Uno studente di scuola superiore ha posto questo quesito a Cathy O’Neil, autrice del sito Math Babe, senior data scientist al Johnson Research Labs e già senior staff member nel programma HCSSiM 2012. (traduzione a cura di Stefano Pisani)
Ciao Cathy,
Ti ho incontrato la scorsa estate, probabilmente tu non ti ricordi di me. Avrei una domanda.
Conosco un sacco di persone che ne sanno molto più di me di matematica e trovano le soluzioni dei problemi più velocemente di me. Ogni volta che arrivo con una soluzione di un problema di cui sono davvero orgoglioso e per la quale ho lavorato davvero sodo, loro cominciano a dire di aver già visto quel problema e mi dicono tutte le cose che sanno su quel problema. Come faccio a sapere se sono abbastanza bravo per fare la matematica ?
Grazie
Uno studente di scuola superiore
Caro studente di scuola superiore
Bella domanda. E sono ben lieta di risponderti, perché io ho vissuto quasi la stessa esperienza durante i miei anni di scuola superiore, e però non ho chiesto niente a nessuno. Se per te non è un problema, mi piacerebbe rispondere, tramite la tua mail, a tutti quelli che leggono il mio blog, nel caso in cui ci fossero altri giovani che si chiedono questo (specialmente le ragazze, anche se non solo).
Prima di tutto. C’è sempre qualcuno più veloce di te. E ci si sente male, soprattutto quando ci si sente lenti, e specialmente quando ci si occupa di essere veloci – perché improvvisamente, nella tua confusione generale, la velocità sembra molto importante. Ma non si tratta di una gara. La matematica è paziente e non se ne preoccupa. Pensate alla vostra lentezza, o alla vostra mancanza di velocità, come a una caratteristica del vostro stile, non come a un difetto.
Perché parlo di stile? Nel corso degli anni ho scoperto che i matematici lenti hanno qualcosa di diverso da offrire rispetto ai matematici veloci, sebbene ci siano delle eccezioni (come Bjorn Poonen, mi viene in mente, che è veloce ma pensa come se fosse un matematico lento. Mi piace quel ragazzo). Rinuncio a precisare meglio questa cosa, che penso sia vera, e se ci sono altri matematici, prego, intervenite pure.
Una cosa incredibilmente fastidiosa di questo concetto di velocità quando si tratta di risolvere problemi di matematica è che, come un ragazzino delle superiori, sei circondato da competizioni matematiche, che fanno un po’ tutte schifo. Ti fanno sembrare che, per essere bravo in matematica, tu debba essere veloce. Semplicemente, questo non è vero, non appena si cresce e si inizia a fare matematica da adulto.
In realtà, la componente principale del fare bene matematica consiste nella scelta della quantità di tempo che si vuole dedicare a fare matematica. Io credo che sia vero che, se sei lento, devi allora essere disposto a trascorrere più tempo a fare matematica (ma se ti piace fare matematica, allora questo ti piacerà). Inoltre, pensare alla matematica durante la notte, è una delle cose che mi aiuta sempre. “Dormire” sui conti matematici allora vale quasi come tempo passato a fare matematica.
[Per inciso, ho capito così spesso le cose nel sonno che è diventato il mio modo preferito di lavorare sui problemi. Spesso mi chiedo se ci sia una parte “matematica” del mio cervello a cui non ha accesso in modo normale, ma che lavora furiosamente su diversi problemi durante la notte. È così, se ho passato il tempo richiesto durante il giorno provando a immaginare la soluzione. In ogni caso, quando funziona, mi sveglio la mattina successiva semplicemente essendo arrivata alla dimostrazione e mi sembra davvero evidente].
Quindi, ecco il mio consiglio per te, studente delle superiori: ignora l’ambiente circostante, ignora le competizioni di matematica e soprattutto ignora quei ragazzi fastidiosi che si preoccupano di fare matematica velocemente. Lentamente caleranno quando andrai all’università e l’algebra del liceo sarà rimpiazzata dall’algebra universitaria e quindi dalla Teoria di Galois. Man mano che la matematica diventa più imponente, la velocità diventa minore.
E, in termini della vostra identità, sognate di essere un matematico, un astronauta, un ingegnere o quello che preferite, perché non c’è bisogno di sapere esattamente cosa diventerete. Ma promettetemi che seguirete qualche corso avanzato di matematica (come quello sulla Teoria di Galois!). E, per carità, non precludetevi alcuna opzione a causa di una falsa definizione del “essere bravi in matematica” o perché un tizio (o una tizia) ha bisogno di mostrarsi preoccupato di sapere tutto in fretta. Credetemi, man mano che imparerete più cose, vi renderete conto sempre più di quanto poco, realmente, si sa.
Un’ultima cosa: la matematica non è uno sport competitivo. È uno di quei pochissimi progetti che hanno un’origine collettiva, il che lo rende altamente collaborativo e comunitario; anche se i premi, i riconoscimenti e i racconti dei mezzi di comunicazione di “geni precoci” vorrebbero far credere il contrario. E ancora una volta, la matematica sta lì da tanto tempo ed è abbastanza paziente da essere raggiunta da te quando avrai il piacere, il tempo e la voglia di farlo.
Con affetto,
Cathy
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