Nella saga di fantascienza ‘La Fondazione’ di Isaac Asimov, il matematico Hari Seldon è in grado di predire il futuro sfruttando quella che lui chiama psicostoria. Basandosi su modelli matematici in grado di descrivere ciò che era successo nel passato, egli anticipa anche ciò che succederà nel futuro, inclusa la caduta dell’Impero Galattico. Si potrebbe pensare si tratti di un’idea fantasiosa, ma Peter Turchin – professore all’Università del Connecticut – sta diventando un Hari Seldon nella vita reale, e non è il solo.
Questo campo di ricerca emergente è parte di uno sforzo più ampio per comprendere meglio il nostro mondo attraverso la mole massiccia di dati digitali resi disponibili oggi attraverso internet. La differenza è che la cliodinamica usa dati del lontano passato, analizzando documenti. Turchin ed il suo circolo, in particolare, cercano documenti storici che sono appena stati messi online.
“L’unico modo per fare scienza è fare predizioni e poi testarle con i dati” dice Turchin. Molte altre scienze sociali, incluse sociologia, economia e anche l’antropologia, sono state già rivoluzionate dalla matematica. Ma gli storici hanno finora resistito agli approcci quantitativi. Turchin fondò il movimento nei tardi anni Novanta e da allora in molti si sono uniti a lui. Nel 2010, questa crescente comunità di ricercatori ha dato i natali alla rivista ‘peer-reviewed’ “Cliodynamics: The Journal of Theoretical and Mathematical History. “L’idea di base non è completamente nuova. Vari pensatori, da Hegel a Spengler, fino a Tolstoy, avevano provato a sviluppare teorie storiche cicliche che permettessero di predire anche il futuro. Il filosofo austriaco Karl Popper aveva criticato questa nozione nel suo “The Poverty of Historicism” nel 1957. E negli anni Sessanta ebbe origine un movimento chiamato ‘cliometrica’, ma l’approccio venne poi abbandonato. Turchin ha dato seguito alla cliometrica con la cliodinamica e il nuovo campo presenta aspetti gli altri non possedevano.
Il metodo di Turchin non usa una matematica troppo avanzata, basandosi su comuni tecniche statistiche come l’analisi spettrale e i suoi metodi non sono molto complessi. “Avevo usato metodi statistici molto piu’ sofisticati in ecologia” dice. Né sfrutta strumenti avanzati per analizzare grandi moli di dati, in quanto i set di dati che utilizza non sono così grandi e possono essere analizzati usando del software statistico ordinario. Ma non gli sarebbe stato possibile creare questi modelli qualche decennio fa perché gli storici e gli archivisti hanno cominciato solo di recente a digitalizzare giornali e “archivi pubblici” di tutta la storia e a metterli online. Questo ha dato alla cliodinamica l’opportunità di quantificare ciò che era successo nel passato, e fare predizioni basate su quei dati.
In termini semplici, Turchin e i suoi colleghi possono costruire un modello matematico usando un qualunque set di dati storici e poi sottoporre a test quel modello attraverso altri set di dati storici. In questo modo, possono verificare se il modello regge. Questo non è esattamente il metodo della psicostoria descritta da Isaac Asimov. “Per la maggior parte del tempo non prediciamo il futuro. È troppo lontano. Non possiamo aspettare 200 anni per vedere se qualcosa è giusto.” dice Turchin. “Non sono un profeta”. Ma la cliodinamica si muove verso quella direzione e non è fantascienza. Ciò che Turchin e i suoi colleghi sono stati in grado di trovare è però trovare un pattern di instabilità sociale che si applica a tutti gli stati agrari per cui sono disponibili documenti, l’antica Roma, le dinastie cinesi, l’Inghilterra medievale, la Francia, la Russia e persino gli Stati Uniti. In pratica, i dati mostrano onde di instabilità di 100 anni e, sovrapposte a ciascuna di queste onde – che Turchin chiama Cicli secolari – c’è tipicamente un ulteriore ciclo di 50 anni di diffusa violenza politica. I cicli 50ennali non sono universali – non compaiono in Cina, ad esempio, ma compaiono negli Stati Uniti. I Cicli Secolari da 100 anni, crede Turchin, sono causati da trend demografici a lungo termine. Accadono quando una popolazione cresce oltre la sua capacità di essere produttiva, producendo la caduta dei salari, un numero sproporzionatamente grande di giovani, e un aumento nei deficit di spesa degli stati. Ma c’è un fattore molto più importante, uno che predice meglio l’instabilità rispetto alla crescita della popolazione. Turchin la chiama “sovrapproduzione d’elite”. Questa si riferisce a classi crescenti di elite che competono l’una contro l’altra per un numero limitato di posizioni, come per esempio posizioni politiche. Questi conflitti, dice Turchin, possono destabilizzare gli stati.
Molte di questi problemi persistono nelle società industriali. Benché la crescita della popolazione non porti più a carestie di massa, può portare l’offerta di lavoro oltre la richiesta, portando ad una crescita della disoccupazione. Poi ci sono i cicli di violenza di 50 anni: Turchin li descrive come una crescita continua della pressione che poi viene rilasciata improvvisamente. Ogni volta, disuguaglianze sociali si ingrandiscono con i decenni e poi raggiungono il punto di rottura. Vengono fatte riforme, ma con il passare del tempo quelle riforme vengono ribaltate portando di nuovo ad uno stato di crescente disuguaglianza sociale.
Attraverso i dati a disposizione, la Cliodinamica mostra che le esplosioni di violenza sono cicliche (anche se ne manca una all’inizio del 19mo secolo, cosa che Turchin attribuisce alla relativa prosperità di quei tempi). Sottolinea anche che la severità dei picchi può variare a seconda di come il governo risponde al problema. Turchin dice che gli Stati Uniti erano in uno stato pre-rivoluzionario negli anni 10 del 1900, ma che ci fu una ripida caduta della violenza dopo il 1920 grazie ad una politica progressista. La classe di governo prese la decisione di governare accordandosi con i sindacati e consentì ai lavoratori di dar fiato alle loro lamentele. Questi politici ridussero la pressione, dice, e prevennero la rivoluzione. Il Regno Unito fu anch’esso capace di evitare la rivoluzione attraverso le riforme nel 19mo secolo, secondo Turchin. Ma la conclusione più comune per questi periodi è la rivolta violenta.
Ci sono poi teorie alternative alla cliodinamica. Un gruppo di ricercatori al New England Complex Systems Institute, che praticano una disciplina chiamata econofisica, ha prodotto un modello della violenza politica e concluso che una semplice variabile è sufficiente a predire le instabilità: i prezzi del cibo. In un articolo intitolato “The Food Crises and Political Instability in North Africa and the Middle East,” spiegano che benché molte altre lamentele possano essere espresse una volta che la violenza comincia, il costo del cibo è il motivo principale che fa scoccare la scintilla della violenza. Anche loro fanno un’analoga cupa predizione: dall’ottobre di quest’anno cominceranno rivolte su larga scala per il cibo.
Fonte: Wired
A cura di Alice Sepe