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Vai al calendario dei Rudi 2024

Allora? Che state aspettando? Avete bella stampata sullo schermo una misera equazione di terzo grado, e ancora non avete cominciato a risolverla? Ma che razza di amanti della matematica siete, si può sapere? Su, via, mollate la tastiera, posate il telefono, prendete carta e penna e cominciate a risolverla; e non frignate troppo solo perché i coefficienti hanno più di una cifra, non siamo mica in una scuola primaria, qui…

Va bene, va bene, se proprio non avete voglia di tirar fuori le tre radici dell’equazione (ma fate male: sono tutte e tre reali, anzi intere, eleganti e pregnanti di significato) passiamo oltre e vi diamo qualche altro indizio e informazione. Quello che potete scaricare seguendo il grosso link verde qua sopra è il 25° Calendario di Rudi Mathematici: il primo uscì nell’ormai remoto anno 2000 e, visto che non abbiamo saltato neppure un anno, i conti non sono difficilissimi da fare. Si tratta del tradizionale, bellissimo, fantasmagorico, migliore (anche perché unico) gadget che la Prestigiosa Rivista Italiana di Matematica Ricreativa Rudi Mathematici (che è il nome esteso e completo della nostra e-zine, spesso siglata semplicemente RM, e quindi tale da contendere a Los Angeles il primato di “acronimo più efficiente del mondo” – ma questa è un’altra storia e l’abbiamo già raccontata da qualche altra parte, e allora sorvoliamo) offre ai suoi lettori, e sempre al solito prezzo nonostante più di due decenni di inflazione (o anche, se preferite, a un prezzo centuplicato rispetto al primo: lo zero è un numero curioso e simpatico, specie quando si tratta di soldi).

Insomma è un calendario: un calendario formato da tredici fogli, uno per mese più una copertina. La copertina contiene alcune vignette di spirito matematico raccattate in rete (sono in inglese, ma ci sembrava un peccato tradurle, e poi quasi nessuna ne ha davvero bisogno) e un’equazione di terzo grado. Nei primi calendari la presenza dell’equazione spaventava un po’, perché molti si chiedevano a cosa servisse, e un po’ perché fino al 2015 l’equazione che troneggiava in copertina era addirittura non di terzo, ma di quarto grado. In breve però quasi tutti arrivavano a capire che, visto che sulle copertine dei calendari ordinari di solito campeggiano gloriose le quattro cifre dell’anno calendarizzato, di sicuro l’equazione di copertina aveva come soluzione l’anno in questione. E questo va bene, è cosa giusta e saggia: però, diamine… si saranno chiesti tutti perché mai proprio un’equazione di terzo grado? E perché non più di quarto, come è stato fino al 2015? E avranno tutti cercato le altre due soluzioni, o si sono limitati a verificare che “2024” era una delle tre? E se qualcuno le ha calcolate e trovate, avrà capito perché sono proprio quelle due? E perché solo tre soluzioni in tutto, e non quattro o cinque?

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Va bene, siete curiosi. E siccome siete curiosi, avete già fatto metà strada per arrivare alle risposte a tutte le domande. Probabilmente, se siete curiosi, sarete pure frettolosi, e quindi cercheremo di non tirarla troppo per le lunghe, d’accordo? Solo qualche spiegazione di massima, fatta passo passo.

Punto 1: un calendario deve segnare i giorni della settimana, anzi soprattutto quelli: se un calendario non vi dice che il 30 settembre 2024 è un lunedì, non serve a niente. La settimana è lunga 7 giorni (lo sapevate?) e quindi mettiamo da parte il numero 7.

Punto 2: Un anno non dura 365 giorni, ma ne dura 365,242190. C’è voluto un po’ di tempo per arrivare a tanti decimali, ma già Giulio Cesare sapeva che era bene considerare la lunghezza dell’anno pari a 365 e 1/4, piuttosto che solo 365. Per pareggiare i conti, ogni quattro anni si raccolgono i quartini di giorno dimenticati, e li si mette tutti insieme a fare un numero intero. Capito? Ogni 4 anni: quindi mettiamo da parte anche il numero 4.

Punto 3: Quanto vale il minimo comune multiplo di 4 e 7? Questa è facile, vero? Non si scappa, è 28. Questo significa che c’è poco da fare: nonostante la scarsa maneggevolezza dei 7 giorni che compongono la settimana e la tigna di madre Terra che non vuole girare attorno al Sole in un numero intero di giorni ma mobilita i “quarti di giorno”, c’è poco da fare: ogni 28 anni il ciclo dei calendari si ripete pari pari. Quindi, che l’anno sia bisestile o meno, ogni 28 anni potete riciclare il vostro calendario. Avete stampato quello qua sopra del 2024? Bene, tenetevelo caro, che tornerà utile nel 2052 e anche nel 2080. Adesso, provate a indovinare quali siano le altre due soluzioni dell’equazione di terzo grado della copertina…

Punto 4: Il fatto che il 2015 sia stato l’ultimo anno con un’equazione di quarto grado palesa un impiccio storico che ha avuto (e ha tutt’ora) delle conseguenze mica da ridere. Le quattro soluzioni dell’equazione erano, diligentemente: 2015,  2043, 2071 e 2099. Quelle del 2016, a voler continuare con il quarto grado, avrebbero dovuto essere 2016, 2044, 2072 e 2100, e qui arriva il patatrac. La colpa è di Gregorio, che ha scacciato via Giulio (anche se a fin di bene). Giulio aveva arrotondato l’anno a 365,25 giorni, ma a lungo andare l’arrotondamento ha fatto sentire i suoi effetti, e così papa Gregorio XIII ha messo a posto le cose: prima di tutto cancellando i giorni dal 4 ottobre al 15 ottobre del 1582 (mai esistiti, almeno da noi) e poi decidendo che se è vero che gli anno multipli di 4 devono essere bisestili (eccezione), i multipli di 100 devono essere normali (eccezione dell’eccezione) salvo quelli che sono multipli di 400 (eccezione dell’eccezione dell’eccezione). Insomma, il 2000 è stato bisestile per puro accidente, e noi non ci siamo accorti di niente: ma se mettiamo un’equazione di quarto grado sulla copertina dei calendari da 2016 in poi, succede un disastro. E, ovviamente, anche se provassimo a metterne una di grado ancora superiore…

Gli altri dodici fogli si somigliano parecchio l’un l’altro, fatto salvo il fatto che elencano ognuno i giorni di un mese diverso; almeno, nella loro parte sinistra. L’avete osservata bene? Vi sono elencati i numeri dei giorni (e va bene), quelli delle settimane (che rischiano spesso di farci cadere in errore), e ovviamente in quale giorno della settimana cade la tal data. Poi, per ogni giorno, sono elencati matematici notevoli nati proprio in quel giorno lì. Nessun giorno è orfano di matematici, anzi: a dire il vero, ne abbiamo dovuti togliere qualcuno da Gennaio, che incominciava a tracimare un po’ troppo, per un povero formato A4. Se un matematico ha indicato, oltre all’anno di nascita e nome & cognome, anche la sigla RMxxx, questo significa che nel xxx° numero di RM l’articolo di apertura della rivista era dedicato proprio a quel matematico (e sì, certo… tutti i numeri di RM sono sempre reperibili nell’Archivio del sito Rudi Mathematici). Questa è una sezione curiosa e laboriosa, perfino con qualche piccola sorpresa, se aveste voglia di spulciarla: ad esempio, c’è almeno un matematico che compare su due date diverse (indovinate perché); ci sono tre intrusi (non chiedete altri aiuti: “tre” è indizio più che sufficiente), e così via. Ah, dimenticavamo: non lamentatevi dicendo che avete visto che c’è anche il 29 Febbraio anche quando l’anno non è bisestile. Noi il 29 Febbraio ce lo mettiamo sempre, se l’anno non è bisestile ci limitiamo a togliergli il giorno della settimana, sennò il povero Hollerith si arrabbia…

La parte di destra è più rilassante: oddio, lo è a meno che non vogliate misurarvi con i quesiti che aprono le colonne: per il 2024 li abbiamo rubati dall’archivio di William Lowell Putnam, che adorava i campionati di matematica e sfornava problemi in gran quantità. Subito sotto i problemi  trovate due rubriche di barzellette matematiche. Dopodiché, un lungo bagno di umiltà vi attende leggendo una pioggia di citazioni, frasi dette da grandi saggi sulla matematica.

Ah, sì: produciamo sempre anche una versione inglese. se volete mostrarvi internazionali. E – ma anche questo lo abbiamo già detto – tutti i calendari passati, presenti (e futuri) si trovano nel nostro Archivio. E sì, vi sarà chiaro che i calendari sono uno dei nostri tormentoni preferiti: ci abbiamo scritto sopra conferenze, ebook e libri di carta. Ma per questo post può bastare così, vero?

 

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