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Un modello matematico proposto da ricercatori inglesi e tedeschi ha preso in considerazione la water ballast, (ovvero l’acqua di zavorra che le navi utilizzano per stabilizzare lo scafo e che scaricano nel porto d’arrivo) come mezzo di trasporto di microrganismi che possono minacciare l’ecosistema.

L’acqua necessaria a dare stabilità alle imbarcazioni viene prelevata generalmente in una zona sotto la costa e, una volta che la nave arriva a destinazione, viene scaricata in porto. Nell’acqua di zavorra sono presenti sia sedimenti che microrganismi come ad esempio batteri, microbi, piccoli invertebrati, uova e larve. Il carico e lo scarico dell’acqua possono avvenire quindi in località anche molto lontane e diverse tra loro, generando una migrazione di sostanze che porta ad avere squilibri negli ecosistemi.

Uno degli esempi più comuni di specie invasiva trasmessa tramite l’acqua delle stive è la Dreissena polymorpha meglio nota come cozza zebra. Originaria del mar Nero e della zona del mar Caspio, oggi è comunemente reperibile in Nord America, Gran Bretagna, Irlanda, Spagna e Svezia ed inserita nell’elenco delle cento specie aliene più dannose del mondo. Lo scopo della ricerca, pubblicata sul Journal Ecology Letters è quello di calcolare le possibilità di sopravvivenza di una specie durante un viaggio e di quantificare la probabilità che questa specie colonizzi le acque di arrivo.

Rotta, dimensione della nave, temperatura e biogeografia: queste sono le quattro variabili, come spiega Bernd Blasius dell’Università di Oldenburg, che gli esperti hanno preso in considerazione, esaminando 3 milioni di viaggi compiuti nel periodo tra il 2007 e il 2008. La probabilità che i microrganismi trasportati con l’acqua di zavorra possano colonizzare il porto di destinazione sarebbe scarsa, ma secondo Michael Gastner dell’Università di Bristol, le dimensioni sempre più monumentali delle navi e i viaggi sempre più numerosi aumentano esponenzialmente tale rischio. Lo studio riguarda le acque americane e identifica tra i luoghi più colonizzati la baia di San Francisco e quella di Chesapeake. I microrganismi che viaggiano in nave possono avere un impatto sull’ambiente marino anche per decenni e i danni possono essere ingenti. Secondo i ricercatori le acque più pericolose sono quelle portate dalle navi che provengono da Singapore, Hong Kong, Suez e Panama, sia perché da questi porti partono molte navi e sia perché si tratta di acque calde che forniscono ai microrganismi maggiori probabilità di sopravvivenza nel corso dei lunghi viaggi. Tuttavia anche le acque fredde dei mari del Nord che vengono trasportate come zavorra hanno alte probabilità di resistenza, perché approdano nel mare statunitense spesso simile come condizioni e temperatura. Le tratte più a rischio sono quelle di media distanza: nei lunghi itinerari infatti si assiste a una selezione naturale della fauna marina, mentre nei brevi viaggi l’acqua di zavorra sfocia in un ambiente marino dalle condizioni simili che la rende meno minacciosa.

Purtroppo i microorganismi trasportati dall’acqua di zavorra talvolta hanno dimensioni tali da non per poter essere filtrati, rendendo quindi il problema del water ballast di difficile soluzione. Anche quando è possibile un sistema di filtraggio la soluzione potrebbe essere molto costosa, richiedendo un’eccessiva permanenza nelle navi nei porti estendendo in maniera proibitiva i costi delle operazioni. L’impatto economico della depurazione delle acque di zavorra potrebbe quindi scoraggiare ogni iniziativa in questa direzione.

 

A cura di Cristiana Di Russo

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