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A inizio settembre 2019, Nicola Arcozzi, analista dell’Università di Bologna, ha iniziato a pubblicare su Facebook una serie di post pubblici, dal titolo Psico-Analisi. Il sottotitolo del primo post recitava Appunti per una “Psicopatologia del tuo docente di analisi matematica”, rivolto agli studenti del primo anno dei corsi STEM. I vari post, via via più elaborati, psicoanalizzano le idiosincrasie del docente di analisi (ma più in generale di matematica) così come appare agli studenti delle materie scientifiche. In questo modo Nicola Arcozzi, in maniera molto auto-ironica, spiega tutti i retroscena che spesso portano noi docenti di matematica a comportarci in un certo modo.

Ho trovato molto spassosa (e molto veritiera) questa psico-analisi del docente di matematica e ho chiesto a Nicola il permesso di pubblicarla qui su Madd:Maths! Spero faccia sorridere (e riflettere) anche voi.

Per vedere tutte le puntate vai alla sottosezione Psico-Analisi del sito.

Psico-Analisi 8

La tua o il tuo docente di analisi fanno un sacco di battute a lezione. Nel 99% dei docenti il 99% di queste battute non fanno ridere nessuno in aula.
Sappi che:
(i) Le battute non sono preparate, vengono proprio lì al momento.
(ii) Nello stesso corso, la battuta che viene lì al momento in due anni diversi è la stessa: il tuo analista ha un circuito cerebrale addetto alla riproduzione inconsapevole della stessa frase anno dopo anno.
(iii) Molte di queste battute vengono scambiate nei gruppi di analisti. Essi le trovano irresistibilmente buffe. Se trovi ciò scandaloso, evita di diventare un analista a tua volta.
(iv) Quando del corso di analisi avrai dimenticato tutto, persino la definizione di integrale secondo Riemann e la derivata di una composizione; quando ti troverai tra amici e la discussione langue; quando avrai figli e nipoti a cui raccontare storie: in quel momento le battute del tuo analista verranno utili (“Il mio docente di analisi faceva un sacco di battute sceme. Poi si guardava attorno, vedeva tutti seri o addormentati, e allora si metteva a ridere tutto da da solo.”).
(v) Perché il tuo docente fa di queste battute? Forse come captatio benevolentiae?
Ebbene no. Il tuo analista non solo ha una vaga consapevolezza che le sue lezioni sono un peso per te e per i tuoi compagni, ma percepisce pure chiaramente la pesantezza di insegnare la stessa cosa anno dopo anno, in parallelo con altre migliaia di analisti in tutto il mondo, generazione dopo generazione. La battuta (scema) cerca di alleggerire questa atmosfera.

Insomma, ridi. Che ti costa?

Psico-Analisi 9

Qualcuno scriverà, o avrà scritto, una psico-geometria, una psico-algebra, una psico-matematica-fisica… L’unità della matematica che si vede dallo spazio si frattura, volando più basso, nei settori scientifico-disciplinari, i quali, al terrestre livello dei corsi del primo anno, ti appariranno come territori ben difesi da mura invalicabili.
Dal punto di vista della tua analista, questa divisione in discipline è causa di continua frustrazione. La stessa frustrazione è probabilmente condivisa dal geometra, dal fisico-matematico, dalla algebrista…
Potrebbe capitarti di sentire la tua analista dire “…e qui usiamo il prodotto interno così mirabilmente introdotto nel corso di geometria,,, perché lo avete visto, giusto? Cauchy-Schwarz, disuguaglianza triangolare…” e, di fronte al silenzio dei più e al diniego dei rimanenti, nascondere malamente un moto di stizza (o forse non nasconderlo affatto). O magari farà un commento sarcastico sul teorema del flusso “..che vedremo il prossimo anno. Quello vero, non la cosa a manacce del corso di fisica.” Consapevole, del resto, che il collega di fisica senza quel teorema non può parlare di nulla, ma l’analista, legata al canone, deve attendere di avere costruito fondamenta e mura su cui issare quel prezioso tabernacolo.
Vedrai alcune cose che ti vengono insegnate in tre corsi contemporaneamente, con diverse notazioni e in diverso ordine. Altre, invece, verranno date da tutti i tuoi docenti per scontate, immaginandosi essi che altri colleghi le abbiano svolte. Altri argomenti, infine, verranno svolti dal docente A, in maniera da essere quasi inutilizzabili dal docente B, e viceversa.

Nei bei tempi andati, quando tutto era più serio e l’università era d’élite, le cose andavano molto diversamente. Incastellati come antichi feudatari nei loro Istituti mono-cattedra, i docenti non facevano nemmeno finta di curarsi di cosa svolgessero i loro pari e avversari, così che gli studenti, che nemmeno avevano Internet per reperire materiale, dovevano ricostruirsi su dispense ciclostilate interi capitoli “prerequisiti” che nessuno svolgeva nei corsi.
A Bologna gli Istituti di Geometria e di Analisi, che si trovavano a due piani dello stesso edificio, erano separati da un cancelletto lucchettato posto a metà d’una scala, che nessuno aveva diritto d’attraversare. Conferito con l’Analista, bisognava fare un tortuoso giro per potere poi chiedere udienza al Geometra.

AI giorni nostri un minimo di comunicazione esiste, ci sono consigli di corso di laurea, dei sillabi, a volte ci si mette d’accordo (“Allora il principio d’induzione lo fai tu?” “No.” “Nemmeno io. Chiediamo all’algebrista.”) La preoccupazione di non lasciare dei “prerequisiti impliciti” oggi c’è. Rimane, certo, il fiero spirito d’indipendenza dei gruppi disciplinari, che ha l’unico vantaggio, per te, di offrire dei punti di vista diversi, talvolta addirittura divergenti (e per chi scrive questo è un vantaggio vero, perché nessuna scienza dovrebbe apparire troppo monolitica),
Certo, può capitare che il tuo geometra faccia tutta la teoria degli spazi vettoriali su campi di caratteristica k qualunque (purché diversa da 2), mentre alla tua analista interessano solo il campo reale e forse quello complesso, così che ti sembrerà che stiano parlando di cose del tutto diverse. La sintesi devi farla tu con i tuoi compagni, la stele di Rosetta dovete inciderla voi. Vedrai, sarà un esercizio interessante per la vostra curiosità e intelligenza.

Nicola Arcozzi

Alberto Saracco

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