Come forzare un sistema fino quasi a romperlo, ovvero il diavolo sta nei dettagli, ovvero come passare da premesse apparentemente innocue a tragici risultati, ovvero la democrazia è difficile. Un dialogo maieutico di Davide Palmigiani.
Capitolo 1: una storia americana
“Abbiamo un compito: decidere come eleggere il presidente degli Stati Uniti.”
“Lo facciamo ogni quattro anni.”
“Sì sì, va bene… ma io parlo delle decisioni importanti, della democrazia!”
“Gli stati della Federazione devono essere importanti.”
“Giusto.”
“Anche gli stati più piccoli devono avere peso!”
“Ragionevole.”
“Vince chi arriva primo!”
“Mi sembrano premesse accettabili. Che il lavoro cominci…”
Questo, forse solo leggermente romanzato o appena semplificato, è quello che potrebbero essersi detti i padri fondatori durante i primi anni di Stati Uniti. Oggi che è nuovamente e periodicamente argomento di attualità, ci chiediamo, ma come si elegge il presidente degli USA?
Capitolo 2: In breve, come vanno le cose
Metto le mani avanti. L’argomento è vasto e pieno di eccezioni, ci saranno molte semplificazioni e in fondo sono un matematico, perciò per me le mucche sono sferiche. Ma come funziona l’elezione?
Trattandosi di una repubblica presidenziale, i cittadini votano direttamente per il presidente, o meglio, votano per un collegio che ha il compito di farlo. Tale collegio elettorale è formato da 538 persone ed ogni stato ha un numero di elettori proporzionale alla sua popolazione: più gente, più elettori. I cittadini votano per gli elettori del proprio stato, gli elettori votano per il presidente, chi ha la maggioranza assoluta, 50%+1, ossia 270 elettori, vince. Semplice.
No, non è semplice.
Ripeto i due principi che ho indicato, sono una guida utile…
Capitolo 3: premesse apparentemente innocue
Anche gli stati più piccoli devono aver peso
Alcuni stati, come l’Alaska, sono molto meno popolosi di altri, come la California, e se i seggi in collegio fossero assegnati in maniera proporzionale, ne riceverebbero zero. Quindi c’è una regola: nessuno stato può avere meno di tre seggi. Quindi si va dai 3 di Alaska ed altri, ai 55 della California.
Vince chi arriva primo
Di tutti i partiti che concorrono in uno stato, quello che ottiene il maggior numero di voti ottiene tutti i seggi di quello stato. Non la maggioranza assoluta dei valori, il maggior numero di voti: chi arriva primo, prende tutto.
Hai detto – di tutti i partiti che concorrono – Lo sanno tutti che in America ci sono solo due partiti.
Ed è proprio questo il motivo. È più conveniente allearsi e formare partiti molto inclusivi (e necessariamente piuttosto simili fra di loro) invece che presentarsi soli e non vincere. Esempio semplice: Partito A 40% dei voti, Partito B 25%, Partito C 35%. Risultato: il totale dei seggi va ad A. Se B e C avessero formato un unico partito avrebbero vinto tutto.
Ma non è questo il punto. Il punto è che queste premesse sono ragionevoli, o meglio…
Capitolo 4: Sembrano ragionevoli
Immaginiamo di essere giovani dittatori in erba assetati di potere.
La democrazia?
Non ci interessa.
Un colpo di stato?
Solo se necessario, proviamo prima a piegare le regole e vedere di diventare presidente.
Il fatto che i piccoli stati abbiano non meno di 3 rappresentanti va a spese degli stati più grandi e crea problemi di rappresentanza.
E la rappresentanza è così cara alla democrazia, siamo sulla strada giusta.
In Wyoming vivono circa 580.000 persone e hanno 3 delegati, ognuno dei quali rappresenta circa 193.000 persone. Il Texas d’altro canto, con 38 delegati e quasi 30.000.000 di abitanti, ha un rapporto delegati-cittadini di 1 a 760.000. È vero che il calcolo dovrebbe tener conto solo dei cittadini che votano e non del totale, ma il risultato resta circa lo stesso: il voto di un cittadino del Wyoming conta quasi quattro volte quello di un texano. Ecco il piano allora:
- ordiniamo gli stati da quello con i cittadini che “contano di più”, il Wyoming, a quello in cui “contano meno”, il Texas;
- convinciamo le persone del primo stato della lista a votare per noi;
- siamo arrivati a 270 membri del collegio, così da assicurarci la carica? No? Allora convinciamo il successivo stato nella lista, e così via.
- Sì? Complimenti, hai vinto le elezioni.
Bene, facciamo i conti. Quanta gente dobbiamo convincere?
Allora, basta superare il 50% dei voti in ogni stato… mettendo tutto in colonna… 72 milioni, il 22% del totale.
Sì, basta “solo” il 22% degli americani, scelti opportunamente, per eleggere un presidente. Paradossale, ma vero.
Capitolo 5: non ci credo
È inutile non crederci, è vero. Puoi far la prova da solo, tutti i dati sono facilmente reperibili. E puoi utilizzare il gioco in fondo all’articolo per provare a far vincere le elezioni 2020 al candidato che preferisci.
Capitolo 6: la realtà è più complicata
Alcuni stati sono molto più schierati di altri e non è poi così semplice convincere quei 72 milioni, anche perché sono distribuiti fra molti stati piccoli, e naturalmente solo in piccola parte nelle grandi città. Quello che succede è che la campagna elettorale si fa più intensa in quei posti nei quali nessun candidato ha sostegno predominante. Sono gli Swing States, o stati viola, come la Florida e l’Ohio: accaparrarsi il maggior numero di stati viola possibile diventa fondamentale alla vittoria.
Capitolo 7: la realtà è ancora più complicata
A dirla tutta, in conclusione, però, nelle ultime elezioni del 2016, Trump ha vinto sulla candidata Clinton, anche se la maggioranza degli elettori, tre milioni in più, ha votato democratico.
L’ho detto, la democrazia è difficile.
Davide Palmigiani
Sotto vi proponiamo, direttamente dalle pagine del sito di previsioni statistiche FiveThirtyEight, un gioco per capire come Trump o Biden potrebbero vincere le elezioni.
Come funziona: si inizia con le 40.000 simulazioni che la previsione elettorale di FiveThirtyEight esegue ogni volta che viene aggiornata. Quando scegli il vincitore di uno stato o di un distretto, si tolgono tutte le simulazioni in cui il risultato che hai scelto non si è verificato e si ricalcola le possibilità dei candidati utilizzando solo le simulazioni rimaste. Se scegli risultati abbastanza improbabili, alla fine finisci con così poche simulazioni rimanenti da non poter produrre risultati accurati. Quando ciò accade, il programma torna alla serie completa di simulazioni ed eseguiamo una serie di regressioni per vedere come potrebbe apparire il tuo scenario se si presentasse più spesso. Il gioco originale è qui.
La regole sono ancora piu` complicate, ma l’essenza e` ben raccontata.
https://en.wikipedia.org/wiki/United_States_Electoral_College
La regola per l’elezione dei grandi elettori e` decisa da ciascuno stato, ma tutti meno due seguono la regola “chi vince prende tutto”. Due stati seguono invece una regola proporzionale.