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Marcello Delitala (classe ’75) si laurea in Fisica e nel 2005 prende il Dottorato in Matematica per le Scienze dell’ Ingegneria presso il Politecnico di Torino. È ricercatore presso la stessa Università dal 2005 e nel 2010 ha vinto il “Kepler Award for Young Scientists” della European Academy of Sciences, riservato a un team di ricercatori sotto i 35 anni che consiste in un contributo che permette al progetto vincitore di organizzare un workshop scientifico di alto profilo e interdisciplinare. Oltre ad essere un giovane matematico (applicato) che cresce è un giovane papà che cresce due bambini…

1) Come ti sei avvicinato alla matematica?

Durante il Liceo ero affascinato da materie come Fisica e Filosofia. La Matematica, anche se molto intrigante, troppo spesso si riduceva ad una serie di tecnicismi, eleganti ma piuttosto freddi. Probabilmente, ciò che mi attirava di queste materie era la ricerca di ipotesi sulla natura del mondo in cui viviamo per una migliore comprensione di ciò che ci circonda. Dopo la maturità, un ragionevole compromesso tra le mie inclinazioni è stata la scelta del corso di laurea in Fisica, dove ho seguito l’indirizzo di Fisica teorica. Con la tesi di laurea e dottorato di ricerca, sono approdato alla fisica matematica e alla matematica applicata.

2) Qual è il tuo campo di studi?
In generale, Matematica applicata. Più in dettaglio, lo studio e l’applicazione della Matematica alla modellizzazione di sistemi complessi, sistemi cioè di popolazioni i cui elementi interagiscono tra loro, dando origine ad fenomeni emergenti ed evoluzioni che non possono essere desunte dalle caratteristiche geometriche e meccaniche dei singoli individui. La caratteristica di “complessità” di un sistema si ritrova in svariati campi delle scienze, dalla biologia alla socio-economia, ed è facilmente individuabile la continuità con i miei entusiasmi di liceale.
L’approccio metodologico e’ quello tipico della fisica-matematica: comprensione della fenomenologia del sistema fisico in esame, individuazione dei principali attori in gioco, costruzione del modello matematico, analisi qualitativa e computazionale delle equazioni di evoluzione per mettere in luce comportamenti emergenti ipotizzati dal modello, confronto e verifica con i fenomeni reali e i dati sperimentali. E da qui, correzioni, approfondimenti, arricchimenti del modello. E, a volte, abbandono delle ipotesi iniziali…

3) Qual è il risultato che ti ha dato più soddisfazioni finora?
Aver prodotto lavori scientifici con applicazioni diverse tra loro (anche se accomunate dal filo della complessità) che hanno avuto un buon impatto nella comunità scientifica, stando alle citazioni ricevute, e che in generale si inseriscono in filoni di ricerca di “frontiera”. Queste attività mi hanno permesso di partecipare all’ERC Starting Grant 2010 con un buon successo. La preparazione del Progetto, il superare la prima fase di selezione e la successiva difesa del Progetto davanti alla commissione di Bruxelles sono stati tutti elementi di forte coinvolgimento. Il progetto alla fine è stato definito finanziabile, anche se a causa delle – già allora! – ristrettezze di budget, non è stato finanziato dalla Comunità Europea ma dal Miur, e il Progetto è diventato, con poche modifiche, l’argomento di un progetto FIRB, tuttora in corso.

4) Dicono che i migliori risultati in matematica si ottengono intorno ai 30 anni … stai cominciando la parabola discendente o in fondo non è poi così vero? Cosa ne pensi e “come ti senti”? Insomma, secondo te quanto è importante la giovinezza, in matematica?
Domanda difficile, questa. Sicuramente da più giovane si ha maggior audacia, diciamo così, nel tentare vie nuove; ma si è d’altra parte anche molto più ingenui, con inevitabili carenze di conoscenze e contatti. Probabilmente, l’affermazione dei migliori risultati entro i 30 anni è vera per un genio della Matematica che sviluppi o dimostri nuove congetture. Per un matematico applicato, una certa esperienza è sicuramente una caratteristica essenziale.

 

5) C’è un risultato scientifico a cui stai puntando, in questo momento?
Sto lavorando, in collaborazione con un Istituto di Patologia viennese, ad un modello matematico che spieghi le mutazioni di alcune tipologie di cellule nel caso di tumore epatico. In questo lavoro, si vogliono introdurre nella dinamica cellulare concetti relativi alla interazioni tra cellule in un’ottica evolutiva, spiegando come nella competizione tra le cellule per risorse nutritive e sotto l’azione di agenti terapeutici o del sistema immunitario, avvengano processi di selezione e adattamento che giustifichino l’affermarsi di un determinato fenotipo a scapito di altri. La comprensione di questi fenomeni può essere molto importante per una maggiore comprensione dei processi legati all’insorgere di questi tipi di tumore, ed eventualmente per suggerire vie e meccanismi di controllo.
E’ da notare, che i risultati ottenuti in ambito dei sistemi complessi sono trasversali e possono ispirare e indicare interessanti strade anche in altri ambiti applicativi. Ad esempio, l’approccio evolutivo sviluppato in biomatematica è rilevante nello studio di fenomeni socio-economici come evidenziato da un recente articolo pubblicato su Nature, Ecology for Bankers, che mette in luce interessanti fenomeni di selezione ed adattamento in sistemi macro-economici.

 

6) Nel 2010 hai vinto Il “Kepler Award for Young Scientists”: come e’ andato il Workshop ad Heidelberg?
Il Workshop è andato molto bene, da tutti i punti di vista. Buona la partecipazione degli speakers, sia di “seniors” con comprovata esperienza a livello internazionale che di giovani emergenti, interessanti gli interventi e molto stimolanti le tavole rotonde, splendida la città universitaria, impeccabile la cortesia e la disponibilità e la professionalità degli organizzatori locali.

7) Cosa ti ha lasciato a livello scientifico e personale?
Da un punto di vista scientifico è stata un’ottima occasione di contatti culturali con rappresentanti di Centri di ricerca internazionali, che si concretizzeranno in scambi di esperienze e collaborazioni. Personalmente, sono rimasto colpito dall’impressionante ricchezza di laboratori e istituti e dalla reale l’interdisciplinarietà che si respira in ambienti che vedono tra le stesse mura matematici, fisici, biologi e medici che lavorano insieme…ben al di là della rigidità che si vive nella maggior parte delle realtà italiane!

8) Quali sono state le conseguenze di questo riconoscimento?
Stiamo lavorando all’editing di volume che raccolga la maggior parte dei contributi dei vari speakers, che verrà pubblicata a cura di Springer. Inoltre, è stata un’occasione irripetibile per ampliare il network di collaborazioni a livello internazionale.

9) E per finire: a parte la matematica, come passi il tempo?
Avendo due figli di 4 e 2 anni, il mio tempo è sicuramente pieno…

 

 

Intervista raccolta da Maya Briani

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