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La geometria non si riferisce solo all’ambiente fisico, intuitivo, che comunemente chiamiamo “spazio”…

 

Testo di Riccardo Mini Messo in scena da “Pacta dei teatri” nella serie: Teatro in matematica.
Attori: Maria Eugenio D’Aquino, Annig Raimondi, Vladimir Todisco Grande

Regia: Valentina Colorni
Lo spettacolo vuole suggerire l’idea che la geometria non si riferisce solo all’ambiente fisico, intuitivo, che comunemente chiamiamo“spazio”. Per questo si rivolge dapprima al postulato delle parallele ed alla nascita delle geometrie non euclidee, poi alla nozione di dimensione, con attenzione agli spazi quadridimensionali.
Quattro scene con quattro diversi canoni teatrali, intervallati da spiegazioni bizzarre – ma non scorrette – e concluse da un rapido riassunto concettuale.
La prima scena presenta i due classici protagonisti comici – l’attore e la spalla o il bianco e il nero, come sono spesso noti – alle prese con una rotta aerea ed i postulati euclidei. Come al solito in queste scene, il più ingenuo e apparentemente sprovveduto nero dimostra maggiore intuizione e capisce la necessità di studiare la geometria sferica per queste problematiche.
La seconda scena invece, di stampo più classico, adombra la storia della scoperta della indipendenza del postulato delle parallele, con un doppio binario: un parallelismo – per rimanere nel titolo – fra l’autorità di Euclide, messa in dubbio dalla nascita delle nuove geometrie, e quella di un sovrano, al quale si ribella la popolazione.
La terza scena introduce il “teatro nel teatro”: si recita l’Amleto, ma lo spettro del padre non è altro che la confusa comprensione che ha il protagonista, il quale entra ed esce dal suo ruolo nella tragedia, richiamato a volte con forza in una dimensione superiore. E le quattro dimensioni compaiono infine come “lettura scenica” di un testo letterario, tratto da “La casa nuova” di Robert Heinlein: la costruzione di una casa a forma di  “tesseract” – un cubo a quattro dimensioni – ed i paradossi che ne conseguono.
La scelta di quattro stili diversi, di quattro canoni teatrali di diversa origine ha anch’essa un significato di parallelismo: il teatro è spazio vuoto, come lo spazio della geometria. Nell’uno basta un oggetto per caratterizzare un ambiente al quale si informano le azioni successive, nell’altro basta un postulato per definire la struttura e le sue conseguenze.
Ma questo non è rappresentato. Solo detto, nella consueta spiegazione/dibattito con cui attori, regista e consulente matematico intrattengono il pubblico al termine dello spettacolo.

Renato Betti
Dipartimento di Matematica Politecnico di Milano
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