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Una “strana coppia” di giovani coinquilini deve semplicemente prepararsi un pranzo (e qui sta tutta la storia). Ma (e qui sta per noi l’interesse), Gianni ha un contratto di ricerca in Matematica all’Università.

 

Sabato 27 marzo è stata la Giornata Mondiale del Teatro, e io ero a Venezia, al convegno su “Matematica e Cultura” che Michele Emmer organizza ogni anno. Un fine settimana di solito passato assistendo (affascinati, stupiti o sbalorditi) a presentazioni dove si illustrano le più strane, imprevedibili e a volte improbabili connessioni fra il mondo della matematica e qualsivoglia altro ambito dell’attività umana: ricordo ancora, in anni passati, “Matematica e Fumetti” e un insuperabile “Matematica e Psicoanalisi”.

 

12 Ma quel sabato era proprio la giornata del teatro e, non so se la cosa sia stata casuale o accortamente pianificata, all’Auditorium di Campo Santa Margherita si è visto un curioso spettacolo tratto da “La matematica in cucina”, un libro di Enrico Giusti, su adattamento di Angelo Savelli per il Teatro Stabile di Rifredi. Dirò subito di non aver letto il libro, del quale per la verità non conoscevo nemmeno l’esistenza e confesserò anzi di avere una certa diffidenza per l’uso della matematica “fuori contesto”, che mi appare a volte un po’ artificioso e poco convincente.

Lo spettacolo è invece ben costruito intorno a una coppia di protagonisti che, in modo esplicito, si rifà al tradizionale dualismo fra un intelligente e forse un po’ saccente “Gianni” e un arguto “Pinotto”, nel classico ruolo di “spalla” ironica e ostentatamente irriverente. Il richiamo che i due attori, Andrea Bruno Savelli e Andrea Muzzi, fanno alla coppia di comici americani del dopoguerra è dichiarato in un prologo che introduce lo spettacolo, attraverso una associazione forse un po’ ingenua (Giovanni/Gianni e Giuseppe/Pino/Pinotto) che porta dai nomi dei personaggi a quelli dei due (dimenticati?) protagonisti di film comici degli anni ’40.

 

13 Una “strana coppia” di giovani coinquilini che deve semplicemente prepararsi un pranzo (e qui sta tutta la storia) ma (e qui sta per noi l’interesse) dove Gianni ha un contratto di ricerca in Matematica all’Università.

Ora, diciamo la verità, uno che cerca subito di spiegarvi perché il flusso dell’acqua dal rubinetto produce un getto che si restringe man mano che scende verso il basso forse non è il miglior commensale che vorreste avere, ma se gli mettete a fianco un ragazzo toscano dalla battuta pronta, che soffre un po’ la superiorità dell’altro, e lo prende in giro, ecco che allora la situazione si capovolge, e si evita, fortunatamente, il peggior rischio sempre in agguato quando si voglia introdurre una spiegazione scientifica in un meccanismo narrativo: il didascalismo scolastico, nemico di ogni divulgazione. Ancora una volta l’ironia e la presenza di un personaggio che cerca di prendere poco sul serio quello che gli viene spiegato, costruendoci sopra giochi di parole, paragoni e metafore paradossali, funziona e permette di far passare il messaggio “serio” in modo naturale e, possiamo dirlo, divertente.

 

14L’azione si svolge su un palcoscenico dove è ricostruita in modo abbastanza realistico una cucina, alle spalle degli attori. Dovrebbe esserci anche l’acqua che esce dal rubinetto, ma a Venezia per qualche motivo questa è mancata. C’è anche, come si dice, un tormentone, e cioè un riferimento comico che torna in continuazione: una fantomatica “Frittata del Picchi”, intorno alla quale i protagonisti favoleggiano spiritosamente.

E di cosa si parla, in questa “cucina matematica”? Di flussi d’acqua e della legge di Bernoulli, di bilance e di equilibrio, di patate da pelare e di superfici minime che racchiudono volumi assegnati, di scaldabagni, radiatori e flussi di calore, di insalate da condire (sapete qual è l’ordine migliore per aggiungere sale, olio e aceto, e perché?) e di bagni di mare, di centrifughe da cucina e di forze centrifughe, di mucchietti di sale e zucchero e degli attriti interni nei materiali granulari, con divagazioni sulla statica delle piramidi (a voler essere un po’ faziosi viene anche da dire che questa è piuttosto la “fisica matematica” in cucina).

 

15 Nella finzione scenica il matematico (Gianni) sembra sentimentalmente il più fortunato dei due (sarà proprio così anche nella realtà?) e negli sviluppi di questo tema torna fuori la storia del Premio Nobel negato ai Matematici perché la moglie di Nobel avrebbe avuto una tresca con Mittag-Leffler. Per dire la verità, però, io sapevo che si trattava di una leggenda metropolitana (Nobel non era sposato, e in questa storia sembra esserci poco o nulla di vero). Qualcuno ha mai controllato? Lo spettacolo dura poco più di un’ora e, a sentire l’autore dell’adattamento, fratello di uno degli attori, è stato portato in giro per l’Italia con un buon successo. Se lo merita.

 

di Maurizio Vianello

Maurizio Vianello è ordinario di Fisica Matematica alla Facoltà di Architettura Civile del Dipartimento di Matematica “F. Brioschi” del Politecnico di Milano

 

 

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