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Nicola Ciccoli ci presenta il suo diario di bordo di questi mesi di didattica universitaria a distanza. Un racconto appassionante di come si possa ripensare la propria professione. Questa è la terza puntata. Tutte le puntate le troverete a questo link.

Come è andata:

Anzitutto i dati bruti. Dei 30 studenti circa che hanno frequentato il corso in 23 hanno provato almeno una volta a completare una delle attività proposte per l’esonero. Tra di loro ci sono stati:

  • 3 studenti che hanno mollato quasi subito, non raggiungendo l’esonero;
  • 4 che hanno ottenuto solo un esonero parziale tra questi 1 non ha completato il diario di bordo);
  • 16 che hanno ottenuto l’esonero totale, con una votazione media molto alta.

Complessivamente risultati migliori di quelli degli anni precedenti e un ragionevole livello di coinvolgimento se si tiene conto che la partecipazione alle lezioni, mediamente, da poco più di trenta persone all’inizio, è scemata solo negli ultimi giorni, a ridosso di Natale, verso le 25.

Vediamo più nel dettaglio come sono andate le varie iniziative proposte.

E2: Diario di bordo

Questa analisi inizia dal diario di bordo perché è stato proprio il diario lo strumento più utile per capire in che maniera sono stati vissuti da una parte degli studenti gli altri momenti del corso e molti dei commenti degli studenti che compaiono nel seguito sono tratti da questi diari; ma anche perché è stato una esperienza, divertente, eccitante, sorprendente e istruttiva. Avevo dato loro queste istruzioni (in un italiano un po’ stentato che riflette la grande pressione nei tempi sotto cui lavoravo a Settembre):

Che cosa è un diario di bordo o log journal di un corso? E’ una collezione di note, osservazioni, pensieri e altro materiale rilevante raccolto lungo il periodo di tempo durante il quale si frequenta
un corso di insegnamento. Il suo scopo è quello di migliorare l’esperienza di apprendimento attraverso il processo di scrivere e riflettere su di essa. Il giornale di bordo è personale e riflette la
personalità, le preferenze e le esperienze di chi scrive. Non deve essere una pura descrizione di ciò che succede in classe o durante le ore di studio ma una opportunità per riflettere sul come e
perché facciamo quello che facciamo quando viviamo una esperienza di apprendimento. Può essere scritto su carta o in forma elettronica (in linea di principio potrebbe contenere anche dei vocali ma lo eviteremo per motivi tecnici. Può contenere immagini, calcoli, slogan, riportare discussioni avute con altri, riferimenti a materiale bibliografico che ha colpito in positivo o in negativo ed esperienze significative. La cosa importante è che rifletta un percorso personale di approfondimento. Non esistono un modo giusto e un modo sbagliato di farlo; semplicemente rifletterà la cura che gli avete dedicato.

La cosa ha preso subito la direzione giusta. La prima scadenza di consegna, durante la seconda settimana del corso, arrivava subito dopo una lezione in cui mi ero esibito nel solito taglia e incolla con un nastro di Moebius, parlando di topologia quoziente. Il primo diario, scritto a mano e scannerizzato, conteneva anche una foto: la foto di un esperimento sul nastro di Moebius suggerito agli studenti (tagliarlo a un terzo della larghezza e indovinare cosa sarebbe venuto fuori – argomento che avrei ripreso parlando di connessione). Proprio quello che volevo: spingerli a farsi domande e cercare risposta e poco importa, per ora, se la risposta arrivava alla fine di un taglio fisico e non di un ragionamento: a riempire lo spazio tra i due avrebbe pensato il corso.

Esperimenti con il nastro di Mobius

Poca cosa? Forse, ma a me sembrava quantomeno un buon indizio. Non mi sbagliavo. Nelle ore successive, in coincidenza con la scadenza son continuati ad arrivare testi piacevolmente diversi tra loro. E’ difficile spiegare qui la ricchezza di spunti che nei giorni e nelle settimane seguenti i diari mi avrebbero dato. Solo in qualche caso mi son sentito di intervenire, via e-mail, per invitare gli studenti a un lavoro meno compilativo e più riflessivo. Cercherò di riportare alcune considerazioni complessive, raccolte sotto alcuni ampi coperchi interpretativi.

Sul piano grafico e tecnico gli studenti si sono sbizzarriti. I diari hanno contenuto immagini, ritagli dei miei appunti, link, screenshots di esperimenti fatti con GeoGebra, e anche un paio di brevi video. Alcuni diari hanno avuto una resa grafica altissima, a confronto della quale il mio TeX di riferimento impallidiva. Altri erano appunti presi a penna sul proprio quaderno e fotografati con il cellulare (strumento, quest’ultimo, che ha permesso di valicare ogni ostacolo tecnologico). In questo la creatività ha trovato uno spazio di manovra. Penso che invitare i ragazzi a raccontare, in qualche misura, la loro relazione con la matematica li abbia messi a contatto con peculiarità e difficoltà del dover scrivere di matematica e della necessità di visualizzare le cose di cui parlavano, più di quanto non capiti parlandone solo, in certa misura, con se stessi. Ho interpretato in questo modo la varietà di tecniche a cui si sono quasi sentiti in dovere di ricorrere. Ho però evitato di far vedere agli uni i diari degli altri; non volevo che ne venissero condizionati e  desideravo che anche l’aspetto grafico riflettesse principalmente un insieme di scelte individuali e non potesse essere influenzato da forme di competizione spuria.

Reazioni al corso: questo verrà approfondito argomento per argomento ma i diari sono stati uno strumento utilissimo per capire quando stavo accelerando troppo, quando mi seguivano e quando invece li perdevo, cosa li aveva lasciati perplessi (in un caso mi ha permesso di riprendere una dimostrazione nel corso della quale ero stato poco chiaro su un aspetto importante), di cosa sentissero il bisogno. Quindi un valido strumento di feedback in tempo reale, e che a permesso loro una certa libertà di espressione. Il confronto con la frustrante esperienza della valutazione ufficiale dei corsi è stato impietoso: tanto in ritardo, non implementabile, a volte sgradevolmente “giudicante” quella, quanto veloce, concreta e solidaristica questa. La prima parte delle reazioni che riporto, però, sono tutte relative alla richiesta, piuttosto insolita dal loro punto di vista, di compilare un diario di bordo. Avevo provato nel passato l’esperienza di un diario di bordo collettivo, tenuto in biblioteca e su cui potevamo scrivere sia io che loro. La cosa aveva per certi versi funzionato e per altri meno; spesso si era risolta nella compilazione di un formulario non particolarmente critico. Qui, invece, venivano stimolati ad esprimersi in maniera il più possibile personale. Non credo servano grossi commenti a chiosa delle loro parole: la lettura è abbastanza auto esplicativa della esperienza vissuta. In generale gli studenti hanno apprezzato il fatto di poter esprimere il loro punto di vista, lo hanno potuto fare istante per istante e in generale hanno apprezzato il fatto che la loro opinione venisse ascoltata. In qualche caso ho dato dei feedback immediati alle loro osservazioni. Inizio con i commenti relativi al diario:

  • Alberto: L’esperienza del diario, seppur faticosa, è stata una bella sfida da affrontare.
  • Luigi: Non avendo mai scritto niente del genere avrò probabilmente insistito troppo su argomenti superflui e magari tralasciato altri di particolare importanza, per non parlare di stile o lunghezza.
  • Marcella: Ho cercato di non “riordinare” gli appunti, ma di scrivere alcuni miei pensieri. Non avendo mai fatto una cosa del genere mi trovo un po’ in difficoltà.
  • Teresa: all’inizio ero un po’ titubante avevo paura di non sapere cosa scrivere ma poi sono rimasta piacevolmente sorpresa di quanto scrivere questo diario mi sia stato d’aiuto e alla fine il diario di bordo penso sia un importante modo che ci è stato dato per esprimerci e per dare un feedback, oltre che sul nostro “stato emotivo”, anche sugli argomenti che più ci hanno interessati o quelli che magari ci hanno dato qualche problema.
  • Stefania: In questo caso penso che l’idea di scrivere un diario ogni settimana commentando le lezioni seguite e il mio percorso riguardante Geometria IV, mi ha aiutata, perché spesso scrivere aiuta, aiuta a capire e capirsi, è come mettersi a nudo davanti a sé stesso. Mi ha aiutato a rivelare le mie difficoltà ed è stato l’inizio del cammino per poterle superare.
  • Maurizio: Un po’ mi mancherà questa storia del diario di bordo.

I nodi torici fanno la loro comparsa in un diario di bordo.

Proseguo con alcuni commenti relativi all’andamento del corso, altri più specifici saranno riportati in sezioni successive:

  • Davide: In questa settimana sono stati molto utili gli esercizi svolti con il professore, poiché mi hanno aiutata a memorizzare e comprendere meglio le formule.
  • Luigi: Mentre il filo conduttore per quanto riguarda le curve mi è sempre stato abbastanza chiaro, qui non ho afferrato subito alla perfezione la logica che si celava dietro a certe proprietà. In particolare all’inizio non ho afferrato perfettamente il concetto di regolarità di una superficie e non capivo la necessità della ricorrenza della condizione di differenziabilità.
  • Irene: sono stata molto felice che venerdì il professore abbia fatto un po’ di esercizi che per quanto mi riguarda non sono mai troppi e sono anche contenta di averli abbastanza capiti e poi ancora sempre usando dei disegni che non sono, secondo me, mai di troppo e il fatto che il professore abbia usato maggiormente i suoi appunti invece che la lavagnetta non mi ha aiutato per niente.

E’ chiaro come ciascuna di queste osservazioni (ma i diari ne contengono decine di altre che non ho riportato per la difficoltà di spiegarne il contesto), fatta in prossimità della lezione, mi abbia consentito continui aggiustamenti di rotta, sempre per proseguire con la metafora nautica.

Mi sembra inoltre importante far notare che alcuni studenti hanno evidenziato il legame di alcune delle attività fatte o degli oggetti matematici introdotti con analoghe attività fatte in altri corsi, o anche nella secondaria superiore. E’ stato così per l’evoluta di una curva e per il nastro di Moebius, per la topologia e per l’area di una superficie. Anche per vari concetti di algebra lineare (uno studente ha anche sbuffato per la persistente ubiquità degli auto vettori e gli ho pacatamente spiegato che andando avanti dovrà farsene una ragione…). Non se ne sono mai lamentati troppo però. Personalmente ne ho ricavato l’impressione che le ridondanze siano un punto di forza, più che una debolezza, dei nostri corsi. Poter vedere lo stesso concetto da vari punti di vista dovrebbe essere la regola e non l’eccezione, dato che questo comporta sempre una riflessione più profonda sulle cose già date per acquisite. Fare esperienza diretta del fatto che ogni idea matematica ha vari livelli di lettura e di approfondimento a me pare che debba essere qualcosa che resti nella loro formazione di matematici, qualcosa che li aiuterà nel seguito: come professionisti ma anche come cittadini ben formati. Soprattutto come docenti nel caso, molto probabile, che qualcuno di loro lo diventi.

A conclusione un dato. Avevo fissato l’ultima consegna prima delle ultime tre lezioni, terminate troppo a ridosso del Natale, non me la sentivo di fissare una ulteriore scadenza del diario di bordo durante le vacanze di Natale. Quasi tutti si sono sentiti spontaneamente in dovere di mandarmi l’ultima (non richiesta) puntata del diario, durante le vacanze, precisando che sentivano la necessità di una conclusione, di una riflessione complessiva, di un saluto. Lo strumento era diventato nelle loro mani qualcosa che è andato oltre la dinamica docente-studente; mi piace pensare che qualcuno di loro lo farà proprio, che qualcuno lo farà anche se non richiesto da un prof. Che in qualcuno di loro si sedimenti la necessità di riflettere a posteriori su cosa abbiamo imparato e perché. Sarebbe un successo straordinario.

  • Andrea: È stato un piacere scrivere questo diario e spero che non sia un tormento per chi lo leggerà (o per chi lo ha letto come lei).
  • Luigi: Siamo arrivati alla fine del nostro “viaggio”. In realtà non sono completamente dispiaciuto di questo, anche perché non avevo proprio più voglia di alzarmi la mattina e mettermi a fissare uno schermo. 
  • Martina: Sono arrivata all’ultimo diario di bordo, è stato un bel viaggio scrivere queste pagine. Devo dire che mi sembra passato così poco tempo da quando ho scritto il primo e invece sono, siamo, arrivati alla fine del corso.
  • Maurizio: Questo sarà l’ultimo diario di bordo che scriverò: il corso è terminato più in fretta del previsto e mi lascia una sensazione strana il sapere che smetterò di fare qualcosa che era ormai diventata un’abitudine.
  • Teresa: Questo corso ci ha permesso di vivere la materia a 360° e ha permesso un’interazione alunno-professore spesso assente.Tuttavia devo ammettere che avendo svolto tutti gli esercizi, il progetto e i diari di bordo è stato anche molto impegnativo.
  • Azzurra: Questa è l’ultima pagina di diario, di solito la fine di qualsiasi cosa lascia sempre una riflessione. In questo caso penso che l’idea di scrivere un diario ogni settimana commentando le lezioni seguite e il mio percorso riguardante Geometria IV, mi ha aiutata, perché spesso scrivere aiuta, aiuta a capire e capirsi, è come mettersi a nudo davanti a sé stesso.

3 – continua

Nicola Ciccoli

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