di Alberta Schettino
(delegato AIRO per le scuole superiori)
Nella scuola superiore italiana, storicamente, la R.O. (ricerca operativa) è stata relegata a settore di scarsa rilevanza della matematica tradizionale. La riforma del Ministro Gelmini, entrata in vigore il primo settembre 2010, con il conseguente riordino dei cicli di istruzione Secondaria Superiore, non dedica particolare e rinnovata attenzione alla R.O.: essa assume rilevanza significativa soltanto nelle conoscenze di Matematica previste per il quinto anno del Settore Economico degli Istituti Tecnici e in quelle di Complementi di Matematica per il secondo biennio dell’indirizzo “Logistica e Trasporti” del Settore Tecnologico.
Tuttavia la riforma, in quanto tale, va letta come opportunità, e in quest’ottica è possibile identificarvi una nuova apertura all’insegnamento della Matematica Applicata; le capacità di modellizzare situazioni problematiche reali relative ai più diversi contesti, di risolvere i modelli e di assumere le conseguenti decisioni costituiscono la finalità trasversale forse più ambiziosa e di più ampio respiro dell’intero impianto della riforma.
Le indicazioni metodologiche del MIUR relative a tutto il percorso di studio di Matematica, e non solo sul Secondo Grado, prevedono il ricorso ad un approccio di tipo problem solving, ad una didattica laboratoriale, ad una forte integrazione interdisciplinare, ad un utilizzo integrato dell’informatica, al fine di favorire lo sviluppo delle competenze richieste. La R.O., quindi, di cui tali caratteristiche costituiscono il substrato culturale, pur non trovando adeguato spazio come tema autonomo di studio, pervade la riforma con i suoi strumenti e metodi [1].
Per contro, i docenti italiani di Matematica, oltre ad avere mediamente un background di R.O. e di Scienze delle Decisioni decisamente limitato, non sono sufficientemente formati in materia né di problem solving né di computer science. Essi, in buona misura, ritengono che l’approccio per problemi consista nel costruire testi di problemi artificiosi e senza alcun riscontro con il quotidiano, nel sottoporli alla classe come (falso) stimolo e nel guidare gli studenti, in maniera più o meno frontale, alla traduzione nell’unico modello possibile, all’applicazione dell’unica tecnica risolutiva possibile (che richiede l’utilizzo di quella specifica regola/formula per la quale si è appositamente costruito il problema), alla determinazione dell’unica soluzione possibile. Efficacia, efficienza, robustezza della soluzione, analisi sensitiva, confronto di strategie risolutive, sono concetti senza i quali il problem solving perde significato, ma che vengono sostanzialmente ignorati nella pratica didattica.
Il mondo della R.O. italiana dovrebbe fare proprio tutto il segmento di formazione/aggiornamento inerente il problem solving, in modo da veicolare la “cultura della Scienza delle Decisioni” attraverso un processo di diffusione su vasta scala. Un coinvolgimento di docenti di R.O. nel Progetto “Problem Posing&Solving per l’attuazione delle Indicazioni Nazionali e le Linee Guida relative agli insegnamenti della Matematica e dell’Informatica dei nuovi Licei, Istituti Tecnici e Professionali“, lanciato dal MIUR con circolare prot. n. MIURAOODGOS/3420 del 1 giugno, potrebbe risultare funzionale allo scopo. Restando in tema di formazione, può essere conveniente effettuare uno studio di fattibilità progettuale per proporre al MIUR attività del tipo MINDSET (progetto nato in seno alla High School Operation Research e finanziata dalla National Science Foundation).
Un’iniziativa di semplice realizzazione che può restituire un buon livello di disseminazione capillare è la distribuzione, attraverso il MIUR, del film “What is O.R.” prodotto da Learn About O.R. (il sito delle risorse per l’insegnamento della O.R. Society) ai docenti di Matematica e di Inglese delle Scuole Superiori.
Altre iniziative, già attuate o in fase di realizzazione, quali ad esempio i progetti in ambito P.L.S. (Piano Lauree Scientifiche), la sperimentazione formativa “LOGIMAT” (Regione Campania in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli), una rinnovata versione dei Giochi AIRO, devono essere rinforzate affinché la Scuola Italiana, in particolare la Secondaria di Secondo Grado, diventi serbatoio di “vocazioni” per la Ricerca Operativa italiana.
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[1] Schettino, A. : “La Ricerca Operativa: una strategia multifunzione per la scuola superiore“, in “L’insegnamento della Matematica e delle Scienze Integrate”, Vol. 35 anno 2012, Sez. B, pag 171-191, Centro Ricerche Didattiche “Ugo Morin”, Paderno del Grappa (TV)