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Michele Mele è un giovane matematico gravemente ipovedente che si occupa di ricerca operativa, affiancando a questo una grande attività di divulgazione incentrata sulle difficoltà delle persone con disabilità alla vista. Alice Raffaele ci racconta la sua storia.

Michele Mele è un giovane ricercatore nel campo della Ricerca Operativa, una branca della matematica applicata che studia problemi di decisione e di ottimizzazione, nonché la loro risoluzione. Nel 2019, Mele ha conseguito un dottorato all’Università degli Studi di Napoli Federico II; ora è assegnista di ricerca presso l’Università del Sannio. Al momento si sta occupando di problemi di scheduling e timetabling riguardanti la gestione degli esami di stato degli studenti privatisti.

Nella sua tesi di dottorato, Mele ha lavorato a una variante del Fixed Job Scheduling Problem. In un’istanza del problema sono dati n lavori da svolgere, ognuno da avviare a un istante preciso e da concludere entro una scadenza prefissata. Si vuole determinare il minimo numero di macchine necessarie per completare tutti i lavori in tempo, supponendo che ogni macchina sia in grado di svolgere solo un lavoro alla volta. L’estensione definita da Mele è chiamata Tactical Fixed Job Scheduling Problem with Spread-Time constraints, vedi[1 ]Michele Mele, “A Combinatorial Optimization Approach to Accessibility Services in International Airports”, Tesi di dottorato, 2019 – http://www.fedoa.unina.it/12486/8/TesiMELE.pdf: le macchine, così come i lavori da svolgere, non sono omogenei tra loro e vi sono delle restrizioni sulla loro disponibilità (per esempio, possono essere usate solo in un determinato intervallo di tempo, come un turno); le macchine sono inoltre suddivise in classi in base ai lavori che ogni tipologia può processare. Questa variante prende spunto da un’applicazione riguardante l’accessibilità che si può ottenere, per esempio, in un aeroporto. Gli n lavori da svolgere possono infatti corrispondere a n passeggeri che necessitano assistenza durante la loro permanenza in aeroporto, ognuno entro una certa deadline (come l’orario d’imbarco). I passeggeri sono divisi in gruppi in base alla lingua principale parlata. Analogamente possono essere classificati i dipendenti dell’aeroporto, in modo tale da poter associare un dipendente a ogni passeggero per poterlo assistere. I dipendenti sono quindi le macchine del problema definito qui sopra, aventi ognuno un turno di lavoro (lo spread-time) durante il quale essere disponibile a svolgere delle mansioni. Quanti dipendenti sono necessari per assistere tutti i passeggeri nei tempi richiesti? Mele propone e descrive un’euristica per risolvere questa variante, sperimentandola poi su un insieme di istanze realistiche ispirate da quanto accade in aeroporti internazionali. Nonostante siano state definite alcune convenzioni per regolare i servizi di assistenza, in molti luoghi tali normative sono ancora violate; serve del personale formato che riesca a comunicare con la persona necessitante assistenza, in una lingua a lei o lui comprensibile.

L’interesse di Mele verso questo problema e la sua applicazione all’accessibilità negli aeroporti non è casuale, anzi. È motivata almeno dai seguenti aspetti: Mele è gravemente ipovedente e, conoscendo o vivendo in prima persona le difficoltà che una persona con disabilità visive può incontrare in un luogo pubblico come un aeroporto, ha voluto analizzarne un aspetto critico dell’assistenza a persone con bisogni speciali. L’impegno di Mele per fare conoscere al pubblico i problemi incontrati da persone con disabilità alla vista non si ferma alla pura ricerca scientifica, ma si allarga anche alla realizzazione di percorsi artistici per ipovedenti e non vedenti[2 ]Il Mattino, “Michele, il matematico che aiuta i ciechi a vedere l’arte: «La disabilità è chance»” – https://www.ilmattino.it/salerno/arte_cieco_matematico_storia-4915601.html e anche alla divulgazione in generale, tramite un’opera di saggistica. All’inizio del 2021, Mele ha infatti pubblicato un libro con le Edizioni Efesto, intitolato “L’universo tra le dita. Storie di scienziati ipovedenti o non vedenti” [3 ]Michele Mele, “L’universo tra le dita. Storie di scienziati ipovedenti o non vedenti”, Edizioni Efesto, 2021., in cui racconta la vita di dieci scienziati e scienziate ipovedenti o non vedenti[4 ]vedi anche “Letture matematiche estive #12: L’universo tra le dita” – https://maddmaths.simai.eu/divulgazione/letture-matematiche-estive-12/. Nell’introduzione, egli osserva come le condizioni di vita di ipovedenti e non vedenti siano peggiori rispetto a quelle delle altre persone: il loro tasso di disoccupazione è più alto; il loro reddito pro capite e la velocità dell’avanzamento di carriera sono inferiori, così come anche le percentuali di ipovedenti e non vedenti che mettono su famiglia o possiedono un immobile. Queste differenze sorgono soprattutto da discriminazioni fondate sul pregiudizio.

“Esistono individui convinti che un ipovedente o un non vedente sia diverso dagli altri, che debba essere accudito con condiscendenza, che non possa studiare e realizzarsi scegliendo come chiunque altro la strada che il talento suggerisce. […] Uno degli stigmi più diffusi è quello dell’impossibilità di seguire una carriera scientifica per chiunque soffra di gravi patologie della vista.” – “L’universo tra le dita”,  Pag. 19

Come dimostrare che quel pregiudizio, quella congettura discriminante sia falsa? Mostrando un controesempio, o meglio, dieci, quante le minuziose biografie contenute nel libro. Anzi: undici, contando anche la stessa carriera da ricercatore e divulgatore di Mele. I campi di applicazione degli scienziati e delle scienziate sono vari: matematica, ingegneria, chimica, entomologia, medicina, e tanti ancora. Oltre alla passione per la scienza e alla disabilità visiva, le loro storie hanno in comune però le seguenti condizioni:
• il supporto da parte della famiglia, dei colleghi e dei conoscenti;
• l’inclusione durante l’istruzione, grazie all’operato determinante degli insegnanti che hanno saputo non separare ma diversificare e integrare;
• una grande capacità di astrazione e curiosità, più forti degli ostacoli che la vita reale poneva loro davanti.

Nei prossimi mesi, Mele sarà coinvolto in prima persona in un progetto di alfabetizzazione scientifica di ipovedenti e non vedenti, in collaborazione con le Nazioni Unite; pandemia permettendo, il progetto dovrebbe partire entro la fine di quest’anno.

“È l’ambiente che crea la disabilità, non un pugno di cellule di meno”, dice Mele in una puntata del podcast “Vedimi” di Roberta Fulci[5 ]Roberta Fulci, “Vedimi”, Episodio 10 “Vedo non vedo” – https://soundcloud.com/radio-mi/vedimi-10?in=radio-mi/sets/vedimi-da. È infatti l’ambiente che consente a ogni persona – qualsiasi – di potersi realizzare. Di aspetti da migliorare e ottimizzare ce ne sono ancora tantissimi, non solo in termini di Ricerca Operativa. Anche tutti noi facciamo parte di questo ambiente: potremmo cominciare cercando di togliere – e toglierci – il pregiudizio che una persona con una disabilità visiva sia diversa dalle altre in termini di ciò che possa fare e di obiettivi che possa raggiungere.

Alice Raffaele

 

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Note e riferimenti

Note e riferimenti
1 Michele Mele, “A Combinatorial Optimization Approach to Accessibility Services in International Airports”, Tesi di dottorato, 2019 – http://www.fedoa.unina.it/12486/8/TesiMELE.pdf
2 Il Mattino, “Michele, il matematico che aiuta i ciechi a vedere l’arte: «La disabilità è chance»” – https://www.ilmattino.it/salerno/arte_cieco_matematico_storia-4915601.html
3 Michele Mele, “L’universo tra le dita. Storie di scienziati ipovedenti o non vedenti”, Edizioni Efesto, 2021.
4 vedi anche “Letture matematiche estive #12: L’universo tra le dita” – https://maddmaths.simai.eu/divulgazione/letture-matematiche-estive-12/
5 Roberta Fulci, “Vedimi”, Episodio 10 “Vedo non vedo” – https://soundcloud.com/radio-mi/vedimi-10?in=radio-mi/sets/vedimi-da
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