Poesia di David Jou, traduzione di Marina Dolfin
Mi hai rinnegato, infinito,
mi hai annientato sotto tumuli di luce indifferente,
mi hai disorientato con vertigini di vuoto,
mi hai soggiogato con silenzi di stelle morte,
crescendo senza fine in tutti i telescopi,
e conoscemmo che proseguivi oltre ogni sguardo,
oltre ogni fantasia del desiderio e audacia della mente.
Ma ora ascoltiamo un’altra musica:
se non fossi stato così immenso noi non saremmo potuti essere,
il fuoco delle stelle non avrebbe potuto approntarci.
Il nostro prezzo è l’infinito,
materno, paterno, freddamente condiscendente,
inchiodato all’anima come nostalgia,
un peso troppo grande per resistergli,
non per il vuoto
ma per non sapere come esprimere una materia così oscura
con un chiarore che si estingue al culmine di tante stelle.
Fratelli dell’infinito ma inchiodati alla morte,
senza sapere come accettare la natura finita del tempo
né come colmare d’infinito la vita,
sotto tumuli di luce indifferente,
sotto vertigini di vuoto,
sotto silenzi di stelle morte,
ma sapendo che sono un prezzo che non sappiamo valutare.