I membri italiani dell’Amd (Associazione Medici Diabetologi) hanno presentato a Lisbona all’European Association for the Study of Diabetes un nuovo approccio per la cura della malattia.
La nuova terapia si basa essenzialmente su un algoritmo matematico che prende in considerazione le seguenti variabili: età, peso del paziente, indici glicemici alle diverse ore del giorno (a digiuno e dopo i pasti) e quantità di emoglobina glicosilata nel sangue (misurata negli ultimi tre mesi precedenti).
Altri fattori da prendere in considerazione sono poi l’eventuale obesità o la presenza di complicazioni. Una volta in possesso di queste informazioni i medici sono in grado di elaborare i dati inserendo il paziente in una delle cinque possibili tipologie di malati che corrispondono a cinque algoritmi. A seconda della categoria di appartenenza, per ciascun paziente viene elaborata una terapia ad hoc.
I rappresentanti dell’Amd hanno sottolineato l’importanza di iniziare le terapie il prima possibile una volta scoperta la malattia. Questo perché esiste una sorta di “memoria metabolica” nell’organismo umano, quindi se all’inizio della malattia il glucosio rimane alto per troppo tempo (e la spia è l’emoglobina glicosilata), le complicazioni del diabete saranno più gravi. Per questo motivo l’Amd nel 2009 ha dato il via al progetto “Subito” che ha come obiettivo quello di individuare i pazienti diabetici il prima possibile per trattarli nel migliore dei modi.
Inoltre l’aspetto dell’automonitoraggio non è da sottovalutare; infatti i test casalinghi disponibili attualmente hanno un margine di errore del 20% nel determinare il vero valore della glicemia. Visto che quanto più il dato è preciso, tanto più accuratamente si potrà adeguare la terapia, le industrie stanno ora studiando nuovi glucometri che non presentino tali inconvenienti.
A cura di Cristiana Di Russo