Oggi intervistiamo Eleonora Di Nezza, vincitrice del premio Indam-simai-umi 2014 e vincitrice di una borsa Marie Curie all’Imperial College di Londra. Intervista raccolta da Maya Briani.
Per quale motivo hai deciso di fare matematica? Ci racconti un po’ il tuo percorso di studi, come sei arrivata all’Imperial College di Londra?
Fare Matematica è una cosa “che è successa”! Scherzo sempre dicendo che l’unico motivo per cui mi sono iscritta a Matematica è stato il fatto che le iscrizioni a Ingegneria erano già chiuse quando mi sono ritrovata a decidere (tardi) del mio futuro dopo la maturità. Mi sono fatta poi trasportare dalla corrente: ho finito la triennale alla Sapienza e senza farmi domanda ho iniziato la specialistica in Matematica. Studiare la Matematica era facile e divertente. Alla fine del percorso di studio di 5 anni, ho provato ad entrare a far parte del dottorato in Matematica: a quell’epoca ero ancora innocentemente ottimista ed ho presentato domanda solo a Roma, in tutte e tre le Università. Ho vinto un posto a Tor Vergata ed ho subito accettato: quella era l’Università a cui puntavo! C’era (e c’è) un bel gruppo di geometria e analisi complessa, di gente giovane e preparata. Io ero piena di entusiasmo anche se non avevo alcuna idea di cosa mi aspettasse: fare ricerca, fare Matematica è completamente diverso da studiare la Matematica.
Ho passato il primo anno facendo esercitazioni, seguendo corsi di dottorato e seguendo il consiglio di chi diceva di guardarsi in giro all’inizio e di scegliere il relatore solo alla fine del primo anno. Anni dopo e con il senno del poi mi chiedo: ma se il dottorato in Italia dura solo 3 anni (non come in Svezia, ad esempio, dove dura 5 anni), come si può consigliare di “guardarsi intorno” per un anno e lavorare su una buona tesi di dottorato in 2 anni?!
Ad ogni modo… io sono stata fortunata (è cosi che mi piace dire e in realtà penso veramente che la fortuna e la tempistica contino molto)!
Alla fine del mio primo anno ho fatto la mia scelta: volevo studiare e lavorare nel campo della geometria complessa ed ho chiesto a Stefano Trapani se poteva dirigermi durante la tesi di dottorato. Ho iniziato poi una cotutela (un programma di dottorato congiunto) con l’Università francese Paul Sabatier di Tolosa dove avrei lavorato con Vincent Guedj. Come dico sempre io: “Un solo papà matematico non bastava, a me ne servivano due!” 🙂
Ricordo ancora la prima volta che andai a Tolosa per conoscere Vincent e per discutere di matematica con lui. Nonostante avessi già fatto un’esperienza all’estero durante la laurea specialistica, tutta questa mobilità e la possibilità di vivere in Francia per 2 o 3 anni mi terrorizzava e mi intrigava allo stesso tempo. Ed eccomi li, a Tolosa, poi a Roma e poi di nuovo a Tolosa: sono passati così gli anni dal 2011 al 2014.
Nel frattempo “facevo la matematica”: la mia tesi riguardava la geometria delle equazioni di Monge-Ampère su varietà Kähler. Magari nessuna di queste parole vi suona familiare ma dovete sapere che il tema della mia tesi è un altro di quei motivi per cui penso di essere fortunata. Mi sono appassionata a quell’area di ricerca e anche se a volte (molte volte!) la matematica non andava, non funzionava, quando ho visto nascere il mio primo Teorema mi sono quasi commossa.
Durante il mio percorso di tesi ho conosciuto tante persone fantastiche sia dal punto di vista matematico che umano: Stefano e Vincent mi hanno insegnato molto e se oggi scelgo e continuo a scegliere (post-doc dopo post-doc) di fare la matematica è anche grazie a loro.
Ho discusso la tesi di dottorato il 29 Luglio 2014 e circa dopo un mese mi sono trasferita a Londra: il 1 Settembre avrei iniziato un postdoc (a priori di un anno) a Imperial College London. Il mio referente era (ed è) Mark Haskins: matematico eccellente e persona molto disponibile. Sotto suo consiglio ho applicato per una borsa Marie Curie europea che mi avrebbe consentito di rimanere all’Imperial per altri 2 anni. E così ho fatto: ho scritto la mia (bellissima!) domanda per un intero e faticosissimo mese (e non sto scherzando, ci vuole davvero tutto quel tempo). Sapevo che per ottenere la Marie Curie c’è molto competizione e temevo di non avere moltissime possibilità. Aspettavo e speravo: a Febbraio 2015 ho saputo di aver vinto la borsa per 24 mesi. Come ho detto, sono una ragazza fortunata!
Nel frattempo avevo ottenuto post-doc per un semestre di geometria differenziale a MSRI (Matematica Science Research Institute), a Berkeley, in California. Detto, fatto: ho messo “in pausa” la mia Marie Curie ed è cosi che ho trascorso il periodo da gennaio a maggio 2016 a Berkeley. In occasione del semestre speciale a MSRI c’erano tutti i “big” del mio campo: è stato un periodo molto produttivo che mi ha dato anche modo per creare contatti con matematici negli USA. Ora sono di nuovo a Londra, a Imperial College. Mi resta ancora/solo un anno con la mia borsa Marie Curie. Quello che succederà poi non lo so, ma so che mi piace fare la matematica…
Quale è il tuo campo di studi?
Come ho accennato prima lavoro nel campo della geometria complessa e della geometria differenziale. Ai geometri piace classificare gli oggetti(=le varietà) ed io in particolare studio l’esistenza di oggetti (=metriche) speciali su varietà.
Quale è il risultato che ti ha dato più soddisfazioni finora?
Il lavoro che mi ha dato più soddisfazioni e per il quale ho avuto molto, moltissimo feedback positivo, è il mio primo lavoro che risale al mio primo anno di dottorato a Tor Vergata. Si tratta di un articolo in analisi (che non è esattamente il mio campo di ricerca attuale) in collaborazione con Enrico Valdinoci e Giampiero Palatucci. Enrico (professore a Tor Vergata in quel periodo) ha avuto un’idea brillante nata anche da un’esigenza della comunità matematica di PDE. Abbiamo riunificato tutti i risultati su spazi di Sobolev frazionari: abbiamo “tappato i buchi”, dimostrato l’equivalenza di tutte le possibili definizioni presenti in letteratura e costruito nuovi esempi. E’ stato divertente, ho imparato molto anche grazie a Giampiero (postdoc all’epoca) che con tanta pazienza faceva i conti con me. Beh, questo lavoro è stato apprezzato molto e, nonostante sia stato pubblicato solo 4 anni, fa ha tantissime citazioni. Quando sono triste e scoraggiata mi collego al sito Mathscinet e controllo il numero di citazioni. Diciamo che mi tira su il morale.:)
C’è un risultato scientifico a cui stai puntando, in questo momento?
In questo momento sto lavorando su problemi che riguardano le geodetiche nello spazio delle metriche di Kähler su varietà singolari. Si possono fare tante domande su queste geodetiche, un pò con la stessa filosofia con cui si affronta lo studio delle varietà riemanniane nei primi corsi di geometria differenziale. Lo spazio delle metriche di Kähler può essere pensato come una varietà riemanniana infinito dimensionale e la “dimensione infinita” crea qualche problemino…
Hai vinto il premio Indam-Simai-Umi. Raccontaci come è andata.
Si, ho vinto questo premio. Beh, non c’è molto da dire su come è andata: ho visto il bando (pubblicizzato per email), ho fatto domanda, ho incrociato le dita e alla fine ho vinto. La cerimonia organizzata per la consegna dei premi è stata un’ esperienza indimenticabile. Il Prof. Giorgio Patrizio, presidente dell’INDAM, ha tenuto un breve discorso introduttivo per il pubblico misto composto da professori e parenti. Le sue parole erano innegabilmente di supporto per i giovani ricercatori italiani all’estero e manifestavano la speranza che la situazioni cambi presto. Io e gli altri vincitori abbiamo poi tenuto un seminario sui risultati contenuti nelle nostre tesi di dottorato. Ricordo di essermi divertita molto a notare che non sono la sola a usare parole inglesi qua e là, anche quando il seminario è in italiano|:)
Quali sono i tuoi “dream problems”?
Dream problems: vediamo… C’è un problema che ho provato ad attaccare più volte e più volte “ho sbattuto la testa” contro: riguarda la regolarità di soluzioni di equazioni di Monge-Ampère degeneri su varietà kähleriane. Il problema è molto tecnico ma sono affascinata sopratutto dalle possibili conseguenze che metodi analitici possono avere se applicati in geometria algebrica. Mi entusiasma quando diversi campi della matematica si intersecano!
… a parte la matematica, come passi il tempo? Cosa fai quando non fai matematica?
A parte la matematica faccio diverse cose: sono appassionata di diverse serie tv, frequento spesso teatri e musei, esco con gli amici, pratico sport e soprattutto lo yoga. Mi posso definire un’appassionata di questa disciplina. Ho iniziato in Francia durante il dottorato, ho continuato a Londra e ormai ho coinvolto anche i miei amici (matematici ed ex-matematici) a Roma: l’estate si fa tutti insieme yoga sulla spiaggia!