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Dopo l’intervista a “Maria, la regina dei numeri” (link all’articolo) continuiamo a conoscere i protagonisti della matematica italiana. Oggi incontriamo Roberto, che balla con i numeri.

A volte le equazioni si nascondono tra un  pliés, un développés e un grand jeté en tournant. Ed è proprio lì, tra uno scaldamuscoli e il sogno di una musical, che Roberto ha scoperto la matematica: una passione nata in gioventù, più o meno nel periodo in cui si dedicava alla danza. Oggi Roberto Natalini, italiano di Roma, 61 anni veramente ben portati, è direttore dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “Mauro Picone” del Cnr di Roma, autore di oltre 140 articoli su riviste internazionali, ma soprattutto papà affettuoso di quattro bimbi, di età compresa tra 24 e 33 anni.

Incontriamo Roberto in redazione, non nascondendo una certa emozione e timore di non essere all’altezza di uno scienziato che tra gli oggetti dei suoi studi, ha le struttura dei sistemi iperbolici dissipativi che modellizzano gli effetti di frizione in fluidodinamica.

Roberto, come sei riuscito a conciliare la carriera con il tuo ruolo di padre?
Beh, con mia moglie ci dividiamo da sempre le responsabilità familiari. Ci si organizza, ci si dà una mano tutti in famiglia, in modo da poter andare avanti

Ah ecco, quindi c’è una casalinga forte al tuo fianco
Veramente insegna Analisi matematica all’Università di Firenze.

Ma torniamo a te, Roberto: le tue ricerche sono davvero molto brillanti. D’altronde da ragazzo hai fatto un po’ di teatro a scuola e, mi dicono, anche un anno di danza moderna
Sì, ma non vedo come questo possa riguardare i miei studi attuali… Nel mio lavoro mi sono occupato di proporre schemi numerici più semplici e performanti per le equazioni dei fluidi, altre cose che ho studiato si applicano al movimento delle cellule nei fenomeni di morfogenesi, cicatrizzazione e risposta immunitaria ai tumori.

E le piroette? I grand jeté? C’è stato un momento in cui hai capito che la danza sarebbe potuto diventare il tuo destino?
Veramente non l’ho mai pensato. È vero, tanti anni fa sono andato a lezione di danza per qualche mese, d’accordo, ma ero più attirato da altre cose, appunto dalla matematica. Materia in cui mi sono laureato alla Sapienza, a Roma; poi ho avuto l’opportunità di proseguire la formazione con un dottorato all’estero, all’Università di Bordeaux, in Francia

Ah-ah! Ecco, vedi!
Cosa?

Ti sei trasferito a studiare in Francia, dove hanno inventato i termini di base della danza: grand fouetté en tournant, dégagés, …
Ma io non so nemmeno cosa siano, a dire il vero

… il rond de jambes e il grand rond de jambes developescarius alla ottava en l’air…
Davvero, vorrei poterle essere d’aiuto, ma queste parole non mi dicono niente. Tra i soggetti dei miei studi, mi sono occupato anche di operatori pseudodifferenziali e analisi microlocale

Risultati eccellenti che ti hanno portato ad avere un H-index davvero ragguardevole. Come ragguardevoli sono i tuoi risultati in cucina, è vero, Roby?
Non penso di essere un grandissimo chef… mi piace cucinare, certo, mi riesce bene il polpettone con la salsa verde, questo sì…

Insomma la cucina è un po’ il tuo regno. E in cucina la matematica serve moltissimo: i tempi di cottura, le dosi degli ingredienti da quantificare… mi risulta sia un campo di ricerca di frontiera in espansione.
Forse non sono la persona adatta per parlare della matematica in cucina. Però posso parlare per esempio di beni culturali: ho introdotto studi modellistici matematici sul danneggiamento dei monumenti, permettendo di studiare l’ottimizzazione degli interventi di restauro

Quante uova ci vanno nella carbonara? E uova intere o solo tuorli? Tu che dici?
Guardi, davvero, io non saprei cosa rispondere… E poi, mi scusi, ma potrebbe darmi del lei?

Magari su questo torneremo dopo. Leggo tra le tue note che hai anche studiato matematicamente “la somministrazione dei vaccini a Dna di nuova generazione (ossia che superano gli attuali a mRNA) cercando di renderli possibili tramite l’ottimizzazione matematica”. Devo dire che sei veramente dolcissimo!
Mi scusi, non ho capito bene

Dai, non fare il timidone, Ro’. Hai qualche animale? Ti piacciono i gatti?
Credo che sia meglio che ora io vada…

Ringraziamo l’amico Roberto per il tempo che ci ha dedicato. Ci ha dovuto lasciare per urgenti impegni legati al suo corso di dottorato in biomatematica. Alacre e vispo come sempre, ce lo immaginiamo ora al lavoro su dinamiche intracellulari e propagazione di segnali di cellule immunitarie, non abbandonando mai il grandissimo sorriso che regala sempre a tutti e tracciando itinerari nella ricerca matematica, grazie alle innovative intuizioni contenute in quella capoccia che una volta straripava boccoli. In bocca al lupo, Robertino!

(Intervista a cura di Stefano Pisani)

Se questa intervista vi è sembrata surreale, tenete conto che è stata modellata su 2-3 analoghe fatte a colleghe scienziate di altissimo valore scientifico, in cui la loro ricerca passava in secondo piano rispetto ai loro ruoli familiari o alle loro caratteristiche fisiche, familiari e sociali.

 

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