Anche le medaglie hanno un’anima. Persino una medaglia matematica.
La medaglia Fields è la massima onorificenza conferita a matematici di età inferiore ai quarant’anni che sembrino più giovani dell’Archimede (in foto, mentre legge questo incipit) che è raffigurato sul Premio.
Dopo la medaglia Fields sono stati istituiti il Premio Abel, il Premio Gödel, il Premio Nevanlinna, il Premio Shock, il Premio Steele, il Premio Turino, il Premio Wolf… ma, niente. La medaglia Fields è rimasta la massima onorificenza. Viene assegnata a due, tre o quattro matematici – a seconda di quante riescono a coniarne – durante il quadriennale International Congress of Mathematicians dall’International Mathematical Union.
Secondo Wikipedia, il premio è stato “istituito nel 1936 su iniziativa del matematico canadese John Charles Fields”. Un’impresa davvero memorabile, considerato che Fields aveva trovato la morte quattro anni prima (sempre secondo Wikipedia). Non dev’essere stato facile sbrigare tutte quelle pratiche, spicciare tutti quei documenti quando non hai nemmeno un corpo. Tende a caderti continuamente tutto di mano.
Fields (in foto, mentre si affaccia da una finestra ovale), d’altronde, è ricordato come un sublime matematico. Sempre dalla fantastica Wikipedia, infatti, leggiamo che “nel 1906 pubblicò un testo in cui il Teorema di Riemann-Roch, il Teorema di Weierstrass Gap, il teorema di Hurwitz e i teoremi di Brill e Max Noether.” Non mi sono sbagliato, la frase finisce proprio così. Il che ci fa chiaramente comprendere che Fields prese quei teoremi, li pubblicò in un testo e poi si accorse che non c’era il suo nome in nessuno di quelli: «Mmm… eppure… erano così tanti teoremi che la probabilità che ci fosse il mio nome era altissima. Bah!». Purtroppo ormai era tardi per correre ai ripari e il tipografo era allergico alle gomme da cancellare – da qui, la nota puntuale di Wikipedia. Ma sono proprio queste leggendarie origini che spiegano la caratteristica più celebre della medaglia: probabilmente il fantasma, accortosi di quanto fosse fugace la vita e di come l’avesse sostanzialmente sprecata, con la creazione della Medaglia che poi portò il suo nome intese rovinare la giovinezza agli studenti migliori, spingendoli a passare ore e ore sui libri per guadagnarsi quel prezioso riconoscimento, salvo poi accorgersi che ormai non possedevano più alcun elemento di attrazione fisica nei confronti delle donne canadesi (sì, solo canadesi). La medaglia Fields, infatti, è anche sadicamente capace di fungere da specchio e i matematici che la vincono solo in quel momento si accorgono di quanto si sono sciupati.
Nel 1994 venne assegnato a Andrew Wiles un premio speciale per aver dimostrato l’ultimo teorema di Fermat. Non gli venne assegnata la medaglia vera e propria perché al momento della dimostrazione aveva già compiuto 40 anni. D’altronde, Wiles aveva già fornito una prima dimostrazione a 39 anni, ispirandosi alla “Teoria delle foglie secche mulinanti” di Poincaré (v. Poincaré: prodigi e arance). Cosa importa che fosse completamente sbagliata.
La medaglia Fields riceve anche una nomination all’oscar (Miglior Medaglia Non Protagonista) per il film Will Hunting, del 1997. Nel film, la medaglia interpreta il ruolo di sé stessa conferita a a Gerald Lambeau (in foto, commentato con un insulto giapponese), un matematico combinatorio che, nella finzione, si è appunto aggiudicato la Medaglia Fields una decina di anni prima. Lambeau non riesce però a raggiungere la creatività del giovane e rissoso genio Will Hunting e la medaglia cercherà, in una girandola di colpi di scena e corse mozzafiato, di scappare dalla teca di Lambeau in cui è prigioniera e finire nelle più degne tasche di Will (non vi sveliamo il finale, vi diciamo solo che il ragazzo, nei contenuti speciali del DVD, sarà arrestato per furto di medaglia – sebbene si dichiarasse, coi pugni, totalmente estraneo al fatto).
L’Italia vince una sola volta la medaglia Fields, con Enrico Bombieri, nel 1974. Bombieri aveva 17 anni quando ha pubblicato il primo articolo scientifico, 34 anni quando ha vinto la Medaglia Fields e 57 quando fece lo scherzo migliore della sua vita. Il 1° aprile nel 1997 (a 57 anni), Bombieri (in foto, mentre pensa allo scherzone) mandò infatti per scherzo un’e-mail a tutti i matematici del mondo comunicando che un giovane fisico aveva dimostrato l’ipotesi di Riemann (uno dei sette problemi del millennio). La Medaglia Fields impedì che fosse lapidato dai colleghi. In quella occasione, la medaglia rise tantissimo e gli diede il cinque.
Nel 2006, G. Perelman si aggiudica la Medaglia Fields, ma la rifiuta. La medaglia cade allora in un profondo stato di depressione e, come spesso capita, finisce in una clinica per disintossicarsi dai barbiturici verso i quali aveva sviluppato dipendenza. «Non si lucida più… tiene il nastro tutto stropicciato… la barba di Archimede è così… così incolta» riferiscono un Premio Viareggio 2006 e una Coppa Volpi 1989, due dei suoi più intimi amici. Nemmeno la psicoterapia sembra produrre effetti, ma il suo analista -mentre la medaglia sdraiata su un panno di velluto rosso, gli parla della sua giovinezza, di quando era solo un metallo che attendeva di essere forgiato e si godeva la sua fonderia piena di gioia e sogni – ha una intuizione geniale: la Medaglia Fields soffre in realtà di saudade. Come nel suo fondatore Fields, la nostalgia del Canada si è fatta a un certo punto asfissiante. E cosa c’è di più simile al Canada, della Francia? Due Medaglie Fields su quattro si dirigono allora dritte dritte in Francia, passando per l’ultimo congresso Internazionale di Matematici che si è tenuto in India lo scorso agosto. Tutto è bene quel che finisce bene.