Nel 2022 l’Unione Matematica Italiana compie 100 anni. Nell’attesa delle candeline, che verranno spente il prossimo 31 marzo a Bologna e poi le più estese celebrazioni con il convegno di maggio a Padova, MaddMaths! inizia a festeggiare dando la parola ad alcuni dei personaggi che, di questo primo secolo, ci aiuteranno a ricostruire la storia. Oggi pubblichiamo il contributo di … Angelo Guerraggio.
Sono anni difficili, quelli del ventennio fascista, per l’Unione Matematica Italiana. Appena costituita, si deve confrontare con una situazione politica nuova e un regime particolarmente aggressivo che vuole che la politica – la sua politica – permei e modelli anche la vita culturale.
L’atteggiamento dell’UMI e dei singoli matematici è via via, negli anni Trenta, un atteggiamento di compromissione. Il caso più noto è quello di Francesco Severi, passato nel giro di pochi anni, dopo aver firmato il manifesto antifascista di Benedetto Croce, da posizioni socialiste a un’aperta adesione al regime. Ma altrettanto imbarazzante è il caso di Enrico Bompiani, anche lui come Severi soggetto al procedimento di epurazione dopo la Liberazione e che ugualmente sarà presidente dell’UMI dal ‘49 al ‘52 e dell’associazione rimarrà presidente onorario fino alla morte. Tutto sommato, più defilato rimane Mauro Picone: dopo il noto messaggio del 5 giugno ‘23 a Giovanni Gentile in cui gli esprime “tutto il mio vivissimo intimo compiacimento per l’adesione che Vostra Eccellenza ha voluto dare al Partito nazionale fascista al quale anch’io appartengo“, si dedica anima e corpo alla cura dell’INAC e abbandona la ribalta delle scene politiche tanto da giustificare con il suo comportamento il giudizio di Renato Caccioppoli che nel dopoguerra gli scriverà: “Tu non ti occupi di politica, lo so, e magari, dedito come sei soltanto al tuo lavoro, sei anche pronto a legare l’asino dove vuole il padrone”.
L’episodio più noto e grave della compromissione dell’UMI, anche perché denunciato senza alcun timore da presidenti della stessa associazione quali Carlo Pucci negli anni ‘80 del secolo scorso e più recentemente da Ciro Ciliberto, è quello relativo alle leggi razziali del ‘38. La Commissione scientifica dell’UMI si riunisce il 10 dicembre 1938 e, senza avanzare alcun dubbio o perplessità sui provvedimenti adottati, ribadisce che “La scuola matematica italiana, che ha acquistato vasta rinomanza in tutto il mondo scientifico, è quasi totalmente creazione di scienziati di razza italica (ariana)“; dopodiché esprime la sua maggiore preoccupazione: che “nessuna delle cattedre di Matematica rimaste vacanti in seguito ai provvedimenti per l’integrità della razza, venga sottratta alle discipline matematiche“. In un intervento pubblicato sulla rivista dell’UMI “Matematica, Cultura e Società” del 2018 [l’intero articolo è disponibile a questo link], a ottant’anni dalle leggi razziali, Gilberto Bini e Carlo Ciliberto scrivono: “Ci sentiamo in dovere di dire oggi che troviamo quel comunicato della Commissione Scientifica dell’UMI ingiustificabile da ogni punto di vista, umano, civile, politico e scientifico, e ci risulta particolarmente doloroso constatare che matematici di grande livello, membri di quella Commissione Scientifica, abbiano potuto scendere a patti così bassi con la loro coscienza […]. L’UMI sbagliò allora per convenienza, connivenza e conformismo, per mancanza di coraggio e povertà d’animo, commettendo un grave errore, senza giustificazione alcuna, che forniva un supporto scientifico e ideologico al regime fascista, contro ogni logica di riconoscenza umana, civile, scientifica“.
Già prima di questo grave episodio si erano però registrati pericolosi smottamenti da parte dell’UMI nella difesa della propria autonomia. Nel 1935 si erano tenute le elezioni per il rinnovo degli organi dirigenti e della Commissione scientifica dell’associazione e il Bollettino dell’UMI ne aveva dato dettagliata notizia: “All’invito di partecipare alla votazione per il rinnovo delle cariche sociali, a norma del nuovo Statuto, risposero, nel termine stabilito del 9 giugno, 112 soci di cui segue l’elenco […]. Lo scrutinio […]) diede il seguente risultato: Presidente: Luigi Berzolari con voti 111. Vice-presidente: Pietro Burgatti con voti 111“. Seguono anche l’elenco dei soci votati per far parte della Commissione scientifica e la frase: “Il risultato della votazione sarà sottoposto, a norma dello Statuto, all’approvazione del Ministero”. Il fatto è che nel ‘34 lo statuto dell’associazione era stato modificato in ossequio al processo in atto di fascistizzazione della cultura accettando, in aperta contraddizione con il carattere di libera associazione dell’UMI, l’imposizione politica che la nomina del presidente, del vicepresidente e dei membri della Commissione scientifica avesse “corso solamente dopo l’assenso del ministero dell’Educazione Nazionale”. A dirigere la Minerva era arrivato all’inizio del ‘35 Cesare De Vecchi che aveva ulteriormente inasprito il controllo sul mondo associativo e scolastico avviando con “autorità quadrumvirale di fascista al cento per cento” (sono parole di Gentile) quella che chiamava operazione di bonifica della cultura. Dopo il suo esame, la Commissione scientifica per il triennio ‘35-‘38 risulta formata (a fianco di ogni nome, i voti ottenuti) da Salvatore Pincherle 111, Leonida Tonelli 61, Ettore Bortolotti 60, Gaetano Scorza 53, Beppo Levi 47, Beniamino Segre 47, Enrico Bompiani 40, Mauro Picone e Francesco Severi 22, Luigi Fantappié e Guido Fubini 21. Risultano quindi esclusi l’analista di origini ebraiche Giulio Vivanti e Vito Volterra, di cui era nota l’opposizione al regime, che pure avevano raccolto rispettivamente 32 e 25 voti; non viene neppure preso in considerazione Guido Castelnuovo, anche lui nato in una famiglia ebraica, dissonante rispetto alle direttive fasciste, che aveva comunque ricevuto gli stessi voti di Fantappié e Fubini. Da parte dell’UMI nessuna protesta e neanche una più o meno timida richiesta di spiegazioni, almeno stando ai documenti e ai carteggi finora conosciuti. È chiaro che erano anni difficili ma qualcosa si poteva fare. Qualcosa è stato fatto. Scrive Pietro Nastasi nell’articolo La matematica italiana dal manifesto degli intellettuali fascisti alle leggi razziali pubblicato nel 1998 sul Bollettino dell’Unione Matematica Italiana (Sezione “La Matematica nella Società e nella Cultura”): “Ben diverso l’atteggiamento di muta, ma significativa, protesta che in una circostanza simile tenne Michele De Franchis, direttore dei Rendiconti del Circolo matematico di Palermo: le prime due pagine della rivista per l’anno 1935 pubblicarono da un lato la composizione della redazione liberamente eletta nel 1931 e dall’altro il nuovo Statuto fascista che offendeva tutte le grandi tradizioni del Circolo”.
L’atteggiamento tenuto dall’UMI in occasione del rinnovo delle cariche sociali nel ‘35 è sostanzialmente lo stesso che vediamo all’opera l’anno successivo a proposito del Congresso internazionale dei matematici. La discussione ruota attorno alle sanzioni – un tema particolarmente vicino alle nostre attuali sensibilità – ma questa volta siamo noi, l’Italia, il Paese sanzionato dalla Società delle Nazioni per l’aggressione coloniale contro l’Etiopia. Nel 1936 il Congresso internazionale era in programma a Oslo e la Norvegia era una nazione sanzionista, avendo adottato misure restrittive nei confronti della nostra economia. L’UMI è quanto mai sollecita a interrogarsi se può partecipare a un congresso organizzato da un Paese sanzionista arrivando nell’assemblea riunita a Bologna il 21 aprile del 1936 – le sanzioni saranno abolite 3 mesi dopo – a una delibera particolarmente deludente: “Per quel che riguarda la partecipazione della Società al Congresso internazionale matematico, che quest’anno si terrà in Oslo, il Presidente fa osservare che le presenti condizioni politiche impongono stretta aderenza alle direttive del Governo […]. Stima perciò opportuno che innanzitutto si ascoltino le direttive del Governo”. L’UMI subordina dunque le sue decisioni a quelle del regime e sceglie poi di non partecipare al congresso di Oslo. Solo cinque italiani vi risulteranno iscritti e tra di loro un Vito Volterra ormai anziano e provato dalle ultime vicissitudini, al quale l’assemblea di Oslo invierà un caloroso telegramma di saluto. In Norvegia non va neppure Severi che pure era stato invitato a tenere una conferenza generale dal titolo “Teorie e questioni nuove nella Geometria algebrica” e doveva presiedere la commissione che avrebbe assegnato le prime due medaglie Fields (proposte dal matematico canadese nel ‘31 e approvate l’anno successivo al Congresso internazionale di Zurigo; a Oslo il riconoscimento va a Lars Ahlfors e a Jesse Douglas). Severi si era mosso per tempo e aveva chiesto una personale autorizzazione per la missione ma il ministro De Vecchi aveva respinto la domanda, anche se il matematico era ormai di provata fede fascista e accademico d’Italia, pregando il rettore dell’università di Roma di “comunicare a S.E. il Prof. Francesco Severi […]) che non ritengo opportuna la sua partecipazione a tale Congresso”. La fiducia di Severi nel fascismo rimarrà comunque ben salda, al di là di questo che valuta solo come uno spiacevole incidente di percorso. Rimarrà vicino al Duce e a Gentile fino alla fine ed è tra i pochi accademici d’Italia presenti a Firenze ad applaudire il filosofo che tiene la commemorazione di Gian Battista Vico nel secondo centenario della morte e che apre il suo discorso inneggiando alla Repubblica di Salò: “Con la resurrezione di Mussolini è risorta l’Italia giovane, leale, generosa, ardita, fidente nelle proprie forze, ansiosa di giustizia per sé e per tutti”. Era il 20 marzo del ‘44 e neanche un mese dopo, il 15 aprile, Gentile sarà ucciso davanti alla sua residenza di Firenze.
Angelo Guerraggio
Serie di articoli a cura di Silvia Benvenuti
L’immagine di copertina ritrae Francesco Severi che accompagna Benito Mussolini nella visita alla Biblioteca dell’Istituto di Matematica dell’Università di Roma: nello sfondo, a destra, si riconosce Enrico Bompiani. Tratto da: Gino Roghi, Materiale per una Storia dell’Istituto Nazionale di Alta Matematica dal 1939 al 2003, Bollettino dell’Unione Matematica Italiana, Serie 8, Vol. 8-A—La Matematica nella Società e nella Cultura (2005), n.3-2, p. 3–301.