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Un gruppo epidemiologico americano sta mettendo a punto un nuovo modello matematico che ‘quantifichi’ la probabilità di contagio dei comportamenti a rischio.

Con la nuova influenza suina in giro, una delle maggiori preoccupazioni di tutti è riuscire a sapere effettivamente come è più probabile essere contagiati: attraverso il semplice respiro? Inalando particelle emesse dallo starnuto di qualche individuo infetto o magari entrando in contatto con i suoi muchi? Per rispondere a questa domanda, alcuni epidemiologi della University of Michigan hanno utilizzato un nuovo modello matematico arrivando a stimare quale “frazione di trasmissione del virus H1N1 è possibile evitare indossando una mascherina, oppure lavandosi le mani” spiega Jim Coopman, che ha coordinato lo studio.

Quello che è davvero difficile stimare, in questi casi, è la quantità di goccioline in sospensione che colpiscono un viso che venga fatto oggetto di un colpo di tosse o di uno starnuto, anche se non proprio direttamente. La regola su cui si sono basate le simulazioni sviluppate negli anni Sessanta e Settanta. ad esempio, era nota come “regola dei tre piedi”, che prescriveva appunto di mantenersi a quella distanza da una persona che si supponeva infetta. Ma questa raccomandazione non aveva nessuna efficacia contro quelle minuscole particelle che fluttuano nell’aria e possono quindi raggiungere lo stesso una persona, anche se non la colpiscono inizialmente. Nel nuovo modello, questa informazione è stata aggiunta, e sono state tenute in considerazione anche le cariche virali che possono viaggiare attraverso le dita, passano per gli occhi e arrivano infine al naso e alla bocca, realizzando così un contagio di superficie. I ricercatori, in quest’ultimo caso, hanno schematizzato tutte le possibili situazioni di contagio di superficie, i modi in cui le superfici possono essere toccate – e quindi contaminate – da una o più persone, facendo attenzione anche al luogo specifico in cui il contagio potrebbe avvenire. “La trasmissione per via aerea – aggiunge Koopman – è per esempio poco attiva e quindi poco significativa in Giappone, dove la maggior parte delle persone usa regolarmente la mascherina come gesto di cortesia quando è ammalata”.  Il modello elaborato non è comunque anocora ottimale: i ricercatori avranno bisogno di raccogliere più dati circa i virus di differenti ambienti, da inserire nei loro calcoli.

D’altronde, secondo una ricerca di Julian Tang del policlinico universitario nazionale di Singapore, in un colpo di tosse disperdiamo 20 mila virus capaci di infettare svariate persone. Ecco perche’ e’ meglio coprirsi la bocca con una mano. Qualcosa come 3000 piccole goccioline sono prodotte in un normalissimo colpo di tosse, senza contare le gocce piu’ grosse che pero’ sono meno pericolose perche’ il loro peso fa si’ che cadano a terra.

Comunque, finora, le misure preventiva che sembrano certamente più efficaci restano quelle di lavarsi spesso le mani e indossare mascherine.

 

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