Luca Balletti intervista Veronica Grieco giovane studentessa al Dipartimento di Matematica dell’Università degli Studi di Genova e vincitrice della finale nazionale di FameLab, il talent show della scienza in cui giovani ricercatori, dottorandi e studenti universitari hanno tre minuti per raccontare un argomento scientifico nella maniera più coinvolgente possibile. FameLab è un evento che nasce in Inghilterra nel 2005 all’interno del Festival di Cheltenham, e dal 2007 grazie ad una partnership con il British Council è diventato un evento internazionale. Presente in Italia dal 2012 grazie alla società di comunicazione scientifica Psiquadro e a British Council Italia ha toccato più di 20 città e coinvolto oltre 900 concorrenti. FameLab 2019 ha coinvolto 12 città nelle quali sono stati selezionati i 20 finalisti che a maggio hanno partecipato alla finale nazionale di Milano.
Non è comune trovare partecipanti che parlino di matematica a FameLab, in quanto materia più astratta e gerarchica rispetto alla fisica, alla chimica, alla biologia o alle scienze naturali. La vittoria di Veronica che nel suo talk parla proprio dell’astrazione matematica è stata quindi accolta con entusiasmo da chi segue l’evoluzione della comunicazione della matematica in Italia, in costante ricerca di nuovi formati e nuovi canali per raccontare e avvicinare il pubblico alla materia.
Luca: Veronica, prima di tutto raccontaci qualcosa in più di te.
Veronica: Sono nata a Genova 25 anni fa. Studio matematica da più anni di quelli che sono previsti, ma non ho mai avuto rimpianti sul mio percorso, non avrei fatto tante altre cose se fossi in pari con la laurea. Sicuramente non sarei qui a rispondere a questa intervista! Per sfatare un luogo comune sui matematici, non mi piace particolarmente giocare a scacchi né risolvere i rompicapo (dopo un po’ mi rendono nervosa e devo avere la soluzione).
L: Perché hai scelto di studiare matematica? È una decisione che hai maturato già durante gli ultimi anni di liceo?
V: Non proprio. La matematica mi è sempre piaciuta per l’idea di sicurezza che trasmette: se è giusto posso dimostrarlo, se è sbagliato non funziona, ma al liceo non ho mai avuto una grande passione per la materia, anzi, sono stata rimandata a settembre ben due volte! All’ultimo anno ero indecisa se scegliere biologia marina o ingegneria navale all’università, ma non ne ero molto convinta. Poi l’ultimo giorno di liceo la professoressa ci ha mostrato le geometrie non euclidee: ci ha raccontato come, togliendo uno degli assiomi, si possano creare nuove matematiche. Non avevo capito proprio tutto, ma mi ha fatto immediatamente crollare le (poche) certezze che avevo nella matematica. Mi è rimasto come il pensiero che ci fosse dell’altro, che non esisteva solo la matematica che avevo visto in cinque anni di liceo, che forse c’era qualcosa di più. Solo con questa piccola curiosità ho deciso di provarci. È un po’ la domanda che mi ha accompagnato lungo tutto il percorso di studi, ogni volta che imparo qualcosa che mi sorprende mi chiedo se possa esserci ancora dell’altro. Ovviamente ho imparato che la risposta è Sì.
L: Quali sono le persone attorno a te che hanno influito nella tua scelta di studiare matematica?
V: Nessuno in particolare. I miei genitori erano un po’ spaventati quando ho detto loro che volevo studiare matematica, visti i miei voti del liceo, però mi hanno sempre supportato in ogni mia scelta.
L: Che cosa pensavi della matematica quando eri bambina?
V: Alle elementari era sicuramente la mia materia preferita: c’era più da imparare e meno da studiare, rispetto a qualunque altra.
L: So che a breve (i matematici non sono scaramantici!) dovresti laurearti. Di cosa si occuperà la tua tesi di laurea?
V: Bella domanda, perchè esattamente non lo so ancora, ma sto cercando di brancolare nella teoria delle categorie e capire qualcosa di più sui topoi elementari. La teoria delle categorie è stata il mio ultimo “wow” e ho pensato che approfondirla fosse un buon modo per sfruttare il lavoro sulla tesi e imparare qualcosa di nuovo.
L: Cosa succederà una volta laureata? Hai già idea di cosa fare dopo?
V: Non so esattamente cosa farò “dopo dopo”, ma meno di un mese fa sono stata ammessa al Master in Comunicazione della Scienza a Trento che durerà un anno a partire da settembre. L’ho scoperto lo scorso settembre, l’idea mi ha subito entusiasmata e ho pensato di provarci.
L: Parliamo ora di FameLab. Come ti è venuto in mente di partecipare?
V: Tra i minicorsi del Dipartimento per l’anno 2018/19 ce ne era uno nuovo chiamato “Matematica per il pubblico”. Ho deciso che era un buon modo per avvicinarmi a quello che avrei poi imparato (nella speranza di essere presa) al Master e così ho deciso di frequentare. L’esame di fine corso consisteva nel preparare tre minuti su un argomento scientifico, con l’idea che poi, avendo già i tre minuti, ci saremmo tutti iscritti a FameLab. E così è stato, con tanto timore iniziale e nessuna grande speranza.
L: Ti aspettavi di passare la prima selezione locale? E di vincere la finale nazionale?
V: Ovviamente no, non mi aspettavo nemmeno di passare la preselezione iniziale! Ci siamo fatte forza a vicenda ad iscriverci, con le altre compagne del corso, per me era già un traguardo parlare davanti a così tante persone. La mia vittoria personale è stata la prima volta che sono riuscita a fare il discorso completo senza tremare, indipendentemente da come è andato poi il seguito. Per la finale nazionale ancora meno, ci sono stati tanti talk belli e meritevoli, non immaginavo che sarebbe piaciuto proprio il mio.
L: Cosa pensi che abbia influito maggiormente sul giudizio della giuria per la tua vittoria nella finale nazionale?
V: Altra bella domanda, forse il fatto che sia riuscita a parlare in modo semplice della mia idea di matematica. Forse anche il fatto che abbia usato solo un foglio di carta in diversi modi durante tutta la presentazione.
L: Al di là del risultato finale, come giudichi l’esperienza globale di FameLab? Quali sono stati i momenti più belli?
V: È stata una delle esperienze più arricchenti che abbia mai fatto. La masterclass di Perugia – percorso di formazione per tutti e 20 i finalisti di FameLab Italia – è stata una tappa fondamentale, in cui ci siamo conosciuti tutti e abbiamo condiviso le nostre esperienze e i nostri ambiti di studio, è stato un bellissimo momento di scambio e di crescita. Anche conoscere a Cheltenham i vincitori delle altre nazioni è stato pazzesco, nonostante siano stati pochi giorni mi è rimasto moltissimo. Vincere in Italia è stato solo un di più, sicuramente è stata una bellissima esperienza e un’occasione di crescita per tutti i ragazzi che hanno partecipato.
L: Tra selezione locale, finale nazionale e internazionale hai dovuto preparare ben quattro presentazioni della durata di tre minuti, tre in italiano e una in inglese, senza poter utilizzare slide ma solo oggetti di uso comune. Come si è svolto il processo creativo che ti ha portato al prodotto finale?
V: Creare presentazioni da tre minuti e renderle anche interessanti non è stato per nulla facile, almeno per me. Nonostante la matematica abbia una marea di sfaccettature e argomenti, è difficile trovare qualcosa che possa essere reso comprensibile a tutti: la maggior parte di quello che studiamo ha una complessità piuttosto elevata, tanto che spesso non riesco nemmeno a spiegare un certo argomento a qualche mio compagno che non ha seguito quel corso preciso.
La prima presentazione si è costruita in maniera quasi naturale, pezzetto per pezzetto, cercando di trovare idee giuste per dire quello che volevo: ho avuto l’idea di partenza fin da subito e si trattava solo di scrivere una storia. È quella che poi ho riportato, tradotta, a Cheltenham. Quelle successive mancavano di idee di base, quindi per prima cosa mi sono buttata sull’argomento della mia tesi triennale: l’ipotesi di Riemann, almeno era qualcosa che conoscevo abbastanza bene e potevo vederla in visione più ampia. Per la presentazione della finale nazionale è stato un po’ diverso: volevo usare il foglio di carta dalla masterclass di Perugia, l’avevo portato per una piccola presentazione e mi era stato consigliato di provare a costruirci un discorso sopra; l’idea di parlare della funzione esponenziale è invece nata spiegando esponenziali e logaritmi alla ragazza a cui faccio da tutor, dato che era abbastanza sbalordita ho pensato che potesse essere un buon punto di partenza. Poi ho proposto a mia nonna la presentazione ed è piaciuta anche a lei (forse più per la parte della pastasfoglia!), quindi ho deciso di tentare con quella.
VIDEO FINALE INTERNAZIONALE A CHELTENHAM FESTIVAL (è il video completo della semifinale, inizia al minuto 28:14)
L: C’erano altri argomenti che avresti voluto affrontare durante le tue presentazioni? Testi o video a cui ti sei ispirata?
V: Dato che il crollo delle certezze era stato un mio momento cruciale per la decisione di studiare matematica, mi sarebbe piaciuto portare una presentazione che raccontasse perchè 2+2 non fa sempre 4, ma non sono riuscita ad elaborare un buon discorso sufficientemente originale.
Ho guardato qualche Ted Talk e nel mentre stavo leggendo per svago un libro di Eugenia Cheng che mi sono stati di ispirazione, ma ho anche cercato di non farmi influenzare troppo.
L: E ora cosa succede? La vittoria di FameLab cosa comporterà? Sarà determinante anche per le tue scelte formative e lavorative future?
V: Sicuramente partecipare a FameLab mi ha cambiato il modo di approcciarmi alle sfide, sento di essere cresciuta in questi mesi. L’idea del Master era venuta prima di FameLab, ma certamente mi ha invogliata ancora di più a provare la strada della comunicazione della scienza.
L: La vittoria di FameLab ha cambiato anche il tuo approccio nei confronti della matematica?
V: Sì, effettivamente un po’ sì. Costruire le presentazioni mi ha “costretta” a vedere gli aspetti matematici da un nuovo punto di vista e anche a crearmi una mia idea della matematica, quella che poi ho cercato di trasmettere. Fare lo sforzo di rendere accessibile un’idea più o meno complessa è sicuramente un nuovo modo di vedere le cose.
L: Qual è il tuo sogno nel cassetto? Cosa vorresti fare da grande?
V: L’astronauta? (ride) Non lo so, in tutta onestà, ma spero che tolto il pensiero della laurea e con le nuove esperienze del prossimo anno, potrò averne un’idea più concreta.
L: A parte studiare matematica e vincere eventi nazionali di divulgazione, cosa ti piace fare nel tuo tempo libero?
V: Cerco sempre di trovare del tempo per viaggiare: mi piace conoscere posti nuovi, fotografare la natura, mangiare cibo locale e sentire la mancanza di quello italiano.
L: Un’ultima domanda: quali sono il tuo libro, il tuo film e la tua serie tv preferiti?
V: Questa è decisamente la domanda più difficile. Fahrenheit 451, Orgoglio e pregiudizio (2005) e Doctor Who, anche se ultimamente sono in fissa con Star Trek.
Intervista a cura di Luca Balletti
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