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Paola Antonietti, vincitrice del premio SIMAI 2015, classe 1980, è professore associato al MOX di Milano e si occupa di “metodi agli elementi virtuali su griglie poliedriche e la propagazione di onde sismiche”.

Per quale motivo hai deciso di fare matematica? Ci racconti un po’ il tuo percorso di studi, come sei arrivata al MOX?
Nonostante la matematica mi fosse sempre piaciuta molto, avevo inizialmente deciso di iscrivermi a Medicina e Chirurgia. Subito dopo la maturità scientifica, in un modo molto naturale, è però maturata l’idea di iscrivermi a Matematica, e così è stato. Ho frequentato il corso di studi a Pavia e, sempre a Pavia, il dottorato in Matematica e Statistica. Durante il dottorato ho trascorso un periodo presso l’Università di Oxford. Nel 2007, subito dopo aver difeso la tesi di dottorato, sono tornata in Inghilterra, all’Università di Nottingham, come Research Fellow. Nel 2008 sono entrata a far parte del MOX prima come ricercatore e, dal 2015, come professore associato.

Quale è il tuo campo di studi?
Mi occupo di metodi numerici per l’approssimazione di equazioni alle derivate parziali e alla loro applicazione a problemi di interesse ingegneristico. Sono interessata sia allo studio degli aspetti teorici che all’applicazione di tali tecnologie a problemi concreti nell’ambito della meccanica e della geofisica computazionale.

Quale è il risultato che ti ha dato più soddisfazioni finora?
Negli ultimi anni, mi sono appassionata a problemi di geofisica computazionale, come il problema di simulare scenari di scuotimento atteso a fronte di un evento sismico. È un argomento che mi affascina, perché pone costantemente nuove sfide teoriche avendo in mente un problema molto concreto e, ahimè, molto attuale.

C’è un risultato scientifico a cui stai puntando, in questo momento?
Negli ultimi anni ho iniziato ad occuparmi di metodi di discretizzazione “poliedrici”, che consentano cioè di utilizzare tassellazioni del dominio computazionale composte da elementi di forma arbitraria (poligoni o poliedri, appunto). In un qualche senso, l’idea è quella di ampliare la versatilità dei metodi agli elementi finiti “classici”, che si appoggiano a griglie di calcolo composte da tetraedri e/o esaedri. Più in dettaglio, lavoro allo sviluppo e all’analisi dei metodi Discontinuous Galerkin e dei metodi agli elementi virtuali su griglie poliedriche. Negli ultimi anni, c’è un grande fermento nella comunità scientifica internazionale, perché l’idea di utilizzare griglie di forma arbitraria pone nuove sfide e in alcuni casi richiede di ampliare i paradigmi che stanno alla base del metodo agli elementi finiti. Più nello specifico, sono interessata a studiare e applicare queste nuove tecnologie a problemi di propagazione di onde sismiche per la simulazione di terremoti in grandi aree urbane densamente popolate e/o aree di interesse prioritario. In ultima analisi, gli scenari di scuotimento “sintetici”, cioè ottenuti solo avvalendosi di un calcolatore, potrebbero essere di supporto, in qualche misura, al miglioramento delle strategie di mitigazione del rischio sismico. Sempre in un contesto di applicazioni a problemi di geofisica computazionale, un argomento al quale mi sono recentemente appassionata è lo sviluppo di tecnologie “poligonali” per studiare flussi in mezzi porosi fratturati. Il denominatore comune di queste due applicazioni è un’elevata complessità geometrica dovuta alla presenza di stratigrafie complesse, bacini sedimentari, fratture e mezzi fortemente eterogenei. In questo contesto gli elementi poliedrici potrebbero offrire un vantaggio sia in termini di semplicità nella generazione della griglia di calcolo e che nella descrizione di tutte le scale caratteristiche, che tipicamente sono soggette a forti variazioni.

Hai vinto il premio SIMAI 2015. Raccontaci come è andata.
Quando è stato pubblicizzato il bando mi sono accorta che sarebbe stato l’ultimo anno per provare a partecipare (sono nata nel 1980). Mi sono detta “che male può fare provarci?”. Non pensavo che il mio curriculum fosse molto adatto, ma poi è andata bene . Sono particolarmente contenta perché, se non sbaglio, è la prima volta che il premio SIMAI viene assegnato ad una donna. Spero sia di incoraggiamento per tutte le donne che decidono di dedicarsi alla matematica applicata ed industriale.

Quali sono i tuoi “dream problems”?
La cosa che mi piace di questo lavoro è che i “dream problems” saltano sempre fuori quando meno te lo aspetti…. In questo momento i metodi poligonali stanno offrendo molti spunti per cercare di affrontare problemi caratterizzati da geometrie estremamente complesse, non solo nel campo della geofisica computazionale ma anche nel campo delle scienze della vita come la medicina e la biologia.

… a parte la matematica, come passi il tempo? Cosa fai quando non fai matematica?
Faccio la mamma 🙂 Mia figlia Martina compirà 4 anni alla fine di Ottobre…..le nostre giornate sono sempre molto allegre (e molto intense!)

 

 

[Intervista raccolta da Maya Briani]

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