Ho guardato il testo revisionato delle Indicazioni nazionali, e ho letto il comunicato
https://www.airdm.org/rindicazioni-nazionali-2025/ dell’AIRDM, che Luigi Tomasi ha da poco diffuso su
Mathnews. Concordo sostanzialmente con questo comunicato. Forse sarebbe stato più efficace se fosse stato più sintetico, ma capisco l’esigenza che l’associazione ha di puntualizzare.
In particolare, trovo che gli obiettivi specifici di matematica siano stati un po’ modificati e migliorati; i box degli “esempi” e dei “suggerimenti metodologici” sono stati eliminati e questo mi sembra certamente positivo; gli elenchi delle conoscenze sono rimasti e purtroppo presentano due tipi di problemi. Il primo è che non se ne sente la necessità e ripetono, direi con poca utilità, concetti che già sono inclusi negli obiettivi specifici; il secondo è che alcuni modi di dire le cose a me sembrano inappropriati; ad esempio, il termine “binomi topologici” per indicare una relazione come “sopra-sotto”, oppure la frase “Il numero naturale nei tre aspetti cardinale, ordinale e ricorsivo” le avrei evitate. Sia la parola “topologia” sia la parola “ricorsione” hanno significati precisi in matematica ed è meglio non usarle in modo vago o con significati fuorvianti, quando non sono affatto necessarie. Capisco che questi usi siano diffusi in certi ambienti, ma penso che potrebbe valere la pena di ripensarci. In conclusione, per la matematica mi pare che in sostanza non sia cambiato molto con queste Indicazioni, rispetto a quelle del 2012 e alle primissime del 2007.
Per quanto riguarda l’informatica, ritengo che la formulazione degli obiettivi specifici sia ora molto più ragionevole e non sono contrario a che stia insieme a Matematica. Si tratta di creare una prassi didattica efficace che integri l’informatica con la matematica, con beneficio di entrambe e soprattutto delle allieve e degli allievi. Su questo il documento avrebbe potuto dare maggiori indicazioni. In particolare, si deve osservare che molte delle abilità matematiche che si chiede di sviluppare nel primo ciclo riguardano procedure di calcolo e di soluzione di problemi, che purtroppo sono generalmente apprese senza comprenderne le ragioni e senza consapevolezza degli algoritmi che si usano. Un tempo era importante usare tali procedure con rapidità anche in casi relativamente complessi, ma ora questa necessità è molto minore grazie agli strumenti di calcolo e di programmazione. Resta invece importante, anzi lo è ancora di più, conoscere il perché dei metodi di calcolo, la diversa applicabilità in situazioni diverse, la struttura dei dati e degli algoritmi, e far crescere gradualmente la capacità di formalizzarli. Che fare questo sia un modo ottimo per far crescere in modo integrato il sapere matematico e informatico, già dalla prima elementare, si sa da decenni ed è scritto in articoli e libri di molti autori ben noti. Qui vorrei ricordarti soltanto la sintesi esemplare che si trova nelle ultime righe dei “
Programmi per la scuola elementare del 1985“, cui misero mano, in particolare,
Mauro Laeng, Michele Pellerey, Giovanni Prodi e Vinicio Villani:
Anche l’informatica richiede un’attenta considerazione: da un lato, essa mette in evidenza l’idea di algoritmo, già presente nell’aritmetica ma suscettibile di un impiego assai più vasto; dall’altro, essa presenta il calcolatore come strumento di esplorazione del mondo dei numeri, di elaborazione e di interazione. Si terrà presente che esso è diventato uno strumento importante nella società contemporanea e non può, quindi, essere ignorato; ma, nello stesso tempo, sarà opportuno evitare infatuazioni, considerando che nessuno strumento, per quanto tecnologicamente sofisticato, può avere da solo effetti risolutivi.
In definitiva, l’introduzione al pensiero e all’attività matematica deve rivolgersi in primo luogo a costruire, soprattutto là dove essa si manifesta carente, una larga base esperienziale di fatti, fenomeni, situazioni e processi, sulla quale poi sviluppare le conoscenze intuitive, i procedimenti e gli algoritmi di calcolo e le più elementari formalizzazioni del pensiero matematico.
Si favorirà così la formazione di un atteggiamento positivo verso la matematica, intesa sia come valido strumento di conoscenza e di interpretazione critica della realtà, sia come affascinante attività del pensiero umano.
Credo che i programmi del 1985 siano una lettura assai interessante anche oggi. D’altra parte osservo che, nonostante questi programmi fossero molto buoni e nonostante siano stati analizzati e proposti in molte iniziative per gli insegnanti, essi influenzarono (molto) poco la prassi didattica. Dunque occorrono altri tipi di azioni.
Gabriele Anzellotti