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Patrice Hauret ha ricevuto quest’anno il Premio Felix Klein della European Mathematical Society. Questo premio viene assegnato ogni quattro anni a un giovane scienziato o a un piccolo gruppo di giovani scienziati (di solito di età inferiore ai 38 anni) per aver utilizzato metodi sofisticati per dare una soluzione eccezionale ad un problema industriale concreto e difficile con la completa soddisfazione del settore industriale. Il premio è finanziato dall’Istituto Fraunhofer per la Matematica Industriale di Kaiserslautern (Germania). Pubblichiamo di seguito un’intervista pubblicata su la Newsletter dell’ICIAM Dianoia Vol. 4, No. 4, Ottobre 2016, a cura di Maria J. Esteban. La traduzione dall’inglese è di Elena Toscano.

Patrice lavora alla Michelin (Francia), una delle maggiori industrie produttrici di pneumatici del mondo. Ha completato il suo dottorato di ricerca presso l’École Polytechnique (Palaiseau, vicino a Parigi) sotto la supervisione di Patrick Le Tallec. Dopo un post-doc presso il Caltech con Michael Ortiz, è entrato a far parte del settore di Ricerca&Sviluppo della Michelin. Patrice è un matematico e ha continuato a esserlo nel suo lavoro in azienda. Non solo ha ricoperto diversi compiti, ma ha anche pubblicato numerosi articoli di ricerca e ottenuto un’abilitazione.

La sua esperienza e le sue opinioni sono molto ricche e interessanti; parlando con lui, mi sono resa conto di come un’azienda possa mantenere elevata la sua leadership tecnologica, investendo in ricerca e sviluppo e rimanendo così aggiornata sulle ultime tecnologie matematiche, computazionali e meccaniche.

MJE: Quali posizioni hai occupato alla Michelin?

PH: Fino a poco tempo fa, e per diversi anni, sono stato responsabile del Gruppo di Meccanica Solida Computazionale (e HPC, High Performance Computing) all’interno del nostro Centro Tecnologico di Clermont-Ferrand; è il nostro più grande centro di ricerca con le sue 3300 persone che lavorano su temi di ricerca e sviluppo cruciali per la leadership tecnologica della Michelin. Sono stato a capo del gruppo di simulazione che fornisce all’azienda il software in-house che implementa avanzate tecniche matematiche per studiare i modelli sviluppati con la collaborazione di fisici, scienziati dei materiali e ingegneri. Naturalmente, anche gli informatici costituiscono una risorsa fondamentale nella scrittura di tali codici. Il risultato è un lavoro profondamente multidisciplinare, un’esperienza impegnativa, ma estremamente eccitante.

Sono stato anche responsabile delle relazioni aziendali e accademiche della Michelin nel campo del calcolo scientifico. Mi ha aiutato a sviluppare una rete per rimanere aggiornato sulle ultime ricerche così da avere sempre nuovi stimoli per le nostre idee.

Risolvere un problema reale in modo adeguato richiede di lavorare con altri scienziati e per formulare modelli soddisfacenti, ossia modelli in cui i vari punti di vista sono ben compenetrati. Dal punto di vista matematico, elementi chiave sono le considerazioni sulla buona posizione di un problema e la capacità di progettare approssimazioni sufficientemente accurate della soluzione. Sebbene la maggior parte dei modelli abbia una complessità molto elevata, tutto ciò può essere rigorosamente realizzato. Al matematico è certamente necessaria una conoscenza avanzata nella meccanica per partecipare alla discussione sui modelli e spiegare le implicazioni delle varie considerazioni matematiche. I codici che scriviamo devono restare accessibili ai collaboratori in possesso di differenti background, pur mantenendo elevate le performance di calcolo. Una vera e propria sfida per il gruppo di lavoro che si occupa delle implementazioni e che si avvale di diversi informatici con specializzazione in High Performance Computing. L’obiettivo finale di questa avventura collettiva è di accelerare il processo di progettazione, stimolare nuove idee e valutare il potenziale tecnico di specifici progetti di pneumatici. Naturalmente, fare ciò al livello più alto richiede molteplici relazioni in particolare con la comunità scientifica.

MJE: Quanto aperta è la politica di ricerca e sviluppo della Michelin? Come si applica alla simulazione?

PH: Conduciamo un’ambiziosa politica d’innovazione basandoci su collaborazioni aziendali e accademiche varie e complementari. Si tratta di una straordinaria opportunità dal punto di vista umano, scientifico e tecnologico. Allo stesso tempo, sviluppiamo una forte competenza in tutti i campi al centro delle prestazioni dei nostri prodotti. La simulazione crea un collegamento tra la concezione virtuale dei prodotti, la loro concezione concreta e tecnica e la loro produzione. Sviluppare nuovi approcci per le simulazioni incrementa la nostra comprensione e la nostra efficienza. A questo proposito, sono convinto che la padronanza dei modelli, la loro analisi e la qualità dei processi di calcolo, sia un fattore fondamentale in un processo di ricerca e sviluppo. Inoltre, il nostro know-how rende le nostre numerose collaborazioni ancora più ricche e produttive.

In qualità di membro del comitato scientifico di AMIES (iniziativa francese per l’eccellenza in materia di cooperazione aziendale-accademica in matematica) sono entusiasta per il ruolo crescente che la matematica svolge nello sviluppo di piccole e grandi imprese.

MJE: Dalla descrizione del tuo lavoro, ho l’impressione che hai avuto una grande libertà di decidere cosa fare, con chi collaborare, come imparare dal mondo accademico.

PH: Ho avuto il privilegio di essere ritenuto affidabile dai nostri direttori scientifici e dai vari direttori del mio dipartimento nel corso degli anni. Meritare questa fiducia richiede certamente che spieghi e aggiorni una strategia di lungo termine e mi impegni a raggiungere il livello di risultati che ho annunciato. La gestione del rischio è un altro aspetto del coordinamento scientifico. Questo è senza dubbio il prezzo della libertà.

MJE: Se ho ben capito, presto cambierai posizione alla Michelin. Di che tipo di lavoro ti occuperai?

PH: Dopo dieci anni nel Gruppo di Simulazione dell’azienda, recentemente mi è stato offerto di trascorrere qualche ora in un reparto in cui vengono concepiti i pneumatici. Lì ci affidiamo alle varie competenze all’interno dell’azienda, da scienziati dei materiali, a fisici, al marketing e alla produzione industriale per concepire nuovi prodotti.

MJE: Quale sarà il tuo contributo a questo nuovo lavoro, e cosa imparerai?

PH: È l’occasione per partecipare in modo più diretto al successo della Michelin. Spero sinceramente che la mia nuova squadra possa trarre beneficio dalla mia esperienza nell’ambito della simulazione e forse da un modo diverso di pensare. Da parte mia, si tratta di un passo necessario per ottenere una maggiore comprensione del processo di progettazione – in particolare per quanto riguarda gli aspetti di marketing e industriali – e per avvicinarmi di più al cuore del business della Michelin. Sarà anche l’occasione per imparare a prendere le giuste decisioni sulla base di una più ampia varietà di competenze.

MJE: Durante il lavoro alla Michelin hai continuato a pubblicare su riviste di ricerca?

PH: Sì, certo. In alcune di queste pubblicazioni sono co-autore con i nostri collaboratori accademici, quando il mio contributo è stato significativo, altre invece sono più personali e le ho scritte durante il mio tempo libero. La parte più significativa dei miei contributi resta ovviamente inedita per proteggere le attività della Michelin. D’altra parte, io sono sempre stato convinto che pubblicare abbia un valore perché stimola lo scambio scientifico con l’esterno, attrae nuovi talenti e permette il confronto tra le tue conoscenze e punti di vista più ampi. Oltre a ciò, lo ammetto, è qualcosa che mi dà sempre un grande piacere.

Alcune riflessioni sulla collaborazione tra il mondo accademico e le imprese

MJE: Puoi dirci qualcosa in più su come vedi in generale la collaborazione dei matematici con le imprese?

PH: Credo che al giorno d’oggi, le sfide accademiche e industriali beneficino fortemente le une delle altre. In particolare, i matematici non dovrebbero mai sottostimare la possibilità che i problemi della vita reale li spingano in territori scientifici inesplorati. Al contrario, i tecnici dovrebbero essere aperti alla possibilità che le prospettive teoriche gettino una nuova luce sui loro problemi e le soluzioni. In questo contesto, è molto importante che ognuno metta in gioco la reciproca curiosità nella collaborazione. Questo costituisce un valore aggiunto e inatteso, che va ben al di là del beneficio economico. Sono stato abbastanza fortunato da sperimentare questo tipo di collaborazioni bidirezionali, con molta soddisfazione da ambo le parti e risultati spesso innovativi. Questo è, per esempio, il modello caratterizzante gli Istituti Fraunhofer in Germania o gli Istituti Carnot in Francia.

MJE: Alcuni ricercatori accademici non sanno come stimare il prezzo del loro lavoro, temono che l’azienda abbia intenzione di sfruttarli.

PH: Ho lavorato con il mondo accademico per un lungo periodo, e in termini di efficienza e di comprensione reciproca, chiaramente sono favorevole a tenere in pedi collaborazioni lunghe. Perché dovrei correre il rischio di compromettere un rapporto solido e prezioso che ha richiesto un decennio per svilupparsi? Alla fine, questo tipo di scorrettezza porterebbe sicuramente beneficio ai nostri concorrenti. Il tipo di situazione che stai descrivendo sicuramente si presenta a volte, ma non può durare a lungo. Anche in questo caso, le collaborazioni scientifiche valide devono lasciare spazio alla fiducia reciproca nell’interesse di tutti.

MJE: A parte con i tuoi collaboratori accademici, parli spesso con chi lavora presso altre imprese?

PH: Certo. I matematici applicati sono un ‘piccolo mondo’ e molti scienziati che lavorano in aziende diverse sono effettivamente in contatto. Senza rivelare informazioni riservate, ci piace beneficiare delle reciproche esperienze in termini di problemi, metodi e strumenti. A volte organizziamo delle collaborazioni tra le nostre aziende per ottenere il massimo da una tale complementarità.

MJE: Grazie mille Patrice per aver condiviso con noi la tua visione e la tua esperienza. Complimenti per il premio Felix Klein, e buona fortuna per il tuo nuovo lavoro!

Maria J. Esteban è Directeur de recherche al CNRS e lavora presso l’Università di Paris-Dauphine. I suoi temi di ricerca includono lo studio delle equazioni alle derivate parziali non lineari, in particolare con metodi variazionali; meccanica quantistica relativistica e non relativistica, con applicazioni alla chimica quantistica; interazioni fluido-struttura, problemi di simmetria per le funzioni estremali in disuguaglianze funzionali, etc. Dopo essere stata il Presidente della SMAI (Société de Mathématiques Appliquées et Industrielles) e avere diretto il Comitato per la Matematica Applicata della EMS, attualmente è il Presidente della ICIAM, per il periodo 2015-2019.

Roberto Natalini [coordinatore del sito] Matematico applicato. Dirigo l’Istituto per le Applicazioni del Calcolo del Cnr e faccio comunicazione con MaddMaths!, Archimede e Comics&Science.

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