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Vi presentiamo una bella intervista a Gabriella Pinzari che Anna Maria Cherubini ha realizzato per la Newsletter di EWM. La travolgente passione per la matematica e le  interessanti idee di Gabriella speriamo possano essere fonte di ispirazione per tanti giovani matematici e matematiche! Traduzione a cura di Chiara de Fabritiis.

Gabriella Pinzari ha cominciato a studiare la stabilità del sistema solare durante il dottorato, quando ha iniziato a produrre i risultati che l’hanno portata all’ICM, in cui è stata speaker invitata. Adesso è professoressa associata di Fisica Matematica all’Università di Padova e Principal Investigator di un prestigioso ERC grant che finanzia le sue ricerche sul problema degli n corpi. In questa intervista ci racconta del suo amore che dura da una vita per la matematica e di come un percorso non convenzionale possa condurre a una carriera piena di successi.

Come spiegheresti la tua ricerca a un non-specialista? 

La mia ricerca ha a che fare con lo studio del moto di un certo numero di masse che sono sottoposte all’attrazione gravitazionale. Il problema è molto vecchio ed è noto come “Problema dei molti corpi”. Sono particolarmente interessata ai casi con un’interpretazione fisica reale, come quelli in cui una delle masse è molto più grande delle altre (il che emula il nostro sistema solare) oppure in cui c’è una massa grande, una intermedia e una piccola, come nel sistema Sole-Giove-Asteroide.

Quali sono i problemi che ti interessano maggiormente?

Mi interessa capire quali sono i moti che restano stabili per intervalli di tempo molto lunghi, oppure se ci sono situazioni di instabilità: ad esempio, può capitare che la distanza di un corpo dal suo sole cresca indefinitamente?

Quando hai deciso di diventare un matematico e perché?

 Ho sempre amato la matematica fin dai primi anni delle scuole elementari; con il tempo questo amore è cresciuto sempre di più. A un certo punto, quando avevo una ventina d’anni, ho realizzato che sarebbe stato bellissimo studiare per tutta la vita. A quel tempo stavo studiando per la laurea in fisica all’Università di Roma La Sapienza; mi piacevano in particolare la fisica teorica e la fisica matematica. L’ambiente culturale era fantastico e ho avuto mentori eccezionali: Giovanni Jona Lasinio e Giovanni Gallavotti; quest’ultimo è stato il relatore della mia tesi di laurea magistrale.

Ci puoi dire qualcosa della tua storia?

La prematura morte di mio padre, mentre stavo ancora studiando, ha messo fine ai miei sogni per molti anni. Ho iniziato a lavorare e ho fatto l’insegnante per una decina d’anni. Quando mi sono accorta che non ero felice, ho pensato che avrei dovuto provare a risolvere un problema matematico e ho chiesto a Gallavotti di darmi un problema; lui ha accettato ed è stato il punto di partenza di una collaborazione con Alessandra Celletti. La mia seconda vita matematica è iniziata in quel momento: negli anni successivi ho fatto un dottorato senza borsa a Roma, sotto la supervisione di Luigi Chierchia; dopo il PhD ho avuto una posizione da post-doc a Napoli, dove ho collaborato con Massimiliano Berti. Durante il dottorato ho lavorato su problemi aperti nella teoria della stabilità del moto dei pianeti, come definita da Vladimir  Arnold  negli anni Sessanta. I risultati che ho trovato sono stati valutati molto positivamente dalla comunità scientifica e nel 2014 ho avuto l’onore di essere invitata all’ICM a Seul. Devo anche dire che sono veramente grata a Massimiliano Berti per avermi dato l’opportunità di presentare i miei risultati in molte importanti conferenze  che ha organizzato mentre ero ancora all’inizio della mia carriera.

Che cosa ti ha portata verso il tuo campo di ricerca?

Mi è sempre piaciuto usare la matematica per capire i problemi della fisica.

Chi ti ha supportata nelle tue scelte e nella tua carriera?

Mio padre, mia madre, i miei zii, mio marito e i miei figli, i miei mentori: voglio approfittare di questa occasione per ringraziarli tutti.

Hai ricevuto  un prestigioso ERC grant. Puoi raccontarci qualcosa dei tuoi progetti futuri? C’è un problema in particolare che sogni di risolvere?

 La ricerca scientifica per me è un continuo processo di apprendimento, costellato di tentativi per trovare nuove strade. Spero davvero che il lavoro che stiamo facendo per il progetto ERC porti a linee di ricerca del tutto innovative, non ancora sfruttate. Nel futuro vorrei anche dedicarmi a campi che non ho ancora esplorato come la meccanica quantistica e la meccanica statistica.

Sei stata speaker invitata all’ICM nel 2014, quando la Medaglia Fields è stata conferita per la prima volta a una donna: qual è la tua opinione sulle problematiche di genere in ambito scientifico e nella matematica in particolare?

Quello che penso è questo: troppo spesso, se un lavoro è scritto in collaborazione da un uomo e da una donna, succede che i meriti siano attribuiti all’uomo. Questo avviene specialmente quando l’articolo è veramente innovativo e la donna è in una posizione accademica inferiore a quella dell’uomo; le persone credono che i meriti vadano dati all’uomo, ma questo non è sempre vero. Parlando della progressione della carriera, troppo spesso l’impatto dei meriti scientifici sugli avanzamenti è molto differente per un uomo rispetto a una donna: la progressione di carriera per un uomo rimane sempre più veloce rispetto a quella di una donna. In alcuni dipartimenti di matematica, anche quelli con il maggior prestigio accademico, la proporzione fra il numero di donne e di uomini al livello più alto della carriera è inaccettabile.

Quali sono le tue passioni a parte la matematica?

Quand’ero più giovane mi piaceva dipingere; ora non ho tempo: lo dedico tutto alla ricerca e ai doveri accademici.

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