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È appena uscito, pubblicato dall’editore Carocci, il libro “Emmy Noether – Vita e opere della donna che stupì Einstein (1882-1935)”, che racconta della vita straordinaria e dell’ancor più straordinaria opera di Emmy Noether, grandissima matematica, persona geniale e poco convenzionale. L’autrice del libro è Elisabetta Strickland. Recensione di Roberto Natalini.

In un mondo perfetto questo libro, pur necessario, sarebbe dovuto uscire tanto tempo fa. È infatti con un certo stupore che mi rendo conto, dopo aver cercato in vari cataloghi, che questo è il primo libro in italiano interamente dedicato a Emmy Noether, se si esclude il bel libro scritto pochi mesi fa da Edoardo Provenzi per Le Scienze, che però trattava solo un aspetto della carriera scientifica di questa grande matematica. Certo, nel nostro Paese non abbondano le biografie di matematici, anche importanti, però è un fatto che l’assenza di un testo che racconti in modo accessibile nella nostra lingua l’esistenza di una persona così eccezionale, era una lacuna che meritava senza dubbio di essere colmata. E a farlo era quasi indispensabile che fosse, per esperienza e prestigio, Elisabetta Strickland, matematica, scrittrice, attivista infaticabile per la parità di genere.

Intanto, visto che questa recensione potrebbe essere letta da persone che magari non conoscono a fondo la storia della matematica, sarà meglio partire con un breve profilo di Emmy Noether. Amalie Emmy Noether, nata il  23 marzo del 1882 e morta il 14 aprile del 1935, è stata una matematica tedesca che, tra le altre cose, ha dato importanti contributi alla nascita dell’algebra astratta moderna. Considerata una delle più importanti matematiche della storia, nella sua ricerca ha sviluppato teorie innovative su anelli, campi e algebre. Accanto a questi studi, si è anche interessata di fisica-matematica, e il teorema di Noether è un risultato importante per stabilire la connessione tra simmetrie e leggi di conservazioni in natura. Nata ad Erlangen da una famiglia ebrea, suo padre era il matematico Max Noether, nonostante fosse stata avviata allo studio delle lingue, decise testardamente di studiare matematica, pur sapendo che avrebbe incontrato enormi difficoltà accademiche dovute ai forti pregiudizi dell’epoca. Terminò il dottorato nel 1907 sotto la guida di Paul Gordan e lavorò all’università per sette anni senza essere pagata. A partire dal 1915 iniziò a insegnare a Gottinga, invitata da Hilbert e Klein, nonostante alcune notevoli resistenze della facoltà di filosofia. Solo nel 1919 le fu concesso il ruolo di Privatdozent. Sul piano sostanziale, superando, grazie alle sue enormi capacità, tutti gli ostacoli che le si presentavano davanti per il solo fatto di essere una donna, Noether fondò un scuola all’avanguardia in algebra astratta, che verrà poi popolarizzata dal classico libro “Modern Algebra”, pubblicato nel 1931 da uno dei giovani del suo gruppo, Bartel van der Waerden. Nel 1932 Noether tenne una conferenza plenaria al Congresso mondiale dei matematici a Zurigo, quando i suoi risultati erano ormai riconosciuti a livello internazionale. Purtroppo con l’avvento nel nazismo, Noether, in quanto donna, ebrea, per giunta sospettata di essere simpatizzante di idee sovversive, dovette emigrare negli Stati Uniti, dove ebbe alcune allieve notevoli e fece ricerca anche all’Institute for Advanced Study di Princeton. E qui finisce la sua storia perché purtroppo Emmy Noether morì improvvisamente il 14 aprile del 1935 all’età di 53 anni, a causa di complicazioni insorte dopo un intervento chirurgico per rimuovere un tumore pelvico.

Il libro di Elisabetta Strickland racconta nel dettaglio questa storia, le difficoltà incontrate a imporsi in un mondo esclusivamente maschile, il riconoscimento e il sostegno di persone eccellenti come David Hilbert, Albert Einstein, Felix Klein, la capacità straordinaria di andare oltre alle teorie algebriche dell’epoca. E anche le sue amicizie, le sue abitudini di lavoro, le sue (relative) curiosità. E lo fa sia presentando un’esposizione dettagliata dei momenti più importanti della vita personale e professionale di Noether, sia attraverso i testi e i ricordi dei suoi amici e colleghi più cari: Bartel van der Waerden, Pavel Alexandrov, Hermann Weyl, Olga Taussky. Attraverso i 23 agili capitoli che compongono questo libro, Strickland ripercorre tutto l’arco esistenziale della sua vita, cercando in ogni momento di contestualizzare quello che le succedeva, e proponendo più volte diversi punti di vista su fatti e aneddoti raccontati da diversi protagonisti. Ne esce fuori una persona vivace e reale, veramente fuori dalle righe, entuasiasta, ottimista, dotata di gran carattere e senso dell’umorismo, oltre che di una visione matematica e scientifica fuori dal comune. Come riferisce nel suo necrologio (riportato nel libro per intero) il suo amico e discepolo Pavel Alexandrov, importante topologo russo, “Emmy Noether avvertiva in modo molto forte questa connessione tra tutte le grandi matematiche, anche le più astratte, e il mondo reale; anche se non pensava a questo dal punto di vista filosofico, aveva intuito ciò con tutto il proprio essere, in quanto grande scienziata e persona viva niente affatto imprigionata in schemi astratti. Per Emmy Noether la matematica è sempre stata consapevolezza della realtà, e non un gioco di simboli; ha sempre protestato vivacemente quando i rappresentanti di quelle aree della matematica che sono direttamente connesse con le applicazioni reclamavano per sé stessi la proprietà della conoscenza tangibile. In matematica, come in tutto lo scibile del mondo, due aspetti sono egualmente importanti: la raccolta di fatti e costruzioni complete e lo stabilire principi generali che superino l’isolamento di ciascun fatto e portino la conoscenza di essi a un nuovo stadio di comprensione assiomatica. Un sentimento profondo nei confronti della realtà risiede alla base della creatività matematica di Emmy Noether; la sua intera personalità scientifica si opponeva alla tendenza (largamente diffusa in molti ambienti matematici) a trasformare la matematica in un gioco, in una sorta di peculiare sport mentale. Nel corso delle numerose conversazioni che ho avuto con lei circa la natura della conoscenza matematica e la creatività, molte delle quali erano discussioni ingenue, nel senso che non entravamo nella formulazione nettamente filosofica del problema, richiamavo spesso, con evidente simpatia da parte sua, la mia citazione preferita da Laplace: «Se l’uomo è nato per raccogliere dei fatti, la scienza non sarebbe che una nomenclatura sterile e mai si sarebbero conosciute le grandi leggi della natura».”

Il libro non richiede una conoscenza matematica approfondita. A chi non avesse una conoscenza universitaria dell’algebra moderna alcuni passaggi potranno dire poco, ma, pur essendo Strickland una gran specialista della materia, il tono rimane sempre semplice e colloquiale. Più che cercare di spiegare in modo approfondito cosa faceva Noether, compito probabilmente impossibile per un testo destinato al grande pubblico, l’autrice ha avuto cura di raccontarci come lo faceva, il suo approccio, il suo modo di impostare i rapporti umani e di confrontarsi in modo sempre positivo con un mondo di fatto ostile e orientato dal pregiudizio. Sempre Alexandrov, che Strickland ci presenta in un primo tempo come nuotatore estremo ed infaticabile, segnato dalla perdita precoce del grande amico Urysohn, riporta questo episodio (forse non realmente avvenuto): “La sua nomina a Privatdozent nel 1919 è stata resa possibile esclusivamente grazie all’insistenza di Hilbert e Klein, che hanno superato l’opposizione estrema fatta dagli ambienti universitari reazionari. L’obiezione formale di base è stata il sesso della candidata: «Come possiamo permettere a una donna di diventare un Privatdozent? Potrebbe diventare una professoressa o un membro del Senato Accademico; si può permettere a una donna di far parte del Senato?». Sappiamo che questa asserzione mandò su tutte le furie Hilbert che tuonò «Signori, il Senato non è uno stabilimento termale, quindi non capisco perché una donna non possa entrarci!».

L’anno prossimo celebreremo i 90 anni dalla morte  di Emmy Noether. Il mondo è cambiato, ma forse non abbastanza. Questo libro ha il merito di ricordarci, in modo piacevole e interessante, una persona straordinaria, ma anche, di riflesso, a farci rimpiangere il contributo pontenziale di altre centinaia di migliaia di menti, più o meno straordinarie, di cui la la nostra società si è privata in tutti questi secoli. Perché questo non accada più è bene conoscere la vita e il genio di questa donna a cui tutta la matematica deve moltissimo.

L’autrice

Elisabetta Strickland. Matematica, scrittrice e accademica italiana, già professoressa ordinaria di Algebra, è docente d’onore nel Dipartimento di Matematica dell’Università di Roma Tor Vergata. Tra le sue pubblicazioni, Scienziate d’Italia (Donzelli, 2011), The Ascent of Mary Somerville in 19th Century Society (Springer International, 2016) e Le madri di idee. Le donne scienziate e il Premio Nobel (Nemapress Edizioni, 2024).

Emmy Noether – Vita e opere della donna che stupì Einstein (1882-1935)
Elisabetta Strickland
EDIZIONE: Giugno 2024
EDITORE: Carocci Editore
COLLANA: Biblioteca di testi e studi
ISBN: 9788829025527
PAGINE: 156
PREZZO: 18,00 €

 

 

 

Roberto Natalini [coordinatore del sito] Matematico applicato. Dirigo l’Istituto per le Applicazioni del Calcolo del Cnr e faccio comunicazione con MaddMaths!, Archimede e Comics&Science.

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