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Numeri, lettere, simboli, grafici, formule, equazioni…perché torturare gli studenti con queste apparenti farneticazioni sconnesse ed alienanti? Il mondo di oggi offre svariati stimoli, decisamente più interessanti ai loro occhi, per cui ha senso chiedersi: quale dovrebbe essere l’interesse di un ragazzo di fronte alle parole di un docente che si ostina a presentare formule su formule e problemi incomprensibili?

 

Numeri, lettere, simboli, grafici, formule, equazioni…perché torturare gli studenti con queste apparenti farneticazioni sconnesse ed alienanti? Il mondo di oggi offre svariati stimoli, decisamente più interessanti ai loro occhi, per cui ha senso chiedersi: quale dovrebbe essere l’interesse di un ragazzo di fronte alle parole di un docente che si ostina a presentare formule su formule e problemi incomprensibili? Del resto esistono già i computer delegati al calcolo e “i geni” – ovvero “quelli che capiscono la matematica” – che sono investiti del ruolo di risolutori delle elucubrazioni mentali, al secolo dette problemi. Che dire inoltre delle frasi fatte: «Se non ci fossero la matematica e le sue applicazioni non potresti usare il cellulare!» ? Esse di certo incuriosiscono i giovani e anche i cittadini non specialisti, ma, pochi istanti dopo, la meraviglia cede il suo posto alla radicata convinzione – storicamente consolidata – di poter sopravvivere anche senza conoscere quell’ammasso di informazioni concentrate in eleganti formule che occupano il nostro hard disk celebrale, generando un’entropia così elevata da non poterla contenere neppure con un approfondito defrag dei neuroni! Come stimolare quindi la curiosità dei ragazzi? Forse si può concordare sul fatto che il continuare a concentrarsi, in maniera esclusiva, sulle metodologie didattiche “alla vecchia maniera”, sia poco orientato verso la direzione spontanea della società odierna. Non possiamo trascurare la natura di “digital natives” dei giovani e gli adulti, volenti o nolenti si ritrovano nei panni di ospiti del mondo digitale, acquisendo di diritto il nome (senza nemmeno volerlo) di “digital immigrants”. Alla luce di questo fenomeno che tocca tutti indistintamente e a tutti i livelli, perché non allenare il nostro spirito di adattamento cercando di essere “trendy”? Gli sforzi non sarebbero di certo vani, perché la chiave digitale permette spesso di aprire un dialogo forte con gli allievi, i quali sono sempre pronti ad imparare dagli adulti se in essi riconoscono apertura verso il nuovo e capacità di trasmetter qualcosa di utile in termini di conoscenze. Perché quindi non utilizzare le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella didattica? L’utilizzo di un eventuale blog di classe permetterebbe al docente di mantenere i contatti con i propri alunni anche al di fuori delle mura scolastiche, offrendo inoltre vari spunti di approfondimento. La potenza di Internet sta anche nella possibilità di reperire informazioni in modo semplice e veloce. Perché non segnalare agli studenti, tramite un post sul blog di classe, alcuni articoli di applicazione della matematica che stimolino la loro curiosità? In questo modo si possono anche rafforzare i legami tra le matematica e i diversi rami del sapere. Per esempio far vedere agli allievi come si possa parlare di sezione aurea anche nell’arte, nella psicologia, nella musica, nella letteratura e nella botanica, di certo renderà ai loro occhi più accattivante l’argomento rispetto al presentarlo come un concetto chiuso nell’ambito della matematica. È comunque bene sottolineare che l’uso delle tecnologie non deve togliere spazio ai contenuti, ma deve essere un arricchimento di essi. Essere docenti nell’era digitale vuol dire avere la possibilità di arricchire la didattica potenziando e rendendo più dinamiche le attività, non impoverirla con l’uso di software che si sostituiscano alla mente dell’allievo. Anche fare i conti è importante. Vanno bene le nuove tecnologie, vanno bene le applicazioni, va bene stimolare la curiosità…ma non dimentichiamo che la matematica ha una stanza chiamata “palestra” che deve essere frequentata da tutti i cervelli che non sono ancora allenati al calcolo, perché bloccarsi di fronte ad un semplice “conto” preclude la possibilità di poter gustare la bellezza di alcuni concetti in cui il calcolo è solamente un aspetto secondario. La conclusione è rivolta ai ricercatori che si occupano degli aspetti applicativi della disciplina: perché non investire nella formazione dei docenti? Perché non divulgare, utilizzando un linguaggio accessibile, i risultati e gli ambiti della propria ricerca? Anche se alcuni docenti della scuola secondaria non sono interessati a questi aspetti e continueranno con la didattica standard, ve ne sono tantissimi che hanno voglia di conoscerli e spenderli in una didattica che sia più innovativa e che parta dal mondo reale per condurre i discenti all’astrazione.

Di Erasmo Modica

Erasmo Modica è Docente di Matematica e Fisica all’Istituto Provinciale di Cultura e Lingue “Ninni Cassarà”
Cefalù (PA), ed è amministratore unico del blog Matematica BlogScuola

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