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Anna Cerasoli è insegnante di matematica e scrittrice di libri per bambini. Nelle librerie è da poco uscito “Tutti in cerchio. La geometria diventa facile” (Feltrinelli, 2012). “Che cosa c’è di più bello del viso di un ragazzo che s’illumina per aver compreso qualcosa che fino ad allora gli era sconosciuto?”…

Apparsa originariamento l’8 gennaio 2013.

Come mai ha deciso di studiare Matematica e perché ha scelto l’insegnamento?

Dopo il liceo classico ero molto incerta tra Matematica e Filosofia, due materie in cui riuscivo egualmente bene e che m’incuriosivano. Solo allo scadere dei termini d’iscrizione decisi per Matematica, ma la filosofia è sempre rimasta tra i miei interessi. Dopo la laurea vinsi una borsa di studio del CNR presso la Normale di Pisa, per fare ricerca sull’ottimizzazione dei piani radioterapici nel trattamento dei tumori, in collaborazione con i medici dell’ospedale Santa Chiara. Ma la mia vera passione è sempre stata l’insegnamento, forse perché avevo molto sentito il fascino di una didattica appassionata e coinvolgente dei miei insegnanti di greco e di filosofia. Perciò, quando, dopo un anno di attività, il direttore della ricerca fu trasferito in Sicilia, decisi di rinunciare alla borsa di studio e scegliere l’insegnamento.

Quando e come è iniziata la sua attività di scrittrice?

Insieme a mio fratello Mauro, docente universitario di Calcolo delle Probabilità, ho scritto vari manuali di matematica per la scuola secondaria superiore, editi da Zanichelli, già dal 1985. In questi manuali, pur rispettando i programmi, abbiamo privilegiato il ragionamento e l’applicazione ai problemi, piuttosto che il mero studio di strumenti matematici astratti. In quegli anni sono stata anche coautrice di un manuale di Basic, il linguaggio di programmazione che si affacciava timidamente nelle scuole e che permetteva persino ai ragazzi più giovani di realizzare semplici programmi per computer. Purtroppo, facendo una scelta a mio avviso sbagliata, il Ministero lo sostituì con il Pascal, un linguaggio più complicato, anche se più efficace, adatto soltanto agli allievi delle ultime classi della secondaria. Il risultato è quello che abbiamo sotto i nostri occhi: nella scuola italiana non si studia più nessun linguaggio di programmazione. (Tranne, ovviamente, che negli istituti tecnici a indirizzo informatico).Nel 1998, mio figlio di otto anni iniziò a farmi domande in merito alle sue nuove conoscenze matematiche ed ebbi l’idea di un testo,‘I Magnifici Dieci’ (già Sperling&Kupfer, attualmente pubblicato in una nuova edizione da Editoriale Scienza – http://www.editorialescienza.it/it/libro/i-magnifici-dieci.htm) in cui un nonno racconta la matematica al nipotino. Con un linguaggio semplice riuscii a toccare i temi di base, come la numerazione decimale, quella binaria, il piano cartesiano, le funzioni, il teorema di Pitagora… Il libro ebbe molto successo e fu tradotto in tante lingue. Questo mi spinse a proseguire e così, di lì a poco, seguì ‘La sorpresa dei numeri’ (già Sperlin&Kupfer, ora in uscita per Editoriale Scienza) dove il nonno tratta temi nuovi come la Logica, il Calcolo Combinatorio, la Statistica… argomenti che ritengo indispensabili per rinnovare i desueti programmi ministeriali ancora oggi in vigore. Poi, con il terzo episodio della serie, intitolato ‘Mr Quadrato’ (Sperling&Kupfer), passai ad argomenti geometrici, completando così la trattazione di quello che penso dovrebbe essere il minimo bagaglio di conoscenze matematiche per ogni cittadino informato e partecipe.

All’attività di scrittrice, lei affianca altre forme di divulgazione come incontri con studenti e adulti e corsi di aggiornamento per insegnanti. Com’è nata questa attività? Ha iniziato prima come scrittrice o prima come divulgatrice?

I seminari e gli incontri non sono un’attività a sé stante, ma sono sempre legati alla presentazione dei miei libri. In tali occasioni espongo le mie idee su quella che ritengo essere una buona didattica della matematica.

Gli insegnanti cosa dicono? Cosa apprendono dagli incontri con lei? Qual è la sua sensazione dopo questi incontri, sia con i giovani che con gli adulti?

Agli incontri sono presenti gli insegnanti più motivati e appassionati del loro lavoro. È per questo che nasce sempre un dialogo proficuo e gratificante: sono interessati a migliorare il loro insegnamento sia approfondendo la materia, sia cercando il modo più efficace per porgerla. Nei miei scritti si trovano molti spunti per rendere la matematica facile e profonda al tempo stesso perciò, partendo da questi esempi, discutiamo intrecciando le mie proposte didattiche con le loro esperienze sul campo. Il risultato è sempre positivo: miglioriamo tutti.

Il riscontro sui suoi libri? Sono consigliati dagli 8 anni in su, qual è l’età media reale dei lettori?

I miei libri hanno sempre vari livelli di lettura. Ci si può fermare al semplice racconto o ai concetti matematici più evidenti, ma si possono anche trovare spunti e riferimenti per approfondire, collegare i vari temi e unificarli in un quadro di teoria più ampio. Per ciò che riguarda l’età dei lettori, la trilogia de ‘I magnifici dieci’ è adatta a partire da nove, dieci anni, ma, proprio sulla base di quanto dicevo prima, ne potrà giovare maggiormente un ragazzo guidato da un lettore adulto, capace di andare in profondità. E, infatti, questi tre libri sono consigliati in vari corsi di Scienze della Formazione. Negli anni ho scritto altri racconti per lettori più piccoli. Così è nata una seconda trilogia, edita da Feltrinelli (‘Sono il numero 1’, ‘Io conto’, ‘Tutti in cerchio’http://www.feltrinellieditore.it/SchedaAutore?id_autore=1000877) , rivolta a scolari del secondo ciclo elementare. Il protagonista è uno di loro, che ha superato la paura della matematica e racconta con passione quello che va imparando sui numeri interi, le operazioni, le frazioni, la geometria…  Sono invece adatti a bambini più piccoli, in età prescolare, o del primo ciclo elementare, ‘Le avventure del signor 1’ http://www.edizioniel.com/DB/scheda.asp?idl=2925 , ‘La grande invenzione di Bubal’ http://www.edizioniel.com/DB/scheda.asp?idl=3154 , ‘10+, il genio sei tu’ http://www.edizioniel.com/DB/scheda.asp?idl=2647, (EMME Edizioni) racconti sui numeri e sulle quattro operazioni, tutti ambientati nel mondo della fiaba. Oppure ‘Gatti neri, gatti bianchi’ http://www.editorialescienza.it/it/libro/gatti-neri-gatti-bianchi.htme, di prossima pubblicazione, ‘L’insieme fa la forza’ (entrambi per Editoriale Scienza), album illustrati sui primi concetti di Insiemistica e Logica. Nelle ultime pagine si trovano utili indicazioni per l’adulto, che così potrà cogliere gli aspetti squisitamente matematici del racconto e rifletterci insieme al bambino.

In una sua intervista parla di come più volte si confonda la matematica con il simbolismo matematico. È questo uno dei motivi che rende la matematica “la piu’ difficile e odiata” tra le materie?

Sì, è vero, la matematica tratta oggetti astratti e per questo motivo non può fare a meno di simboli. Ma a questa difficoltà oggettiva si aggiunge il fatto che, spesso, l’insegnamento viene ridotto all’acquisizione del suo linguaggio simbolico, a formalismi avulsi sia dall’applicazione che dalla visione d’insieme. D’altro canto ne vengono trascurati gli aspetti più importanti, come la risoluzione di problemi, il senso delle sue teorie e della ricerca, la storia della sua evoluzione… In questo modo l’allievo si trova di fronte a qualcosa che trova difficile e inutile, perciò abbandona.

Quali sono le speranze per il futuro,si riuscirà mai a sconfiggere il pregiudizio?

Purtroppo non vedo grandi cambiamenti all’orizzonte.

Non è forse anche un problema culturale italiano? La scienza non è vista come parte della cultura; spesso si leggono titoli sui giornali del tipo “cultura e scienza”, come se fossero due cose separate…

Certo, la cultura italiana risente dell’impostazione di idealisti come Croce e Gentile che ritenevano la conoscenza scientifica marginale e superflua per la formazione dell’individuo. Ancora oggi, nonostante la nostra vita non possa fare a meno dei prodotti della scienza, concreti o astratti, come i computer e le biotecnologie o le indagini statistiche e i sistemi finanziari, si continua a ritenere che la cultura scientifica possa rimanere appannaggio soltanto degli addetti ai lavori, separata da quella umanistica, estranea al vivere quotidiano. Questo, a mio avviso, è un aspetto che contribuisce fortemente a rendere la nostra una società non al passo con i tempi.

C’è un reale pericolo che i giovani imparino benissimo ad usare i mille strumenti ormai a disposizione a scapito di una comprensione profonda del loro funzionamento?

Ovviamente dipende dall’uso che se ne fa. Gli strumenti sono importantissimi. C’è una stretta relazione tra essi e la teoria. Non dimentichiamo che la geometria euclidea, il più importante dei sistemi assiomatici deduttivi, si basa su due strumenti: riga e compasso… Non dobbiamo avere paura delle nuove tecnologie, genereranno nuova matematica!

Cambierebbe qualcosa nella sua vita da matematico trascorsa? Quali sono I suoi progetti per il futuro?

Sono contenta delle mie scelte, penso che siano state consone al mio carattere socievole. Amo rendere gli altri partecipi del piacere della conoscenza, della creatività… È una sensazione che ho provato prima come insegnante, poi come divulgatrice: che cosa c’è di più bello del viso di un ragazzo che s’illumina per aver compreso qualcosa che fino ad allora gli era sconosciuto?

(intervista raccolta da Maya Briani)

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