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In un articolo pubblicato recentemente su arXiv, H. Berestycki e N. Rodriguez propongono un nuovo modello macroscopico per descrivere i movimenti sociali come proteste e rivolte. Il loro approccio è stato già utilizzato per modellizzare altri fenomeni sociali, come per esempio la criminalità urbana, la segregazione sociale e l’opinione pubblica.

La cronaca ci ha di recente presentato diversi eventi che hanno evidenziato la necessità di comprendere meglio la dinamica delle proteste, pensiamo per esempio alle settimane di disordini seguite la decisione del gran giurì di non incriminare l’ufficiale di polizia statunitense responsabile dell’omicidio di Michael Brown, avvenuto lo scorso agosto a Ferguson in Missouri. Un’ondata di proteste simili si è verificata anche a New York, dopo la decisione dei giudici di non intraprendere azioni legali contro l’ufficiale di polizia coinvolto nel caso di strangolamento di Eric Garner.

Le proteste possono essere considerate come una sorta di «esplosioni» delle attività sociali, indotte da un evento scatenante, e che aumentano per un certo periodo di tempo grazie ad un meccanismo di auto-rafforzamento e/o ulteriori shock esterni. Risulta quindi importante capire quando si verificheranno tali esplosioni e come si diffonderanno.
L’idea proposta nell’articolo è di descrivere il fenomeno a livello macroscopico, utilizzando modelli continui di equazioni alle derivate parziali e considerando l’accoppiamento di una variabile esplicita, che rappresenta l’intensità dei disordini, ed una implicita, la tensione sociale. Il sistema include inoltre gli effetti di fattori esogeni ed endogeni, così come i meccanismi di propagazione.

Vista la complessità di tali problemi, ovviamente non è possibile comprendere le origini economiche, sociali o politiche delle rivolte, né tanto meno discuterne la legittimità. Tuttavia grazie a questo approccio matematico è possibile determinarne il comportamento qualitativo. Per esempio, si può comprendere l’influenza della limitazione delle informazioni e delle reti di comunicazione sulla diffusione e la durata di una potenziale protesta. E’ stato mostrato infatti che la limitazione delle informazioni ostacola le rivolte, mentre un maggiore accesso ai social media e alla tecnologia ha l’effetto opposto.

Il modello proposto è in grado di catturare le onde di sconvolgimento, ovvero un disturbo delle proteste che si propaga nello spazio. Inoltre grazie alla tipologia di equazioni utilizzate è possibile quantificare la velocità con cui tali onde si propagano.

A cura di Cristiana Di Russo

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