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Giulio Magli, Direttore del Dipartimento di Matematica del Politecnico di Milano e titolare del corso di Archeoastronomia presso lo stesso ateneo, ci racconta i risultati di una sua recente ricerca sulle piramidi cinesi, ottenuti combinando i rilievi sul campo con i dati dei satelliti.

di Giulio Magli

La storia della Cina è scandita dal susseguirsi delle dinastie imperiali, a partire già dal secondo millennio aC. Una svolta fondamentale nella storia cinese si verifica però con il regno del primo imperatore della dinastia Qin, che riuscì a unificare il paese nel 221 aC. La sua capitale era a Xianjang, oggi nell’area metropolitana di Xìan. Il nome di Qin è famoso in tutto il mondo a causa di una sorprendente scoperta archeologica: il così detto Esercito di Terracotta.

I guerrieri di terracotta

L’esercito di terracotta è una collezione di migliaia di statue di guerrieri a grandezza naturale. Ci sono più di 8.000 soldati, insieme a centinaia di carri e cavalli, situati in 3 enormi fosse sotterranee. Senza dubbio, altre attendono di essere scoperte. Le statue furono realizzate assemblando decine di modelli base diversi per volti, armature etc. Il risultato è che in pratica sono tutte diverse tra di loro. Originariamente dipinte con colori vivaci, le statue sono disposte su file parallele, pronte per la battaglia, a guardia del fianco orientale del mausoleo dell’Imperatore. Oggi, tuttavia, le armi non sono più al loro posto, e si ritiene che la maggior parte sia stata saccheggiata già in tempi antichi. Non ci sono solo guerrieri: altri scavi hanno rivelato un ricco – a volte sconcertante – corredo simbolico per l’aldilà di Qin. Ad esempio, una fossa contiene due carri di bronzo che con tutta le probabilità rappresentano il corteo ufficiale dell’imperatore, un’altra statue in terracotta di acrobati e musicisti. Un’altra ancora conteneva un piccolo lago di bronzo circondato da uccelli acquatici pure in bronzo. In definitiva, la tomba era destinata ad essere una replica della vita reale dell’imperatore. L’interno non è stato mai scavato, ma lo storico cinese Sima Qian lo descrive come un microcosmo dotato di volte che rappresentano i corpi celesti e di una miniatura dell’impero – compresi i fiumi fatti di mercurio – sul terreno.

Il complesso funerario di Qin si trova a est di Xian, vicino alla vetta sacra del Monte Li. La tomba si trova sotto un enorme tumulo di terra compatta, di fatto una vera e propria piramide, che costituisce un punto di riferimento inconfondibile per il paesaggio funerario dell’Imperatore. Mentre l’esistenza dei guerrieri è universalmente nota, quella di questa piramide (a base quadrata di oltre 350 metri di lato, alta oltre 70) lo è molto meno. Sia la piramide, che le fosse dei guerrieri sono orientate ai punti cardinali.

Il regno del primo imperatore Qin divenne rapidamente instabile dopo la sua morte, ma la Cina fu nuovamente unificata molto presto sotto Liu Bang, il fondatore della dinastia Han occidentale. Questa dinastia (202 BC – 9 AD) ha segnato importanti sviluppi politici, economici e scientifici. Sotto gli Han, per esempio, fu ideata una prima versione della bussola magnetica.
I sovrani Han seguirono l’usanza di essere sepolti in tombe situate sotto enormi tumuli a base quadrata; la loro forma e il loro aspetto ricorda – ancora di più del mausoleo di Qin – le piramidi, e anzi sono conosciuti popolarmente come “piramidi cinesi”.

La piramide Maoling

Questi monumenti costituiscono una presenza affascinante nel paesaggio in rapido sviluppo di Xian; il più grande, Maoling dell’imperatore Wu, ha una base quadrata con lati di quasi 250 metri. Come quella di Qin, anche le tombe degli imperatori Han non sono state scavate, ma una serie di fosse sepolcrali è stata scoperta vicino a uno di loro, il mausoleo dell’imperatore Jing. Contengono un’enorme quantità di statue in terracotta. Sono, però, delle miniature, contrariamente ai guerrieri a grandezza naturale di Qin.

La piramide Janling

Le piramidi Han sono poco studiate in generale e non erano mai state studiate dal punto di vista dell’Archeoastronomia, cioè della scienza che studia i possibili legami dei monumenti con i cicli celesti. Malgrado sia sempre fondamentale misurare e osservare sul campo, prendere misure precise è quasi impossibile in questo caso perché i lati delle piramidi sono spesso inaccessibili a causa di rovi o di campi coltivati. Quindi, oltre alle misure sul terreno ho utilizzato dati e misure estratti da database satellitari. Il risultato è abbastanza sorprendente: le piramidi cinesi si dividono infatti in due “famiglie”. C’è un gruppo orientato in modo preciso ai punti cardinali, con errori che non superano un grado, mentre un altro gruppo comprende piramidi con errori in relazione al nord geografico di diversi gradi. Gli errori in questa seconda famiglia non sono distribuiti casualmente: si trovano sempre a ovest del nord e mostrano una tendenza a diminuire nel tempo (cioè da un imperatore al successivo) passando da un massimo di 14 ° a un minimo di 8 ° nel corso della dinastia.

Un esempio di piramide cinese orientata ai punti cardinali (cortesia Gearth)

Come sempre accade in Archeoastronomia, per capire i dati sul campo dobbiamo utilizzare la storia e l’Archeologia. Infatti le stelle, e in particolare quelle della regione circumpolare del cielo, erano di fondamentale importanza per la dottrina del potere dell’Imperatore Cinese. L’imperatore stesso era “figlio del cielo”, depositario del potere terreno in virtù di un mandato celeste. La funzione del polo nord celeste come “perno” del cielo era equiparata, già negli scritti di Confucio molti anni prima di Qin, alla centralità del potere imperiale sulla Terra e quindi all’imperatore stesso. Come risultato dell’identificazione celeste dell’Imperatore, l’intera regione polare del cielo veniva identificata come un’immagine celeste del suo palazzo, il “Recinto Viola”, delimitato da un cerchio di circa 15 ° di raggio. Tutto ciò ci permette di spiegare gli orientamenti al nord vero, dal momento che il sovrano defunto era destinato a risiedere nell’immagine celeste del suo palazzo terrestre. Tuttavia, c”e molto di più.

Infatti, in virtù del fenomeno fisico detto Precessione, l’asse terrestre ruota attorno alla perpendicolare al piano terra-sole e di conseguenza la proiezione dell’asse terrestre nel cielo – il polo nord celeste nell’emisfero nord – si sposta lentamente rispetto alle stelle. Oggi, esso è molto vicino alla stella Polaris, la nostra polare, ma duemila anni fa il polo si trovava in una zona oscura, e aveva lasciato le vicinanze della stella Kochab per iniziare ad avvicinarsi a Polaris. Gli astronomi cinesi erano estremamente accurati e avevano senz’altro notato l’esistenza di questo fenomeno. Quindi, è ragionevole pensare che alcuni imperatori abbiano scelto di far orientare la loro piramide verso la stella che sarebbe diventata polare. Come fare questo? è semplice puntare una stella che sorge o tramonta, identificando l’azimuth al sorgere o appunto al tramontare. Ma le stelle circumpolari non tramontano mai, sono sempre visibili. Dunque la scelta fu di puntare alla massima elongazione, cioè al momento in cui la stella passa alla stessa altezza del polo ed ha quindi un azimuth pari alla distanza in gradi dal polo stesso. In effetti se seguiamo Polaris nel suo lento, apparente avvicinamento al polo in quei secoli, possiamo vedere che la sua elongazione massima diminuisce in accordo con il graduale spostamento degli orientamenti dei tumuli Han. Infine, per quanto riguarda la scelta di orientare sempre a ovest del nord, una possibile spiegazione è che le cerimonie di orientamento siano state tutte fatte in primavera, periodo in cui l’elongazione massima era visibile a ovest.

Un esempio di piramide cinese orientata alla elongazione di Polaris (cortesia Gearth)

Con il declino della dinastia Han, finisce il periodo di costruzione delle grandi piramidi cinesi. Gli imperatori della dinastia Tang costruiranno infatti le loro tombe sotto montagne già esistenti, dotandole però di spettacolari “vie sacre”: strade cerimoniali lastricate e fiancheggiate da dozzine di statue monolitiche, la cui tradizione arriverà fino al novecento. Le piramidi Han rimangono dunque, ancora oggi, a segnare in modo unico con la loro affascinante e un pò misteriosa presenza il paesaggio in rapidissimo sviluppo del corso del fiume Wei.

Giulio Magli

Strada cerimoniale del mausoleo Tang Quianling

Bibliografia:

  • Royal mausoleums of the western Han and of the Song Chinese dynasties: A satellite imagery analysis. Arch. Res. in Asia 15, 45-54, 2018
  • The Sacred Landscape of the “Pyramids” of the Han Emperors: A Cognitive Approach to Sustainability. Sustainability 11(3), 789, 2019
  • Per una introduzione all’Archeoastronomia: Da Stonehenge alle piramidi – Le meraviglie dell’archeoastronomia. Brioschi Editore.
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