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All’Università di Milano Bicocca si svolge dal 14 al 17 giugno la seconda edizione del convegno GABY, dedicato a giovani algebristi. Oltre al programma scientifico è prevista una sessione EDI (Equity, Diversity, Inclusion). Ce ne parla Chiara de Fabritiis, coordinatrice del Comitato Pari Opportunità dell’UMI, che intervista due delle organizzatrici , Ilaria Castellano e Valentina Grazian.

In questa estate stiamo pian piano riprendendo l’abitudine alle conferenze in presenza ed è un vero piacere rivedere i volti di coloro che appartengono alle nostre piccole e grandi comunità scientifiche; per chi è all’inizio della carriera, poi, ritornare agi incontri in presenza è ancora più importante. Fra i tanti convegni di questo periodo dedicati in particolare a giovani, GABY (Groups & Algebras in Bicocca for Young algebraist) ha una caratteristica peculiare: il programma è arricchito da una sessione EDI (Equity, Diversity, Inclusion) che si terrà dalle 17 alle 20 del 14 giugno [cliccarare su questo link per iscriversi]. 

Il comitato organizzatore di questo evento satellite mette assieme competenze e sensibilità di varia natura: ne fanno parte infatti giovani algebristi e algebriste come Alberto Cassella, Ilaria Castellano,  Valentina Grazian e Giorgio Leoni, l’analista Veronica Felli (coordinatrice per l’Italia di European Women in Mathematics), ma anche psicologhe sociali come Cristina Baldissarri e Simona Sacchi. L’apertura è affidata a Laura Terzera, professoressa ordinaria di demografia e componente del Comitato Unico di garanzia dell’Università di Milano Bicocca, cui seguirà un intervento di Cristina Baldissarri e Simona Sacchi  intitolato “Beyond the vocational choice: the influence of social categorization, stereotyping and prejudice on career aspirations”. Sarà poi il turno dell’algebrista  Francesca Dalla Volta raccontare la sua esperienza personale di ricercatrice e docente di matematica  in una testimonianza dall’evocativo titolo “Notwithstanding”. A questo punto il pubblico, ristorato da vino e formagggio, sarà chiamato a mettersi in gioco in prima persona, partecipando ad un’attività a piccoli gruppi (del resto, siamo a una conferenza di algebra) che fornirà il materiale per trarre le conclusioni al termine dell’incontro.

A Ilaria Castellano e Valentina Grazian, entrambe post-doc a Milano Bicocca dopo essere state a Southampton la prima e ad Aberdeen la seconda, abbiamo chiesto di descrivere il percorso che ha portato il comitato scientifico alla creazione di questa sessione.

Ilaria: Entrambe abbiamo avuto esperienze all’estero (in particolare in Inghilterra e Scozia), e probabilmente io ho assorbito l’attenzione che in questi paesi viene data alle tematiche di pari opportunità e inclusione. Questo forse è anche il motivo per cui nella sessione abbiamo deciso di offrire vino e formaggi.  Sicuramente per quanto mi riguarda c’è la collezione di esperienze passate che mi sono capitate in vari momenti: in particolare ricordo una conferenza a Cetara, sulla costiera amalfitana, che è un comune plastic free, che mi ha spinto anche a prestare attenzione a quello che acquisto. Le esperienze anglosassoni (in Inghilterra e Australia), dove si parla molto di più di tematiche sociali, mi hanno portato a riflettere su questi argomenti. Tanto per dirne una: in Australia periodicamente ci veniva chiesto di compilare un test online per valutare se eravamo stati/e vittime di abusi in ambito lavorativo e quindi ho iniziato a pensare alle pari opportunità e all’inclusione.

Valentina: Anche io vengo da un’esperienza in UK, quindi a contatto con realtà che affrontano molto questi temi, inoltre ho partecipato al progetto Words of Women in Mathematics in the Time of Corona. Con Ilaria ci è sembrato necessario passare all’azione, sensibilizzare in quest’ambito: ci piacerebbe lanciare il messaggio che oltre che di matematica in un convegno si può parlare più in generale della nostra posizione nella società.

Come avete pensato di mettere in pratica quello che avevate deciso di fare? 

Ilaria: C’é stata una interazione fra tutto il comitato organizzatore, il punto di partenza sono state le tematiche eco-friendly, poi un dottorando ci ha parlato di una conferenza internazionale in cui c’era una sessione EDI. Abbiamo iniziato a  parlarne fra noi e a  capire come poter implementare il tutto.

Alla fine la conferenza sarà ecologica e plastic free, utilizzeremo un catering solidale che include in percorsi lavorativi persone affette da problematiche mentali, i cibi saranno vegetariani per ottenere una riduzione del carbon footprint e avere un menù più inclusivo. Per quanto riguarda la EDI session, il comitato organizzatore si è appoggiato sul Centro ABCD dell’ateneo (https://abcd.unimib.it) che è il centro interdipartimentale per la parità di genere. Abbiamo scelto di proporre attività interattive, non lezioni frontali, in modo da stimolare la condivisione di esperienze. 

Valentina: Per noi è stato molto interessante lavorare con le colleghe di psicologia, a me è rimasta molto impressa la differenza tra pregiudizio (di cui ognuno è intriso, chi più chi meno) e discriminazione (su cui bisogna lavorare).Speriamo che in futuro le persone non ci chiederanno più cos’è una EDI session perché già lo sanno e magari hanno partecipato. È importante riflettere su quante piccole cose nell’organizzazione si fanno in automatico. Quando abbiamo dovuto sistemare le persone invitate dal comitato organizzatore nelle stanze condivise, chi siamo domandati cosa sarebbe stato opportuno chiedere, quale fosse la domanda corretta da porre. Magari se non avessimo fatto questo percorso di consapevolezza avremmo chiesto il genere e  messo maschi con maschi e femmine con femmine, Penso che invece di agire senza riflettere, sia necessario fare un passo avanti, sono domande piccole, ma i temi dell’inclusione sono quelli su cui bisogna essere più sensibili e attenti, prendendosi cura delle persone.

Quale pensate che sia il pezzo forte della sessione EDI?

Ilaria: Nel 2019 ho partecipato a Leeds al convegno Women in Non Commutative Algebra in cui c’era una sessione iniziale in cui le partecipanti divise in gruppetti rispondevano a domande che permettevano di rompere il ghiaccio e conoscersi a vicenda. Abbiamo pensato che nella sessione EDI dovessero emergere condivisione, comunicazione e riflessione e questo sarebbe stato più semplice in piccoli gruppi perché in un’aula di fronte a un pubblico numeroso le persone si sentirebbero meno a loro agio. Il punto di partenza sarà una lista di domande a tematica sociale e in  ciascun gruppo sarà presente un membro del comitato organizzatore, che agirà da stimolo e faciliterà l’interazione e lo scambio.

Intervista a cura di Chiara de Fabritiis

Chiara de Fabritiis

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