Viste le leggi di raccolta delle informazioni con cui il web ormai gestisce e determina la sopravvivenza delle testate giornalistiche, un risultato abbastanza minuscolo ottenuto da due informatici, Christoph Benzmüller della Freie Universität di Berlino e Bruno Woltzenlogel Paleo della Technische Universität di Vienna, caricato su arXiv ha raccolto una quantità incredibile di riscontri. A chi è capitato di leggerne qualcuno, suggerisco certamente di leggere anche questo articolo su Der Spiegel, dove ho trovato una spiegazione chiara di che cosa abbiano fatto i due ricercatori europei.
In brevissima sintesi, hanno verificato mediante alcuni dimostratori di teoremi (theorem provers) la cosiddetta “prova ontologica dell’esistenza del dio”, un esercizio in logica modale del second’ordine che interessò Kurt Gödel intorno al 1940 e che egli risolse, ma non pubblicò. Le due pagine con la soluzione scritte a mano da Gödel divennero note con la pubblicazione dell’opera completa del matematico (sono nel terzo volume uscito nel 1995). Anche se Gödel non aveva mandato ad una rivista specializzata il risultato (come membro permanente dell’Institute for Advanced Study a Princeton non sentiva alcuna pressione di produrre carta stampata), aveva mostrato la soluzione dell’esercizio a Dana Scott nel 1970. È proprio la riedizione di Dana Scott che viene verificata a computer da Benzmüller e Woltzenlogel Paleo. Chiaramente, la verifica non aggiunge nulla alla corretta soluzione dell’esercizio (come avrebbe detto un mio amico matematico: Gödel e Scott non sono mica dei pirla). Piuttosto offre un ulteriore spunto al tentativo di formalizzare mediante linguaggi meccanici i metodi e le strategie del ragionamento matematico, cercando di aumentare il successo che il calcolo formale automatico ha già ottenuto con linguaggi quali Mathematica, Cocoa, Singular, Coq, Isabelle e tanti altri.
Per chi sia interessato ad analizzare più a fondo i motivi che possono aver spinto Gödel a trattare un tale argomento (la prova ontologica dell’esistenza della divinità) – o a controllare di persona la correttezza delle dimostrazione – suggerisco l’eccellente pubblicazione “La prova matematica dell’esistenza di Dio“, curata da Gabriele Lolli e Piergiorgio Odifreddi per Bollati Boringhieri nel 2006.
Giuseppe “Pino” Rosolini
Conoscete la prova di Gaskin della non esistenza di Dio? Vi assicuro che è divertentissima, è una sorta di trasposizione in negativo della prova ontologica di Sant’Anselmo. Ve la riassumo qui:
1) la creazione del mondo è l’azione più meravigliosa che si possa immaginare;
2) una stessa azione è tanto più encomiabile quanto più grande è il livello di handicap di chi la realizza. Più grande è la disabilità del creatore, più impressionante è il risultato finale;
3) l’handicap più formidabile in assoluto per un creatore sarebbe la non esistenza;
quindi, se supponiamo che l’universo sia il prodotto di un creatore esistente, possiamo concepire un essere ancora più grande, quello che ha creato tutto senza esistere lui stesso;
4) un dio esistente, quindi, non sarà l’essere più grande che noi possiamo concepire, perché un dio che non esiste sarebbe un essere ancora più formidabile e incredibile;
5) quindi Dio non esiste…
basterebbe superare la logica “lineare” e il principio di non contraddizione e abbracciare sereni la logica Tao … a tal punto ciò che viene descritto come un ameno paradosso sarebbe più che giustificato con l’affermazione “dal Nulla nasce il Tutto”. Ovvero “un Dio che non esiste genera un Universo/Multiverso tendenzialmente infinito”