La struttura della ballata mi imponeva dei vincoli sia per gli accenti che dovevano cadere in certi punti, sia per le rime e la lunghezza dei versi. Proprio come accade nell’attività di ricerca questi vincoli non sono ancore che impediscono di volare ma trampolini verso la fantasia. Quando affronti un nuovo problema, le domande che ti poni, la natura stessa del problema e gli ostacoli che inevitabilmente vengono a frapporsi, costituiscono dei vincoli. A prima vista, queste regole apparentemente rigide e inflessibili rendono la matematica antipatica, ma in realtà è proprio cercando di superare con fantasia questi ostacoli che si arriva a una grande libertà e a luoghi che, prima, non immaginavi. Nello scrivere la ballata sono stato condotto dai vincoli che avevo.
Chi ascolta una parodia musicale può essere indotto a scriverne una a sua volta. In questo modo da un lato può fare l’esperienza di questo legame, così strutturale in matematica, tra vincolo e fantasia, e dall’altro finisce per comprendere meglio l’oggetto matematico descritto. Ho spesso la sensazione di riuscire a comprendere davvero soltanto gli oggetti matematici che utilizzo concretamente per dimostrare un nuovo teorema. Non potendo chiedere a uno studente del primo anno di trovare un risultato originale ecco che lo sforzo creativo nel descrivere in versi può avere un effetto simile.
Parodia musicale e divulgazione
C’è infine l’aspetto affettivo. Impariamo meglio se si crea empatia con il docente che abbiamo di fronte e se lo sentiamo meno distante, per esempio se scende dal piedistallo e si lascia incontrare in un ambiente così familiare come un video su Youtube. In effetti, i docenti che hanno accolto il mio invito a partecipare a questa iniziativa l’hanno fatto principalmente per affetto verso i loro studenti.
Naturalmente agli aspetti didattici si affiancano quelli divulgativi. Se i primi destinatari sono gli studenti del corso, è chiaro che video come questi si diffondono in modo talvolta virale in varie direzioni. Mi è capitato, per esempio, che il padre di un mio allievo, professore ordinario di sociologia e saggista mi scrivesse per congratularsi e dirmi che un tempo si era avvicinato all’algebra lineare per poter padroneggiare strumenti di statistica e avrebbe inviato il video ai colleghi come esempio di come rendere godibile una materia. Oppure un’altra mia parodia musicale matematica, questa volta sulle note di Franco Battiato, è stata ripresa da un noto youtuber (uno da oltre un milione di iscritti e un canale con oltre 136 milioni di visualizzazioni) che l’ha presa simpaticamente in giro suggerendone però la visione ed elargendo anche apprezzamenti.
È chiaro che ci sono vari livelli di approfondimento nel guardare questo video. C’è chi è davvero alle prese con l’algebra lineare e cerca di capire il diagramma commutativo che ha un ruolo fondamentale anche in fisica teorica (spesso nel fare divulgazione si cerca di stuzzicare la curiosità con argomenti accattivanti e sorprendenti ma magari marginali e di nicchia, qui si prova a fare lo stesso con qualcosa di più centrale e profondo) oppure chi coglie solamente il fatto che questo tipo di matematica può essere utile per guardare un problema da un nuovo punto di vista.
Abbiamo avuto molti commenti anche da persone decisamente lontane dalla matematica alcune delle quali si sono, in qualche modo, riconciliate con essa. Certo uno degli obiettivi era quello di ribadire che la matematica è divertimento e, quando si riesce a essere precisi e rigorosi, ci si diverte anche di più. Inoltre, la video-parodia è un linguaggio in grado di arrivare a molti e che aiuta a esorcizzare la paura che può incutere la matematica, contribuendo a rimuovere un ostacolo decisivo per il suo apprendimento e rendendola così meno lontana. Sottolinea implicitamente il legame tra vincolo e fantasia, ed incoraggia uno sforzo creativo utile a entrare più in profondità nella materia.
Cori di scienziati
L’uso di parodie musicali o canzoni per fare divulgazione scientifica è piuttosto diffuso e assodato. Pensiamo, a livello internazionale, a gruppi strepitosi come “A Capella Science“ o “Les Horribles Cernettes“. In Italia i video più noti sono quelli di Lorenzo Baglioni. Ce ne sono anche di realizzati da brillanti studenti come Matteo Altavilla o da ricercatori in didattica della matematica e anche uno molto gustoso di Marco Bramanti del Politecnico di Milano.
La peculiarità della ballata che stiamo raccontando risiede nel fatto che riesce a coinvolgere una ventina di docenti di dieci diversi atenei spaziando da Napoli a Verona, da Parma a Catania, passando per Torino, Palermo e Bari fino ad arrivare a Tolosa e Barcellona. Si tratta di matematici attivi, che fanno ricerca in prima persona e che sanno raccontare argomenti complessi con leggerezza, cercando di divertirsi e di divertire. Cercando insomma di far capire che i matematici non sono pazzi. O forse un po’ sì, ma solo quel tanto che basta per affrontare problemi che a volte si rivelano essere veramente pazzeschi.
Ma adesso, buon ascolto!
Francesco Malaspina