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C’è ancora un soffitto di cristallo per le donne in matematica, e questo si vede nella diminuzione della frazione di donne presenti a mano a mano che si sale nella gerarchia. Ci sono molti studi sull’argomento. Riportiamo un’ immagine europea e pluridisciplinare del fenomeno e un’immagine del CNRS francese. Vi consiglio di guardare a p. 12 del dossier CNRS da scaricare: ci sono delle cifre recenti sui ricercatori in matematica al CNRS. Viceversa non ho dati per quanto riguarda gli insegnanti universitari. L’osservazione delle cifre pone dei problemi difficili che cercherò di chiarire, ricordando innazitutto il mio punto di vista personale, allo scopo di eliminare da subito i possibili sospetti. Faccio parte di coloro che non vogliono né le quote-rosa, né qualsiasi forma di compensazione attribuita ciecamente alle povere donne, poiché credo che non sia niente di peggio per minare la credibilità delle donne in matematica.

Non sono nemmeno particolarmente motivata dal femminismo linguistico, che considera come un obiettivo importante di mettere al femminile i nomi dei mestieri, con lo scopo di abituare le menti a pensare che una donna può fare questo o quel mestiere, poiché la denominazione di quel mestiere è femminilizzabile.

Mi sembra sia utile invece analizzare i diversi interessi in gioco in questo problema. Se si pensa che la società francese (tanto per precisare la mia analisi) ha bisogno di scienziati, e nello specifico di scienziati che facciano matematica, è meglio che siano le persone più motivate e con più talento che si impegnino in questa direzione. L’interesse della società non può essere dunque quello di privilegiare questo o quel sotto-gruppo di matematici basandosi su criteri non professionali. Se A è un miglior matematico di B, l’interesse generale della società è di reclutare o di promuovere A piuttosto che B.

Ora, per reclutare dei matematici, è necessario affidare il lavoro agli stessi matematici, per banali ragioni di competenza. Un altro attore appare allora nell’analisi degli interessi: i componenti della comunità matematica suscettibili di influenzare i reclutamenti o le promozioni. Ci sono sicuramente i componenti delle commissioni che si occupano del reclutamento e delle carriere dei matematici. Ma ci sono anche le persone la cui opinione può essere sollecitata, francesi o stranieri, in un quadro formale e informale. Qui si trova un notevole mosaico di interessi. Ci sono in primo luogo le motivazioni umane: si vorrà promuovere le persone della propria disciplina o i propri amici, ed questa è una tendenza naturale dell’essere umano, anche se non particolarmente gloriosa, o conforme ai principi repubblicani…

Una commissione universitaria in scienze umane ha così dato, a giugno del 2009, le tre uniche promozioni alla classe eccezionale dei professori universitari (n.d.t.: il livello più alto dell’ordinamento francese) disponibili per quella disciplina ad alltrattanti membri della stessa commissione. Questa storia continua ancora a fare rumore, o forse soltanto dei rumoretti, e ad imbarazzare il ministro dell’università e della ricerca. È forse un esempio estremo di conflitto di interessi: se non è probito ad un membro di commissione di presentare la sua candidatura ad una promozione, perché non bisogna che l’interdizione causata dal conflitto di interessi funzioni al contrario, riservare tutte le promozioni di un certo tipo ai membri della stessa commissione fa pensare che la sola nozione di servizio compresa dai promossi sia il self-service.

Non trascuriamo però il conflitto di interessi che funziona al contrario: un individuo virtuoso si rifiuta di sostenere A, a cui è legato da qualche interesse, ma parteciperà tuttavia alla discussione. Ora, la sola posizione equa in questi casi è di non partecipare al dibattito: non sostenere A in una discussione, equivale ipso facto a sostenere tutti i concorrenti di A. Purtroppo però la situazione diventa rapidamente inestricabile: in un ambiente piccolo come quello della matematica, si possonoralmente evitare tutti i conflitti di interessi solo affidando la gestione delle carriere a persone poco competenti. In effetti, per i candidati ai livelli più elevati, si ritiene che debbano avere una grande influenza scientifica, e non è forse proprio questa una situazione da conflitto di interessi?

Vorrei allora collocare il problema del soffitto di cristallo in questo insieme di riflessioni. Innazitutto, si parla spesso di numeri molto piccoli: l’inchiesta del CNRS segnalata prima registra 57 uomini chargés de recherche di seconda classe (CR2, la fascia iniziale) e 9 donne, 121 uomini in prima classe (CR1) e 28 donne, e 6 dirigenti di ricerca di classe eccezionale (DRCE) e una sola donna, che d’altronde nel frattempo è andata in pensione.

Statisticamente, come sappiamo che queste cifre mostrano l’effetto soffitto di cristallo? Non ci sarebbero forse delle fluttazioni che potrebbero spiegare che la differenza tra le frazioni di donne in CR2 (14%), CR1 (19%) e DRCE (14%)? E perché ci sono in proporzione molte meno donne in CR2 che in CR1 in matematica?

Posso proporre diverse spiegazioni, ma la principale è la seguente: nel sistema francese come lo conosciamo, meno posti ci sono e meno il processo di selezione è affidabile (n.d.t.: non parliamo dell’Italia…). Se ci sono in proporzione meno giovani donne CR2 che CR1, è soltanto perché ci sono stati meno posti a concorso negli ultimi anni. Ma come funziona questo processo di selezione? In generale, la commissione di mette d’accordo abbastanza rapidamente per eliminare i candidati che non sono al livello desiderato. Se si tratta di un posto o di una promozione che attira molti candidati rispetto alla disponibilità, la commissione potrà mettersi d’accordo su di una lista corta con il doppio o il triplo di nomi rispetto al necessario. Ma poi bisogna decidere la lista finale, eliminando qualche nome e facendo una graduatoria di quelli che restano.

Tipicamente, non c’è nessun algoritmo per farlo, e dubito che si possa pubblicamente enunciare una politica di scelta. La lista corta conterrà persone di grande qualità, con profili e personalità diversi, e che difficilmente si possono ordinare gli uni rispetto agli altri. Allora si dicono delle cose, più o meno valide, a volte su di un piano molto emotivo. Secondo me, è il momento in cui l’inconscio lavora a pieno ritmo. E non solo l’inconscio, ma anche tutte le influenze che hanno subito i membri di commissione, in positivo e in negativo: le lettere ricevute, le discussioni al bar, le discussioni a quattr’occhi con qualche personaggio importante, gli impegni presi a cui non si sa rinunciare, anche quando sono diventati idioti.

La graduatoria finale è contrassegnata da questa impronta, per il gran danno di coloro che non sono nella buona rete di influenze. A questo si aggiunge la difficoltà di agire su qualche cosa che potrebbe sembrare solo una fluttuazione, e qui, posso tornare al mio obiettivo iniziale relativo al soffitto di cristallo. Si può mettere in evidenza il soffitto di cristallo per le donne solo su tempi lunghi, e questo a maggior ragione perché le principali interessate non sempre se ne rendono conto. Il soffitto di cristallo, è una statistica, e anche un’esperienza vissuta.

Ricorderò allora un uomo celebre e influente che aveva l’abitudine di mandare ai suoi allievi, quando erano sul punto di passare la Tesi di Stato (che corrispondeva all’attuale abilitazione a dirigere le ricerche, l’equivalente francese dell’idoneità) una lettera per darsi del tu, che cominciava così: «Mio caro Tizio, da ora ci diamo del tu. Stai per passare la tua Tesi di Stato, etc…». Ma, nonostante questo grande matematico avesse avuto anche qualche allieva, queste passarono la Tesi di Stato senza mai riceve la loro lettera per darsi del tu. Non credo che questa differenza di trattamento tra uomini e donne abbia fatto bene a quest’ultime. Vorrei sapere a quanti piacerebbe che il loro inserimento sociale nel mondo professionale fosse così dipendente da un carattere genetico.

Ecco il mio femminismo, che rientra in un atteggiamento generale di evoluzione verso una maggiore giustizia: bisogna essere capaci di valutare i lavori scientifici delle matematiche (che sono soltanto dei matematici come gli altri) con i criteri più oggettivi possibile, e in funzione di una politica di interesse generale. Bisgna quindi che i membri delle varie commissioni di leggano i lavori delle persone che devono giudicare. Che non si contentino di fare affidamento alla reputazione, alla lista dei premi, o a quello che ha detto Tizio. Che esigano di poter avere il tempo materiale per leggere i lavori. Che domandino sistematicamente aiuto ad un esperto esterno se non posseggono personalmente le competenze necessarie. Che discriminino tra l’effetto ambientale e la vera competenza. Che si diano una deontologia coerente per quanto riguarda il conflitto di interessi.

E siccome lo so che l’obiettività non esiste in realtà, penso sia importante ricordare che l’errore è umano. Ma se l’errore va sempre nello stesso senso, allora diventa un effetto ideologico o sociale, non una pur disdicevole fluttuazione.

Ragioniamo su di un’intera carriera: per attirare le giovani matematiche alla ricerca, forse bisognerà convincerle che non si impegneranno in una strada senza uscita, in cui i loro meriti non saranno riconosciuti a causa di qualche vecchio pregiudizio sessista che aleggia nella testa di molti. E di quali informazioni disporranno per giudicare? Del trattamento ricevuto da coloro che sono già avanti con la carriera.

Come si dice in matematica: CVD.

di Michelle Schatzman
Directeur de Recherche CNRS, Université Claude Bernard Lyon (pagina web)

Per citare questo articolo : Michelle Schatzman, Plafond de verre. Images des Mathématiques, CNRS, 2010. Tradotto dal francese da Roberto Natalini, Link all’articolo originale in francese

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