Il rapporto ISTAT di settembre certifica il calo demografico italiano per i prossimi decenni. Le piramidi demografiche rendono visivi questi dati e i relativi scenari. Ce ne parla Marco Menale.
Il 28 settembre è stato pubblicato il report ISTAT “Previsioni della popolazione residente e delle famiglie”. Alla luce della situazione italiana al 2022, sono presentati e discussi alcuni scenari sul futuro demografico dell’Italia. Come già anticipato da precedenti report dell’ISTAT (ne abbiamo parlato qui su MaddMaths!), ogni scenario, dal più ottimista al catastrofico, conferma il calo demografico italiano fino alla fine di questo secolo. Infatti, se al 1° gennaio 2022 eravamo in \(59\) milioni, saremo in \(58,1\) nel 2030, fino ai \(54,4\) del 2050. Per arrivare ai \(45,8\) milioni del 2080, con le Nazioni Unite che ci danno sotto i \(40\) per la fine del secolo. Proviamo a guardare più da vicino questi dati con le piramidi demografiche.
Le piramidi demografiche sono una fotografia istantanea della situazione demografica di una popolazione, utile per delineare scenari futuri. Come si ottiene una piramide? Si divide una popolazione in due gruppi in base al sesso, e si costruiscono due istogrammi in cui le persone di ciascun gruppo sono ulteriormente divise per classe d’età. In basso troviamo le classi d’età più giovani, in alto quelle più anziane (qui per i dettagli). Una piramide a base larga fotografa una popolazione con un’ampia componente in età fertile, e, quindi, destinata a crescere. Mentre, una piramide rigonfia al centro indica una popolazione con età media alta e poche persone in età fertile, quindi destinata a decrescere.
In Figura 1 troviamo la piramide demografica dell’Italia al 2023. È una piramide rigonfia al centro; anzi, il rigonfiamento tende a spostarsi verso l’alto. Quindi, la popolazione italiana ha un’età media alta e la popolazione in età fertile è scarsa. Questa rappresentazione consente di visualizzare i dati del rapporto ISTAT. Infatti, in quest’ultimo si legge che la frazione di popolazione sopra i \(65\) anni ammonta al \(23,8\%\), mentre appena al \(12,7%\) quella sotto i \(14\) anni. Al 2050, queste percentuali si allontaneranno ulteriormente con il \(34,5\%\) di over-\(65\) e l’\(11,2\%\) di under-\(14\). Le piramidi dei prossimi anni saranno ancor più strette e rigonfie, a conferma del declino demografico di questo secolo presentato nei diversi scenari del rapporto ISTAT.
Riguardiamo questi dati con la previsione di piramide demografica italiana al 2100 in Figura 2. La base è ulteriormente ristretta, se paragonata a quella del 2023 in Figura 1. Tuttavia, a restringersi è l’intera popolazione, con uno scenario che vede poco più di \(36\) milioni di residenti. Si tratta di una perdita di circa il \(40\%\) rispetto alla situazione al 2022. Sono le conseguenze del costante calo nella fascia fertile della popolazione.
Il cambiamento demografico italiano è ancora più marcato se confrontiamo la piramide demografica del 2023 con quella del 1950 in Figura 3. In quest’ultima, non c’è alcun rigonfiamento centrale; mentre, è ampia alla base. In quegli anni c’era una prevalenza della fascia fertile della popolazione, in linea con il boom demografico dei successiva decenni. La differenza emerge ancora più nettamente se confrontata con le previsioni della piramide demografica del 2100 della Figura 2. Sembra che l’una sia ottenuta per ribaltamento dell’altro.
Con le attuali proiezioni dell’ISTAT, nemmeno l’immigrazione riuscirà a invertire la tendenza italiana. Infatti, si stima che entro il 2080 a fronte di \(18,3\) milioni di immigrati ci saranno \(8,2\) milioni di emigrati. Inoltre, il calo demografico dei prossimi decenni non sarà omogeneo su tutto il territorio. Sarà più marcato al sud, che passerà dai \(19,9\) milioni del 2022 ai \(16,3\) milioni del 2050, fino agli \(11,9\) del 2080. E qui l’analisi diventa anche socio-economica. La piramide demografica del sud sarà ulteriormente prosciugata alla base dai movimenti in uscita verso il nord e verso l’estero.