Il 13 gennaio ci ha lasciati Gabriele Lolli, logico, autore di saggi. Lo ricordano due suoi allievi , Luca San Mauro e Giorgio Venturi.
Con Gabriele Lolli se ne va un pezzo fondamentale della storia della logica italiana e un modo esemplare di intendere il rapporto tra matematica e società. Si è spento il 13 gennaio, a poche ore dall’inizio della Giornata Mondiale della Logica, nella sua Torino, di cui è stato un animatore culturale instancabile e di cui ha incarnato il proverbiale aplomb – non si separava quasi mai dalla sua pipa – accompagnandolo, però, a una naturale schiettezza nei modi e nelle parole. Per molti è stato un punto di riferimento; per altri, anche se l’etichetta l’avrebbe forse un po’ indispettito, un maestro. Noi abbiamo avuto la fortuna, difficile da quantificare, di averlo come supervisore durante gli anni del dottorato.
Era nato il 31 dicembre 1942, vicino ad Alessandria, ma la sua formazione intellettuale si è svolta a Torino, negli anni Sessanta: un periodo e una città in cui cultura e politica erano indissolubilmente legate. A questi anni risalgono la scoperta della logica e gli incontri decisivi con Ludovico Geymonat e Ettore Casari. Lolli ha rievocato questo mondo in Ritratto di un logico da giovane. Torino 1959-1966, un vivido diario autobiografico scritto durante la pandemia.
Dopo un iniziale interesse per l’analisi, si appassionò presto alla teoria degli insiemi, un’area della logica che negli anni Sessanta venne completamente rivoluzionata. Nel 1963, Paul Cohen inventò una formidabile tecnica dimostrativa, il forcing, attraverso la quale dimostrò che l’Ipotesi del Continuo, formulata da Cantor ottant’anni prima, era indipendente dagli assiomi della teoria degli insiemi. Simultaneamente, nuovi problemi concettuali emergevano dai fondamenti della matematica, aprendo le porte a un pluralismo che oggi è al centro del dibattito in filosofia della matematica. Un soggiorno a Yale per studiare con Abraham Robinson ha quindi consolidato gli interessi scientifici di Lolli, che nel 1974 ha pubblicato per Bollati Boringhieri Teoria Assiomatica degli Insiemi, il primo vero manuale in italiano di questa disciplina, dove i risultati di Cohen sono presentati per un ampio pubblico di studenti, e nel 1977 Categorie, universi e principi di riflessione. La collaborazione tra Lolli e Bollati Boringhieri, proficua e duratura, è infine culminata nel progetto di traduzione delle opere complete di Gödel e del suo Nachlass, pubblicato in cinque volumi tra il 1999 e il 2009.
I fondamenti della matematica, e le domande filosofiche che naturalmente scaturiscono da questi, sono stato il filo conduttore della produzione di Lolli, che negli anni approfondì il tema da diverse prospettive: filosofiche in Dagli insiemi ai numeri, nel 1994; computazionali in QED. Fenomenologia della dimostrazione, nel 2005; e infine storiche in La guerra dei Trent’Anni (1900-1930) Da Hilbert a Gödel, nel 2011. Fedele a una visione ampia e inclusiva della matematica, Lolli ci ha però spinto a guardare oltre il formalismo e a considerare la matematica come un’espressione profonda dell’essere umano (si veda il libricino Il riso di Talete. Matematica e umorismo del 1998) e un ambito della conoscenza che dovrebbe respingere ogni discriminazione (si veda la storia delle matematiche La crisalide e la farfalla. Donne e matematica, pubblicato nel 2000).
Lolli ha scritto moltissimo (oltre a quelle citate, ha pubblicato almeno una quindicina di altre opere) scavalcando di continuo gli steccati che separano indebitamente il sapere matematico e scientifico da quello umanistico. Con i suoi libri ha ripensato il modo di comunicare la logica, riuscendo a realizzare una sintesi felice (e rara) tra accessibilità e rigore. L’ha fatto con una prosa asciutta, riflesso della sua formidabile pulizia di pensiero, che rifuggiva da due tentazioni comuni a molta divulgazione scientifica: infantilizzare il pubblico, o limitarsi a infatuarlo. Dai libri di Lolli si esce, invece, con la sensazione di aver capito e con il desiderio di voler capire altro e ancora.
Ha insegnato in numerose università italiane (il Politecnico di Torino, l’Università di Salerno, l’Università di Genova) per poi conseguire l’ordinariato presso l’Università di Torino, e infine approdare nel 2008 alla Scuola Normale Superiore di Pisa, come ordinario di filosofia della matematica. Da studenti abbiamo ammirato la cura nella preparazione e nello svolgimento delle sue lezioni: Lolli riservava a ogni dubbio – non fa nulla quanto fosse ingenuo o peregrino – la massima considerazione.
In sintesi, si può dire che Lolli ha realizzato pienamente le tre missioni di cui si compone l’accademia: l’insegnamento, la ricerca, e il riportare nel mondo quel che si è scoperto o appreso. Un certo numero di logici della nostra generazione lo sono diventati anche perché, all’età giusta, si sono trovati tra le mani un suo libro. Lolli era però refrattario a ogni retorica. Siamo certi che se avesse avuto modo di correggere questo ricordo, come se fosse un tentativo di capitolo di tesi, avrebbe suggerito di asciugare diversi passaggi, di tagliare alcuni giri di frase, di spiegare meglio quel che intendevamo. Seguirne l’esempio è un compito complesso; d’ora in avanti, ci appare un compito necessario.
Luca San Mauro e Giorgio Venturi
Immagine di copertina: www.asia.it, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons