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È morto Pietro Greco. Ci ha lasciati improvvisamente, a 65 anni, in piena attività, quando ancora ieri sera in un suo post su Facebook annunciava (erano le 22:23) un incontro in streaming a tema Covid che si sarebbe dovuto tenere oggi. Perché Pietro era così, non si fermava mai, non si era mai fermato, ed è rimasto attivissimo fino all’ultimo, con due libri pubblicati negli ultimi mesi, sulla meccanica quantistica e il rapporto tra arte e scienza. Laureato in Chimica, divulgatore scientifico eccezionale, giornalista rigoroso, maestro. In queste ore si accavallano gli aggettivi con cui quelli che lo amavano, che lo stimavano, i suoi amici, i suoi colleghi, i suoi allievi, o quelli che semplicemente lo avevano visto durante uno dei suoi numerosi incontri pubblici, lo stanno salutando commossi. Non voglio qui fare un elenco dei titoli di Pietro o enumerare la sua ricca bibliografia, non sarei capace di rendere appieno la sua grandezza. Io sono stato un suo allievo.

Ho conosciuto Pietro al Master in Comunicazione e Giornalismo scientifico della Federico II di Napoli, nel 2006. Pietro, ovviamente, ci faceva lezioni di giornalismo scientifico. Io mi ero appena laureato in matematica, avevo una qualche passione per la scrittura, e conoscere Pietro Greco significò pettinare quella mia passione secondo la giusta piega del giornalismo. Le sue lezioni erano ricchissime. Dalle lezioni di Pietro uscivi frastornato, con mille stimoli che ti frullavano per la testa ma, soprattutto, con un immenso stupore interiore. Perché ti eri trovato di fronte a una persona erudita e colta al tempo stesso, dalle conoscenze sbalorditive, e che ti faceva sentire minuscolo. Una persona intelligentissima capace di superare i limiti della conoscenza comune, di “trascendere” questi confini, proprio come quel “pi greco” a cui alludeva a volte, notando scherzosamente la somiglianza col suo nome. Eppure, Pietro è stata una delle persone più modeste che abbia mai incontrato.

Oltre che lavorativamente (mi aiutò molto agli inizi della “professione”, e fu proprio lui a farmi cominciare l’avventura qui su MaddMaths!), ebbi anche la fortuna di frequentarlo in amicizia, dopo il master. Pietro, nonostante la sua immensa statura intellettuale, non mostrava nessun sussiego, anzi, era sempre socievole e disponibile con tutti e si concedeva spesso e volentieri un sorriso sornione sotto i suoi caratteristici (e storici) baffi. Perché Pietro era così. Era un uomo gentile. Un termine semplice ma che lo dipinge bene. Non ho mai sentito una maldicenza uscire dalla sua bocca, mai una recriminazione, mai una parola fuori posto che tradisse acrimonia. Era la sua natura. Raffinata e garbata, umile in modo esemplare. E Pietro era anche una persona dotata di grande spirito umoristico. L’ultima volta che ci incontrammo fu in occasione dell’Isola di Einstein di Perugia 2019, a cui Pietro, l’estate scorsa, partecipò con me e Vittorio, che eravamo lì come strampalati autori di Lercio.it. Organizzammo con Francesco Aiello un incontro pubblico per parlare di Albert Einstein – di cui Pietro era ovviamente profondo conoscitore – e delle “bufale” che gli giravano intorno. Pietro accettò di buon grado e con grande simpatia la modalità un po’ “cialtrona”, tipica di Lercio, con cui affrontammo il più grande genio della fisica del XX secolo. La sera, cenammo insieme piacevolmente e ricordo che Vittorio, marchigiano DOC, si riferiva sempre a lui chiamandolo “Lu Professo'”.
E soprattutto questo è stato, per tanti, Pietro Greco, un professore, un maestro nobile, un padre della cultura scientifica di questo Paese. Lo è stato anche per me, un maestro e un padre. Naturalmente, come si capisce da queste poche righe, non ho mai imparato a scrivere bene come lui, ma ho i suoi consigli ancora vivi bene in mente. “Dare la notizia, subito, dall’inizio”. E hai visto, Pietro, anche oggi la notizia l’ho data, come mi hai insegnato tu. La notizia che non avrei mai voluto dare. Addio carissimo amico mio, grazie per tutto quello che sei stato.

Stefano Pisani

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