Ingrid Carbone è ricercatrice di Analisi Matematica all’Università della Calabria ma anche una premiata musicista. Raffaele D’Ambrosio, Professore Ordinario di Analisi Numerica all’Università dell’Aquila e direttore del Coro dell’Università ha raccolto per noi questa intervista in cui musica e matematica si mescolano in un interessante cocktail.
Un assolato sabato di febbraio custodiva le tante aspettative che nutrivo ormai da giorni, in attesa della conversazione con Ingrid Carbone, ricercatrice di Analisi Matematica presso l’Università della Calabria e pianista di fama internazionale. Una musicista di talento, pluripremiata in numerosi concorsi per la qualità e l’impatto emotivo delle sue interpretazioni pianistiche. Una studiosa dalla personalità eclettica, che trova una perfetta sintesi nei concerti e nelle conversazioni-concerto che ha tenuto in tutto il mondo. Ne menziono uno in particolare: quello a Konstanz nel 2017 in occasione della mostra itinerante “Women of Mathematics throughout Europe. A gallery of portraits”, premiato dalla giuria del concorso internazionale Global Music Awards nel 2020 per una live performance su Liszt.
Buongiorno, Ingrid! Presentati ai lettori di MaddMaths! attraverso tre parole che ti connotano.
Buongiorno a te, Raffaele e a tutti i lettori di MaddMaths! Sono felice di essere qui, pronta a rispondere a tutte le tue domande e curiosità. Tre parole che senz’altro mi connotano sono: passione, determinazione e disciplina. La passione mi caratterizza pienamente come persona, perché metto molta passione in qualunque cosa io faccia, non solo nelle mie attività artistiche ed accademiche. La passione mi muove e mi dirige come artista e questo aspetto caratterizza anche la mia attività didattica in ambito accademico, che non vuole essere un mero veicolo di trasmissione di nozioni, ma soprattutto una lezione di entusiasmo che mi impegno a trasferire ai miei studenti. Allo stesso modo, solo un interprete appassionato può dare vita al compito primario della musica: suscitare emozioni. Chiaramente, la passione da sola non basta per perseguire obiettivi, ma è necessario che sia accompagnata da determinazione e disciplina. Come mi diceva sempre un mio amico matematico austriaco, “Io so dove sto”, ho i piedi sempre ben piantati a terra, i miei traguardi procedono sempre per gradi, so dove posso arrivare e non mi abbandono facilmente allo scoraggiamento. E poi la disciplina, altro aspetto centrale. Lo studio del pianoforte mi ha insegnato l’importanza della disciplina nell’approccio a qualunque aspetto della vita, perché i risultati non arrivano subito e richiedono molti anni di studio dedito e rigoroso.
Su cosa verte la tua ricerca scientifica?
Anche da un punto di vista scientifico ho avuto, fino ad ora, interessi molto variegati. La prima tematica di cui mi sono occupata riguardava alcuni aspetti dell’analisi complessa, in merito a proprietà spettrali di certi operatori non lineari. Mi sono poi occupata di teoria dell’approssimazione, a partire dagli anni in cui fui assunta come ricercatrice presso l’Università di Bari, filone che ho avuto modo di approfondire con vari colleghi della scena internazionale. Mi sono poi trasferita presso l’Università della Calabria, ove ho svolto con grande dedizione per quattro anni il ruolo di Presidente della Biblioteca Tecnico-Scientifica, e mi sono avvicinata a tematiche molto trasversali a cavallo tra l’analisi matematica e la teoria dei numeri, a partire da questioni legate alle partizioni di Kakutani e generalizzazioni di successioni di Von Neumann, interesse nato da una tesi di dottorato che ho seguito in co-tutela con l’Università di Graz.
Due passioni impegnative (la matematica e la musica) che ti caratterizzano appieno.
Si, certamente è molto difficile coltivare due passioni così impegnative cercando di mantenere altissima la qualità su entrambi i fronti. D’altra parte, credo che, in presenza di due interessi forti, la passione dovrebbe essere trainante per comprendere di cosa tu non possa fare a meno nel percorso della tua vita, sicché questo diventi l’aspetto predominante che funga da compagno di vita.
La tua personalità così eclettica ti porta ad avere interessi plurimi e ad entrare in essi in maniera molto personale. Vocazione accademica e talento artistico: in che modo si sono manifestate nella tua vita e in che ordine?
Certamente l’ambiente familiare in cui sono cresciuta mi ha portato a sviluppare queste due anime. Mio padre, professore di matematica all’università, mi ha ispirato sin da bambina una certa propensione verso il far di conto; mia madre, laureata in lettere classiche, è ancora oggi abilissima a tradurre dal latino e tanti suoi parenti sono melomani e appassionati di musica. Quando frequentavo la quarta elementare i miei genitori hanno comprato un pianoforte verticale, benché loro non fossero musicisti, e mi hanno indirizzato verso gli studi musicali. È stato, senza alcun dubbio, il regalo più grande che potessi ricevere. Sono stata ammessa al Conservatorio di Musica di Cosenza, ove ho potuto studiare con i maestri Maria Laura Macario, Flavio Meniconi e Francesco Monopoli. La formazione in conservatorio è stata fondamentale: ad essa mi sono dedicata con passione, senza vanità, senza sentirmi superiore agli altri. È curioso che adesso, a distanza di molti anni, mi arrivino messaggi di elogio da vecchi compagni di conservatorio (“Mi ricordo di te, eri la più brava!”), ma ai tempi neanche ci pensavo. Ho frequentato il liceo e avevo una professoressa di matematica molto temuta da tutti, ma non da me che amavo molto la sua disciplina. Così mi sono iscritta a Matematica all’università. Da questo breve racconto puoi comprendere come la passione per la musica sia arrivata cronologicamente prima.
Sicuramente la tua carriera da musicista ha influenzato molto quella accademica.
Penso che queste due anime siano davvero complementari e rispecchino due aspetti della mia persona, la spontaneità e la necessità di autocontrollo. A volte stupisce la mia tranquillità prima di esporre in pubblico, anche di fronte a platee molto ampie, in occasione di convegni. D’altra parte, tenendo concerti di fronte a centinaia di persone, riesco a gestire molto bene l’emotività prima di una comunicazione scientifica e non mi crea alcun tipo di tensione. Certamente il lavoro pianistico (e, in generale, qualunque altro lavoro artistico) veicola un approccio alle cose che avviene con una certa unicità che poi mettiamo in tutto quello che facciamo.
E viceversa, hai un approccio accademico anche come pianista.
Si, mi sono resa conto che l’approccio accademico influenza molto anche la mia attività come pianista. Ti racconto un aneddoto a tal proposito. Ero in tournée in Cina per tenere delle masterclass ai futuri pianisti e docenti di pianoforte. Ho dovuto preparare il power point di queste lezioni e, trattandosi di lezioni per specialisti, ho dovuto contestualmente associare brani al pianoforte. Mi sono resa conto di quanto le capacità organizzative e comunicative emerse in simili incontri, oltre ad essere innate, siano state fortemente sostenute dall’impostazione accademica che ho acquisito nel tempo. Così, rientrata dalla Cina, dai frutti di questa esperienza sono nate le mie conversazioni-concerto. Non si tratta di lezioni-concerto, che esistono già da molto tempo, ma di esecuzioni di brani corredate da una mia visione del brano e di come io entri nell’interpretazione di quel determinato pezzo. Prendo per mano il pubblico e lo accompagno lungo il mio percorso attraverso un brano, dalla prima all’ultima nota, inclusi i silenzi. Dietro ogni brano c’è un mio profondissimo lavoro di ricerca, quindi comprendi bene come anche questo approccio risenta molto dell’impostazione accademica. Non a caso la mia ultima conversazione-concerto, prima del lockdown di marzo 2020, è avvenuta a Bologna, su invito della Fondazione Liszt, che è un ente di ricerca molto attento all’aspetto divulgativo della musica. In sintesi, le mie competenze accademiche mi facilitano molto in questa presentazione originale dell’approccio pianistico, che mi sembra interessante per il pubblico.
Pensi che si possa delineare un legame tra il rigore metodologico e creatività anche in ambito matematico?
Io penso che l’estro creativo aiuti a formulare domande, cercare risposte, a trovare strade alternative. Sappiamo bene come in ambito matematico ci siano vari livelli di contributo, così come in ambito musicale ci sono vari livelli di interpretazione. Pensa a chi risolve congetture famose o elabora nuove teorie; e, certamente, anche senza scomodare Medaglie Fields e genialità uniche nella storia della scienza, penso che una vena creativa possa essere di aiuto. Come anche lo studio di uno strumento apre tanti orizzonti, abituando il cervello a pensare e lavorare su più piani. Io mi sento un po’ una privilegiata in questo senso, perché è come se potessi indossare tanti occhiali che mi offrono prospettive diverse.
Abbiamo parlato di conversazioni-concerto e di comunicazione. Pensi che la musica possa avere un ruolo nella divulgazione scientifica?
Facciamo un passo indietro. C’è un’anomalia nel nostro sistema: il nostro paese è da secoli la culla della musica, ma la formazione musicale (intesa come percorso di studi standard) in Italia è davvero pensata male: nella maggior parte dei paesi con cui ci piace confrontarci, la formazione musicale è parte integrante della formazione di ogni individuo, non solo dei futuri musicisti. Da noi, la formazione musicale è ancora considerata privilegio di pochi e così la fruizione della musica classica. Lo studio di uno strumento insegna la disciplina, a fare lavoro di squadra, a stare con gli altri. In Italia c’è ancora troppa separazione tra la musica e la formazione integrale di un individuo. Questo tipo di distinzione non serve: pensiamo, ad esempio, a quanta matematica ci sia dentro la musica. Io non so dirti se la musica possa aiutare a trovare nuove piste per ripensare la divulgazione scientifica. Io penso che la musica dovrebbe esserci sempre, perché è uno stimolo importantissimo.
Ti va di lasciare un messaggio ai nostri lettori, specialmente a quanti provano a coltivare più interessi contestualmente?
Mi fa piacere lasciare uno slogan: scegliete sempre la via difficile, mai quella facile. È il mio slogan di vita, da sempre. Oggi tutto è veloce, gli obiettivi devono essere subito raggiunti e subito visibili, ma il più delle volte tutto ciò che arriva velocemente, velocemente se ne va. Allo studente di matematica che è anche studente di conservatorio dico sempre di non accontentarsi mai, di andare sempre oltre e di avere tanta pazienza e disciplina. Invito sempre i giovani ad assecondare le loro passioni, fugando le convenienze del momento, perché il lavoro ci accompagna tutta la vita. È importante lavorare su noi stessi, per capire chi si è e dove si può arrivare, mettendosi in discussione e accettando le sfide, senza temerle. Il risultato di una sfida, qualunque esso sia, come una cartina al tornasole, può renderci consapevoli di dove siamo arrivati. Invito sempre i giovani ad aspirare a dare di più, perché ognuno di noi ha un ruolo al mondo e deve fornire il proprio contributo. Più si hanno capacità, più si hanno responsabilità. È imperdonabile che chi ha delle capacità non le metta a disposizione degli altri e non si metta in gioco. Così come la visibilità non deve mai essere autoreferenziale, ma va sempre posta al servizio degli altri.
Progetti per il futuro?
I progetti per il futuro sono sempre tanti! Nell’immediato, l’uscita del prossimo cd su Liszt, in primavera. Poi invitiamo i lettori di MaddMaths! alla conversazione-concerto che terrò il 21 maggio nell’ambito delle attività organizzate dall’UMI per la Giornata Internazionale delle Donne in Matematica. Inoltre, non appena la situazione pandemica lo permetterà, riprenderanno le conversazioni-concerto in giro per il mondo.
Intervista a cura di Raffaele D’Ambrosio
Le fotografie nell’articolo sono dello Studio Daniela Camo
Liszt: Consolation n. 2 – Ingrid Carbone
Live Performance category – http://www.globalmusicawards.com/
Concert given for the exhibition opening of “Women of Mathematics throughout Europe – A Gallery of Portraits”.
University of Konstanz – October 19, 2017
6 Consolations appear in the CD “Les Harmonies de l’Esprit” , Da Vinci Edition, Japan, 2018 https://davinci-edition.com/product/c00144/
Recorded by: Lecture Recording Team of the Communication, Information, Media Centre (KIM.LR) of the University of Konstanz.
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