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Évariste Galois: genio matematico di importanza fondamentale per l’algebra e la soluzione delle equazioni, che non è mai riuscito a farsi capire da nessuno.

 

Évariste Galois fu un matematico francese che nacque a Bourg-la-Reine il 25 ottobre 1811 e 21 anni dopo morì a Parigi. Ragazzo necessariamente prodigio, determinò un metodo generale per capire se un’equazione è risolvibile con operazioni come somme, moltiplicazioni ed elevazioni a potenza, risolvendo un problema della matematica vecchio di millenni. Niente da fare invece per l’altro vecchissimo problema di come può un matematico rimorchiare ragazze nonostante gli spessi occhiali e l’asma.
Ma Galois fu un matematico estremamente particolare. Genio eversivo, ostacolato da un primo esame di ammissione all’École Politecnique, accolse la seconda e definitiva bocciatura lagnandosi per interminabili minuti sulle incapacità del suo esaminatore e chiudendo la sua dissertazione scagliandogli un cancellino in piena faccia. Tutti i docenti con cui ebbe a che fare concordano nel ritenerlo uno studente irritabile, annoiato dalle cose troppo semplici e che si dedicava solo alle ricerche di alta matematica. O almeno così gli era parso di capire dato che Galois era un tipo che non si spiegava mai mica tanto bene. Entrato nella Scuola Normale, si laureò alla fine del 1829, e il suo esaminatore di letteratura disse di lui: “è l’unico studente che mi ha risposto miseramente, non sa assolutamente niente. Credo che egli abbia una scarsissima intelligenza”. Dopo aver letto faticosamente questa valutazione e aver notato che non conteneva nemmeno un numero o una radice, Galois si infuriò e lo sfidò a duello di cancellini ma ne uscì perdente. Ferito nell’orgoglio, volle affrontarlo di nuovo, ma non riuscì a esprimersi correttamente nel biglietto di sfida, che riportava pensieri contorti e molti errori grammaticali. Si trovarono in due luoghi diversi all’alba di due giorni diversi, e per la rabbia Galois ingoiò il suo cancellino.
Inizialmente, il giovane fece pervenire una sua memoria sulla teoria delle equazioni al grande matematico Augustin-Louis Cauchy, che però gli disse di modificarla dato che coincideva in alcuni punti con un lavoro precedente di Abel che lui era già intento a copiare. Galois allora modificò la memoria cambiando il nome delle variabili, e la inviò a Fourier per poter competere al Gran Premio indetto dall’Accademia Nazionale Matematica di Francia, luogo sacro della matematica mondiale. Ma Fourier sfortunatamente morì poco dopo averla ricevuta, non prima però di fare in modo che della memoria si perdessero le tracce. Il premio fu quindi assegnato ad Abel e Jacobi, e Galois tentò di sabotare il funerale di Fourier.
Repubblicano sanguigno, Évariste divenne famoso per un suo brindisi al Re con un coltello in mano. Questo brindisi lo portò in prigione, cosa che lo salvò temporaneamente dal conto dell’oste. Solo grazie a degli amici che testimoniarono che Galois non riusciva a brindare senza avere un coltello nell’altra mano per questioni di equilibrio, riuscì a essere scarcerato. All’uscita dal carcere, Galois brindò alla Regina allo stesso modo ma fu ignorato.

Durante le tre giornate di Parigi non sopportò di restare inattivo con tutti i suoi compagni all’interno della scuola in cui li avevano rinchiusi e desiderò ardentemente andare a combattere in prima linea coi suoi concittadini. Il suo furore civile fu arginato solo dall’alto muro di cinta dell’istituto, che aveva idee politiche opposte. In compenso, saputosi l’episodio, fu espulso da tutte le scuole di Francia, e non dove’ mai più vedere nessun altro, irritante muro.

simeon_poissonDecise allora di aprire una scuola in proprio. Ebbe un’ottima partenza, ma alla quarta lezione non c’era più nessuno. Solo un altro matematico era rimasto, Poisson (in foto, a destra), che gli consigliò di presentare le sue idee all’Accademia. Galois gli rispose che l’aveva già fatto, ma avevano perso i suoi scritti. Tre volte. Poisson, membro dell’Accademia, lo rassicurò: stavolta, lo avrebbe letto, giudicato e presentato personalmente agli altri membri.

Il commento emesso da Poisson sull’articolo di Galois fu “Non ho capito niente”. E Galois fu sorpreso per diverse sere a girovagare con un calice e un coltello nei pressi dell’abitazione di Poisson, che fu salvato solo dall’alto muro di cinta attorno alla casa. Alla fine, Galois si diede la morte sfidando a duello un pistolero. Era così sicuro di morire che passò tutta la notte precedente a cercare di sistemare i suoi lavori matematici e in questi vi sono delle annotazioni in cui afferma che gli mancava il tempo per un’esposizione più completa e chiara: “Più tempo! Mi serve più tempo! O destino crudele! Cinquant’anni basterebbero!”. Il giorno del duello, dopo aver assestato un buon colpo col suo cancellino, fu colpito all’addome da una pallottola e si accasciò sul selciato. Nessun medico era nei paraggi. Dopo sei ore di agonia, un contadino lo notò mentre rantolava vicino alle sue spighe. Condotto in ospedale, morì fra le braccia del fratello Alfred dicendo “Rosabella”.

Stefano Pisani

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