Su La Repubblica del 3 gennaio 2017, Giovanni Bignami è intervenuto sui problemi del finanziamento della ricerca in Italia in un articolo intitolato “I nodi della ricerca”, anche in vista della prossima riunione del G7 in Italia, che avrà una specie di controparte culturale presso l’Accademia dei Lincei. In questo contesto Bignami scrive:
“Sarebbe proprio bello, con l’occasione, poter dare l’immagine di una nazione con un livello di ricerca all’altezza degli altri grandi, o almeno di quelli europei. Ed è possibile, anzi facile, farlo per quanto riguarda i risultati, eccellenti, finora ottenuti in molti campi da scienziati ed umanisti italiani.
Più difficile, per noi, sarà parlare del futuro, anche immediato. Per cominciare, abbiamo un problema di fondo, legato all’attuale Programma nazionale della ricerca, approvato con quasi tre anni di colpevole ritardo a metà dell’anno scorso e la cui attuazione deve ancora partire.
È ricalcato, punto per punto, sul programma europeo Horizon 2020, tutto centrato sulle applicazioni della ricerca. Cosa bellissima e politicamente ben spendibile, ma che ha un senso solo se esiste anche un programma di ricerca fondamentale, da far precedere a quello delle applicazioni. Per esempio, matematica o glottologia, non esistono nel nostro Pnr, cercare per credere. E proprio la Francia invece è l’esempio di come una grande nazione moderna “viva” sulla matematica. Ma gli strumenti per allocare le risorse al Pnr sono ancora da costruire, non è troppo tardi per completarlo.” (L’intero articolo si può leggere qui).
È un bene che qualcuno finalmente si accorga di questa dimenticanza relativa alla matematica e ad altre scienze di base. Noi lo diciamo da anni, era ora che lo dicesse anche qualcun altro.