Tra il 1981 ed il 1983 due studiosi israeliani, l’economista premio Nobel per l’economia 2002 Daniel Kahneman e lo psicologo Amos Nathan Tversky, presentano i risultati di un test in alcuni lavori. Pongono il seguente quesito ad un gruppo di persone. Linda ha 31 anni, single, aperta e molto brillante. Si è laureata in filosofia. Da studente, era molto impegnata nei problemi di discriminazione e giustizia sociale, e ha anche partecipato a manifestazioni antinucleari. Quale delle due seguenti alternative è più probabile:
- Linda lavora in banca.
- Linda lavora in banca ed è un’attivista nel movimento femminista.
Un’ampia maggioranza dell’85% vota per la seconda opzione.
Prima delle analisi di Kahneman e Tversky, guardiamo matematicamente al problema. Siano \(A\) e \(B\) due eventi indipendenti, ossia il verificarsi dell’uno non modifica la probabilità del verificarsi dell’altro. Questo è il caso del lancio di due dadi: la probabilità che il secondo dia come risultato 2 non dipende dall’esito del primo dado. La probabilità dell’evento congiunto \(A \cap B\), ossia l’evento \(A\) e \(B\), è
\[P(A\cap B)=P(A)\cdot P(B).\]
Dato che la probabilità di un evento è un numero compreso tra 0 ed 1, questo significa che la probabilità dell’evento congiunto è minore delle singole probabilità degli eventi \(A\) e \(B\). Infatti lanciando due dadi, è più probabile che il primo dia come risultato 3 piuttosto che il primo dia come risultato 3 ed il secondo 4.
Siano ora \(A\) e \(B\) due eventi dipendenti, ossia il verificarsi dell’uno modifica la probabilità che si verifichi l’altro. Consideriamo, ad esempio, l’estrazione di 2 palline da un’urna di 10, senza rimessa. Dopo aver estratto la prima pallina, la composizione dell’urna cambia, e così cambiano le probabilità per l’estrazione della seconda. Il verificarsi di un evento modifica la probabilità che si verifichi l’altro. Sotto queste condizioni la probabilità dell’evento congiunto è
\[P(A\cap B)=P(A|B)\cdot P(B)=P(B|A)\cdot P(A),\]
dove \(P(A|B)\) è la probabilità condizionata dell’evento \(A\), supposto verificato l’evento \(B\), e \(P(B|A)\) è la probabilità condizionata dell’evento \(B\), supposto verificato l’evento \(A\). Anche in questo caso la probabilità dell’evento congiunto \(P(A\cap B)\) è minore delle probabilità di partenza degli eventi \(A\) e \(B\).
Ritorniamo alla domanda di Kahneman e Tverky. Sia \(A\) l’evento “Linda lavora in banca” e \(B\) “Linda lavora in banca ed è un’attivista nel movimento femminista”. Applicando la teoria della probabilità si ha che
\[P(A\cap B)\leq P(A).\]
Eppure nell’esperimento, la maggior parte delle persone considerano più probabile l’evento congiunto. I due studiosi hanno dato un nome a questo errore di valutazione: fallacia delle congiunzione. Si aggiunge ad una lista di bias cognitivi che mostrano i limiti della nostra logica rispetto alla probabilità.
Per la fallacia della congiunzione è stata trovata una possibile spiegazione nel fenomeno della rappresentatività. Nell’esperimento di Kahneman e Tversky, dopo la descrizione, molte persone rappresenta automaticamente Linda come un’attivista del movimento femminista, oltre che banchiera. E lo fa a tal punto da violare le leggi della probabilità. Sebbene la questione sia ancora oggetto di studio, la fallacia della congiunzione consente di spiegare la tendenza a coltivare pregiudizi da parte delle persone. Eppure, la teoria della probabilità mostra che non sempre le spiegazioni più coerenti con il nostro modo di vedere siano le più probabili.
[Illustrazione di Luca Manzo]
Bell’articolo, bravo Marco Menale!
Vorrei però esprimere una perplessità sulla ricerca in questione perché c’è qualcosa che mi sembra maliziosamente fuorviante.
Se le due domande fossero poste senza la premessa sul passato di Linda, tutto sarebbe stato più chiaro: si sarebbe testata solo la “fallacia della congiunzione”.
Ma la premessa mi porta a pensare che Linda in passato avesse forti idee collegate col movimento femminista (anti-discriminazione etc.).
Sono anche indotto a pensare che questa dettagliata premessa non sia messa lì a caso ma abbia qualcosa a che fare con la domanda.
Perciò la domanda stessa, nella mia mente, potrebbe diventare:
—
Quale delle due seguenti alternative è più probabile:
1. Linda lavora in banca e NON è un’attivista nel movimento femminista. P(A et NON-B)
2. Linda lavora in banca ed è un’attivista nel movimento femminista. P(A et B)
—
In questo caso non posso rispondere a tale domanda senza conoscere dati statistici sulla popolazione, quindi magari rispondo in base alla mia opinione personale sui lavoratori bancari.
In conclusione, penso che una risposta “errata” potrebbe talvolta dipendere da una certa (legittima?) interpretazione del problema posto, invece che da una “misconcezione” sulla probabilità.
Caro Gianfranco, ti ringrazio per le considerazioni.
Le tue osservazioni sono interessanti, anzi si rifanno proprio alla parte finale dell’articolo. La teoria della rappresentatività (vedi ad esempio https://web.archive.org/web/20141104225634/http:/web.viu.ca/burnleyc/Psychology%20331/Like%20Goes%20with%20Like.pdf) porta a vedere la fallacia della congiunzione come causata (anche) da una serie di pregiudizi che determinano un’interpretazione soggettiva della domanda. Seguendo questa linea, nel momento in cui è posta la domanda attiviamo le nostre rappresentazioni che perturbano (passami l’estremismo, ma intendiamoci) la razionalità così da non vedere la fallacia della congiunzione.
La formulazione che proponi “Linda lavora in banca e NON è un’attivista nel movimento femminista” credo sia da testare, dopo un controllo in letteratura.